Vorrei riprendere alcune parole tratte dal salmo 8 che così recitano: “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il Tuo nome su tutta la terra? Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani?”.
Questo salmo esprime il valore dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Con tale consapevolezza agiamo nelle scelte quotidiane del nostro vivere, pur nel limite della nostra condizione attuale. Solo il primato della vita, garantisce il perseguimento dei diritti dell’uomo e lo sviluppo scientifico. La tecnica è divenuta troppo potente per poter essere lasciata in balia di se stessa, o per essere affidata esclusivamente agli addetti ai lavori.
La legge 40 sulla fecondazione assistita è un risultato importante,che ha fissato delle regole per i laboratori che operano nel campo della fecondazione umana. Non si tratta di una legge perfetta, tuttavia essa pone fine al cosiddetto “far west procreativo”, assicurando ad ogni figlio le garanzie di una vita umana e la protezione di una vera famiglia.
Fra le tante, vorrei riprendere due questioni, in particolare. Una riguarda la possibilità di consentire nuove cure per malattie come l’Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi, il diabete, le cardiopatie, i tumori. In realtà oggi non esiste in tutto il mondo un solo esempio di malattia guarita usando le cellule staminali estratte dall’embrione. La seconda riguarda il fatto che oggi, la legge permette di realizzare al massimo tre embrioni, da impiantare nella donna, stabilendo che tutti e tre hanno diritto alla vita e che nessuno di essi può essere eliminato. Anche la salute della donna è maggiormente rispettata, perché la legge impone ai medici d’intervenire con gradualità e in modo meno aggressivo. Modificando tale norma si disconoscono i diritti dell’embrione e quelli degli aspiranti genitori.
Il permettere la fecondazione eterologa, impedirebbe al figlio di conoscere le proprie origini, condizione importante per ragioni psicologiche e mediche. Inoltre, la frequente difficoltà riscontrata sia da parte della madre che del padre, di accettare una creatura che, biologicamente, è figlia solo di uno dei due, è uno dei motivi che hanno indotto alcuni Paesi, nei quali l’eterologa era consentita, a rivedere la propria posizione. Pertanto il non andare a votare esprime una scelta consapevole contro un referendum sbagliato.
Pierangelo Del Corso, Comitato scienza e vita