– A Montalbano è stata realizzata una delle piazze più belle della Valconca. Un intervento urbano che resisterà al tempo e che merita una visita. Dietro ogni particolare c’è una riflessione, un perché, dell’intelligenza.
L’ha progettata Mauro (Mimmo) Landi, un architetto di San Giovanni in Marignano. “L’intervento – argomenta Landi – è su due livelli. Il primo è architettonico. Si è cercato di ricucire e ridare forza al centro di Montalbano. Il secondo è di caratterizzazione. Attraverso l’utilizzo dei simboli si è cercato di conservare l’anima del luogo.
Il tema di riflessione è che Montalbano è una terra di confine vicino al mare: tra il mare e la terra, tra la terra ed il cielo. E come tale sono state inserite “porte”, “finestre”, piante autoctone ed elementi forti della storia del luogo”.
Ma andiamo con ordine. La piazza è nata dove c’era la scuola elementare costruita durante il periodo fascista, davanti al bar ed a pochi passi dalla chiesa (dove don Raimondo sta tirando su un bel campanile). Prima della costruzione dell’edificio scolastico, lo spazio era una specie di centro della comunità. Sullo sterrato ci si incontrava e si attingeva l’acqua dal pozzo, accanto al quale, è soltanto un’ipotesi, ci doveva essere il lavatoio. La scuola e l’acqua continuano a vivere nella progettazione di Landi. La grande fontana è la continuazione simbolica del pozzo. A forma di lavatoio (riprende quelli tipici della Valconca) è stata costruita in pietra e mattoni: materiali recuperati dalla scuola. Di pietra e mattoni (sempre provenienti dalle mura scolastiche) anche il lastricato. Il lavatoio-fontana, con tanto di piana inclinata dove le donne lavavano i panni, è impreziosita da una statua (la filosofia) dello scultore Umberto Corsucci. Dal suo gioiello discreto esce l’acqua che si adagia in una vasca di pietra scolpita in un blocco unico lungo quattro metri. Il lato più alto della fontana fa da cortina all’anonima abitazione degli anni ’60-’70 che si affaccia.
Attorno un lastricato, sempre di pietra e mattoni, in mezzo un’aiuola con un ulivo (spagnolo?) centenario (non era meglio piantarne uno piccolo ed avere la pazienza di aspettare?) e due grandi pietre scolpite sempre da Corsucci che fungono da panchine. Da qui si apre una magnifica veduta: sul mare e sulla vallata del Conca.
La piazza, in discesa, prosegue verso San Giovanni in Marignano. All’estremità si apre un altro angolo piacevole, forte di storia e passione. Il cui centro è dominato da una colonna di ghisa pressofusa dei primi del ‘900. La colonna aveva la sua funzione dentro la scuola di memoria fascista. E tutti i bambini di Montalbano l’hanno toccata e ci hanno giocato attorno: sono stati gli abitanti della frazione che l’hanno restaurata. Landi l’ha resa funzionale innestandovi sulla punta un lampione. Quest’angolo di piazza è chiuso da un muro di mattoni a vista al cui centro si apre una finestra che incornicia il borgo di San Giovanni.
Nella speciale piazza, attraversata da una strada che compie un emiciclo, e da una serie di parcheggi, è ben inserito il verde. Ed a differenza di molti esempi nella provincia di Rimini (soprattutto il mare), sono state messe a dimora solo piante autoctone: oleandro, rosmarino, lavanda.
Si diceva che il lavoro è incompleto. Nella progettazione era inserita una scalinata-anfiteatro (dove c’è il terrapieno del bar) ed un monumento (simbolo: la porta d’ingresso) alto quattro metri di pietra bianca. E’ molto probabile che si farà negli anni a venire.
Sul retro e fronte della fontana e sul muro con vista sul borgo tre teche di plexiglas contengono frasi sul senso della vita. Quella del filosofo tedesco Njetzsche: “Bisogna avere in sé il caos per portare una stella che danzi”.
I lavori sono costati 300.000 euro; la piazza non ha ancora un nome e l’amministrazione comunale la deve ancora inaugurare. Il sindaco Sergio Funelli ha lasciato una bella firma a Montalbano.