– Se il naso di Cleopatra fosse stato bruttino, la storia dell’Europa sarebbe stata diversa? Se dopo la Prima guerra mondiale, la Germania non fosse stata umiliata con le pesanti sanzioni, ci saremmo risparmiati Hitler? E senza Cavour, si sarebbe fatta l’Italia?
“Cosa sarebbe successo se…” (storie controfattuali) è il tema della sesta edizione del ciclo di conferenze “Magistra vitae?” organizzato dalla Biblioteca Gambalunga a Rimini, in calendario nella Sala del Giudizio del Museo della Città, dalle 16.30.
Ma come mai una mente scientifica come Marcello Di Bella, il direttore della biblioteca, ha scelto un argomento non proprio scientifico. Dalla biblioteca: “Come si impara fin da piccoli, la “storia non si fa con i se”: lo storico, come insegnava Giambattista Vico oltre due secoli or sono, è forse il depositario dell’unica conoscenza vera in termini umani, poiché si occupa di fatti e i fatti sono opera dell’uomo. Ovviamente tale certezza si è andata un po’ incrinando nel tempo per via di complicazioni ermeneutiche di varia natura: resta che Napoleone a Waterloo è stato effettivamente sconfitto e che, in relazione quell’accadimento, le vicende europee hanno assunto le pieghe che sappiamo”.
Ancora: “Gli interpreti (gli storici), hanno avuto molta materia per investigare le cause in gioco e le necessarie conseguenze. Tuttavia quello che è stato è stato e nessuno può farci niente (almeno nello spazio-tempo da noi comunemente abitato che prescinde dalle equazioni di Gödel). C’è però da chiedersi se le cose non fossero potute andare diversamente, se l’insieme delle cause e concause possibili non avrebbero potuto produrre effetti diversi, o meglio, se tutto non fosse da sempre stato scritto nel migliore dei modi possibili e, per ciò, se la ragione sia e debba essere sempre dalla parte di chi vince, siano questi gli Ateniesi del V secolo avanti Cristo o gli statunitensi del XXI dopo Cristo”.
Chiude la riflessione: “Qui entra in ballo la cosiddetta “storia controfattuale” o anche “controstoria”, o “ucronìa”, o “alternativa” che forse può essere considerata un genere particolare della letteratura fantastica, o politica, o filosofica, ma suppone comunque l’esercizio di una conoscenza abbastanza approfondita di quegli elementi che possono essere ricomposti diversamente in un gioco verosimile, forse utile all’intelligenza e alla sua predisposizione a comprendere i fatti di tutti i giorni sotto la specie della possibilità (e dunque della responsabilità) piuttosto che sotto quella della assoluta necessità e inevitabilità.
Occorre anche aggiungere che di tali finzioni esistono prove di non scarso valore culturale e gli incontri che qui si presentano ne daranno conto anche grazie alla sapienza degli studiosi coinvolti”.