– Roberto Brolli, segretario generale delle Confcooperative della provincia di Rimini: “Va fatto un distinguo tra il movimento cooperativo e l’impresa classica. Anche se non abbiamo tutti i bilanci, eccetto qualche settore, il nostro 2004 è stato positivo, con un aumento degli occupati nei servizi, nel sociale ed agroalimentare. Al nostro interno dati in controtendenza li abbiamo nell’edilizia, nel manifatturiero e nel metalmeccanico. Come componente della giunta della Camera di commercio le preoccupazioni del rapporto sono veritiere, anche se la nostra piccola e media impresa riesce ancora a difendersi. Nella moda forse i momenti bui devono ancora arrivare; credo che il 2005 possa essere più preoccupante. Il comparto edilizia per la prima casa tiene ancora; in leggera crisi quelle per i redditi medio alti”.
Alberto Brighi, presidente Api (Associazione della piccola e media industria) provincia di Rimini: “Siamo in un momento di passaggio e di trasformazione, con gli indicatori del rapporto economico che non fanno vedere l’ottimismo. La nostra provincia è caratterizzata dal turismo che ha il bisogno di rinnovare e cambiare le proposte. Soffriamo della concorrenza dei paesi in via di sviluppo che si sono anche ben attrezzati. L’offerta turistica, come richiede il mercato globale, deve reinventarsi; deve pensarsi più impresa; deve investire.
Il nostro manifatturiero risente dell’economia mondiale. Ciò impone di dare fondo alle energie che abbiamo. Per carattere, per appartenenza, le abbiamo sempre avute. Gli imprenditori, i lavoratori, il compito della politica è scommettere sulla qualità. L’euro ci penalizza, non possiamo più svalutare per essere concorrenziali, ora la decisione è se continuare a competere e fare impresa o tirare giù la serranda. Le 30.000 imprese del Riminese sono la base sufficiente per poter continuare ad affermarsi. Mi rendo conto che per la piccola impresa sarà più difficile. Tuttavia con lo sforzo della politica, delle banche, ci sono i presupposti per uscire. Un esempio a cui rifarsi sono le imprese che in tale contesto riescono a crescere in modo importante. Chi ha capito che il mondo sta cambiando, e si è attrezzato va meglio. E non credo che l’andare meglio per la piccola e la media impresa si possa passare per la delocalizzazione. Penso che queste possano affrontare i mercati presentandosi insieme all’estero. Non è più pensabile al motto: faccio tutto io.
Se riusciamo a ragionare come territorio credo che ce la possiamo fare; abbiamo bisogno di una burocrazia leggera e vicina, di formazione continua per imprenditori e lavoratori, di collegamenti veloci; per le strade perdiamo un sacco di tempo ed energie”.
Mauro Gardenghi, segretario provinciale di Confartigianato: “Come Chicchi e Maggioli, sono tra coloro che credono che la nostra è una situazione di grande difficoltà e da molto tempo. C’è un turismo in crisi e non da ieri; le imprese non sono competitive; con il territorio in ritardo sulle grandi infrastrutture. Non è stato fatto niente per il turismo balneare, per l’ambiente, la spiaggia, la viabilità, i parcheggi. E tutto questo non favorisce la ripresa. C’è una crisi generale, d’accordo, ma noi viviamo qui. Nella nostra provincia escono molte aziende dal mercato, mentre quelle che entrano sono poche e piccole. Abbiamo il settore tessile-abbigliamento che sta sparendo in silenzio. A nostro sfavore abbiamo anche che il costo del lavoro è 20 volte più alto di quello cinese; è difficile stare sul mercato quando le regole non sono uguali per tutti. Nonostante il quadro, non vuol dire che non ci siano i motivi per pensare ad un nuovo sviluppo”.
Salvatore Bugli, direttore della Cna: “La situazione economica provinciale non è facile, ma va letta in modo articolato. Abbiamo settori senza crescita e contrazione, come nel turismo, ma in altri settori assistiamo a notevoli dinamismi. Ad esempio è in crisi il tessile ma non l’abbigliamento. Il territorio ha in sé le idee, le idee, punte di eccellenze in grado di tirarsi fuori dalle secche. Siamo la terra con punte avanzate: parchi, fiera, congressi, anche il turismo. Soprattutto, si vuole continuare ad investire. In sintesi si potrebbe dire che la nostra è una provincia in chiaroscuro. Dobbiamo continuare ad essere noi stessi ed avere la voglia di intraprendere, di rischiare. Il nostro problema principale sono gli accessi: sia in entrata, sia in uscita. Abbiamo bisogno di strade, ferrovie, aeroporti efficienti in grado di contribuire allo sviluppo”.
Giancarlo Ciaroni, presidente provinciale della Legacoop: “Il dato preoccupante è che l’Europa è in ritardo e l’Italia ancora di più; anzi non cresce. Siamo di certo nella stagnazione, se non nella recessione. Gli indicatori economici nazionali affermano che c’è un calo dell’esportazione, ed un abbassamento della nostra capacità di competere. Rimini non è tra le peggiori nel nostro Paese. Ed il concetto cardine è che non ci possiamo salvare da soli. Oggi, la competizione è a livello di sistema paese. E’ questo che ti dà la capacità di farcela. La Legacoop ha segnali di preoccupazione in alcuni settori; c’è un calo di redditività, c’è un aumento della competizione, c’è una riduzione dei volumi e del portafogli. Dunque: il quadro non è dei migliori. L’agroalimentare ed il turismo sono in difficoltà, con segnali negativi nei servizi alla persona e nelle attività legate al pubblico. Al di là delle affermazioni di principio, al sociale sono destinate meno risorse. Sulla riduzione dei consumi, le cooperative propongono sconti e promozione. C’è qualche buontempone che non sa quello che dice: nessuno tende di dimagrire”.
Adriano Aureli, presidente di Assindustria della provincia di Rimini: “Quando si analizza l’andamento economico del territorio riminese emerge una valutazione a macchia di leopardo. Ci sono, infatti, industrie che grazie ad un impegno costante stanno attraversando un buon momento e che sono riuscite a superare con successo il difficile periodo congiunturale. Ma ci sono anche imprese, che nonostante i grandi sforzi, soffrono ancora.
Non bisogna dimenticare che sono stati anni difficili e impegnativi, ma nello stesso tempo ricchi di stimoli per reagire. Infatti, è proprio nel momento in cui si presentano le maggiori difficoltà che gli imprenditori devono tirare fuori il colpo di reni vincente. Devono essere pronti ad innovare, puntando sulla ricerca e sulla formazione. Solo così si potrà essere più competitivi con nuovi processi, con nuovi prodotti e con un marketing innovativo che abbia il mercato mondiale come punto di riferimento”.