– Alberto Brighi è presidente dell’Api dal 2001; prima era vice-presidente. Titolare di tre imprese, serramenti e tende da sole, iniezione e stampaggio di materie plastiche, è diventato imprenditore per necessità. Addetto nel pubblico, non riusciva a mantenere con dignità la famiglia: 3 figli. E’ stato consigliere comunale a Rimini per il Ppi. Il suo nuovo stabilimento a Santarcangelo è un gioiellino; segue la natura: attento al piano dei colori, uffici collocati a sud-ovest per far entrare luce e sole. Ad esempio davanti alla moderna vetrata c’è una pianta a foglia caduca; così funge da parasole nei mesi caldi e fa entrare tutta la luce possibile nei freddi.
L’INTERVISTA
– Qual è il termometro dell’economia della provincia di Rimini?
“Un chiaroscuro; con più chiari che scuri rispetto ai mesi passati. Siamo in agitazione perché non c’è continuità e stabilità negli ordini; anche se qualcosa di positivo all’orizzonte si intravede”.
Che cosa significa essere associato Api?
“Significa che l’imprenditore ha compreso fino in fondo che dialogare e confrontarsi con i colleghi da una parte e dall’altra la necessità degli strumenti tecnici per crescere. In Api ci sono questi due tipi di supporto. Attraverso l’esperienza dei colleghi si ha un primo arricchimento culturale. Poi ci si aggiunge la struttura creata dall’Api in questi 10 anni, in primis la formazione (la parte più nobile ed importante). L’imprenditore su ogni problema, dal marketing, all’organizzazione interna, all’innovazione, si può avvalere di esperti in grado di aiutarlo nel processo di crescita.
Un altro piano dell’Api è il rapporto con le istituzioni per portare avanti i servizi sul territorio: la viabilità, le aree produttive, le attività finanziarie (ad esempio il Consorzio fidi insieme alle altre associazioni. Insomma, essere associati Api significa avere gli orizzonti più alti per gestire meglio la propria impresa”.
Quali sono i punti di forza dell’economia del Riminese?
“Non ci sono dubbi: il turismo, nonostante tutti i problemi evidenziati, come soffrire la competitività degli altri mercati. Per essere di nuovo competitivi abbiamo bisogno del rinnovamento. Credo che il cambiamento generazionale e la voglia di fare, possano fare del turismo sempre un punto fondamentale.
Alla pubblica amministrazione chiediamo una cultura più attenta verso il manifatturiero diventato importante e che ci dà anche una visibilità mondiale: moda, macchine per il legno. Dietro ci sono anche le piccole imprese che, grazie al forte dinamismo, tentano l’avventura dei mercati mondiali per cercare di irrobustirsi. La pubblica amministrazione deve risolvere i fattori che danneggiano il manifatturiero come la viabilità e la mancanza delle aree. Mentre l’imprenditore ha l’obbligo di innovarsi con la cultura e la formazione”.
Quali sono invece i punti di debolezza?
“D’intesa con la Regione, la Provincia deve insistere per porre Rimini al centro dei collegamenti nazionali ed internazionali. Oltre alle reti stradali e ferroviarie, si ha la necessità di un aeroporto adeguato. E non mi sembra che la Provincia sia determinata e veloce su tali argomenti. Si è data tali priorità ma dormono”.
L’impresa ha anche un ruolo di armonia tra sviluppo e salvaguardia dell’ambiente, i risultati sul territorio sono tristi, che dire?
“Mia figlia è un ingegnere molto sensibile alla bio-architettura; dunque a casa mia si parla questo linguaggio. L’imprenditore, grazie alla legge 626, ha già un percorso per smaltire e non inquinare. E questo è già un passo. L’altro passo va mosso insieme alle istituzioni che possono contenere il costo delle costruzioni attraverso la sana gestione del territorio. Questo si può, e si deve, per lasciare una buona eredità a figli e nipoti. Abbiamo l’obbligo morale di tutelare l’ambiente. Per seguire su tale cammino il primo passo è culturale e non solo per l’imprenditore, ma anche per la politica ed il cittadino. Se andiamo a vedere le piccole cose, ci si accorge che c’è una forte resistenza a cambiare le abitudini ed a sacrificare un po’ del nostro per l’ambiente di domani”.