– In molti paesi europei le unioni di fatto, eterosessuali e omosessuali, sono riconosciute e i loro diritti sono contemplati dalla legge (per esempio, in campo assistenziale ed ereditario). In Italia ancora no, e molti uomini politici di diverso orientamento, tra cui Romano Prodi, si accingono a provvedere mediante i Patti civili di solidarietà (Pacs).
E’ nota la posizione della Chiesa cattolica (non di altre Chiese) al riguardo: solo il matrimonio religioso è ammesso. Niente di più ovvio della sua conferma da parte della presidenza della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), e il presidente cardinale Ruini lo ha fatto recentemente. Fin qui, niente da dire.
Purtroppo, però (dico purtroppo per la Chiesa stessa), Ruini non si è limitato a questo, cioè a ricordare ai cattolici qual è il loro dovere, a tutti i livelli. Ha anche affermato che il progetto Prodi è contrario alla Costituzione, come se la CEI fosse una seconda Corte costituzionale. Ma non basta. Ruini ha colto l’occasione anche per stigmatizzare l’abuso della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche giudiziarie (quale si era verificata nei mesi precedenti a carico del governatore della Banca d’Italia, il cattolicissimo Fazio, e di alcuni esponenti dell’alta finanza) e per consigliare al Parlamento di mettere nella imminente legge finanziaria un maggiore sostegno alla famiglia. Ha commesso, cioè, l’imprudenza di pronunciare un discorso politico: cosa c’entra la Banca d’Italia, per dire, con la morale cattolica?
Ma non basta ancora. Non pago, è anche andato nella sede di una organizzazione culturale-politica di centro-destra, la Fondazione “Liberal” presieduta dal berlusconianissimo ex comunista Adornato, per ricevere il premio a lui da quella destinato, e vi ha pronunciato il solito discorso di circostanza. Tutta l’Italia vede che anche gli atei di Forza Italia, dal dottor Ferrara al presidente del Senato Pera, terrorizzati all’idea di perdere le prossime elezioni, stanno facendo la corte alle gerarchie ecclesiastiche per ottenere in cambio il loro appoggio elettorale. Li chiamano “atei devoti”: “Benedetto XVI, aiutaci tu”, gridava il Ferrara, noto ateo ma sostenitore del non voto al referendum sulla fecondazione assistita.
Un gruppo di studenti universitari ha fischiato il cardinale Ruini prima ancora che cominciasse a parlare, violando una elementare norma di correttezza; poi se n’è andato ordinatamente. Ed ecco che salta su il presidente Casini, scandalizzato, e difende la libertà di parola del Ruini e del clero. Purtroppo però per il Casini, nessuno in Italia ha contestato tale libertà. Ci mancherebbe altro: tutti, compresi i preti, hanno diritto di dire e scrivere quello che vogliono. Casini ha parlato a vuoto.
Non è questione di libertà, ma di opportunità e di stile religioso. Gli studenti non si trovavano in un luogo di culto (allora sì, avrebbero meritato biasimo, condanna ed anche incriminazione!), bensì in una sede politica. Essi hanno, in quel modo, manifestato non già contro un prelato, bensì contro un cittadino intervenuto sulla politica italiana.
Parlo di “stile religioso” in nome del precetto evangelico: “a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare”. Non giova alla Chiesa, infatti, secondo me, confondere i due piani. Capisco la costernazione dei preti di fronte al fatto che tanti italiani si sposino solo in municipio, e che alla sventura del matrimonio civile si aggiungano da qualche anno le unioni di fatto, cresciute fino a raggiungere la cifra di oltre un milione di giovani. Ma ritengo che un atteggiamento come quello del cardinale Ruini, lungi dal contribuire ad attenuare il fenomeno, finirà per incrementarlo. Con buona pace del presidente Casini.
di Alessandro Roveri Professore di Storia contemporanea all’Università di Ferrara