Lo spettacolo ha girato per l’Italia e l’Europa. Il 12 aprile è approdato al Salone Snaporaz di Cattolica in occasioni delle manifestazioni per il 60° della Liberazione. Il successo di questo spettacolo teatrale ci tocca un po’ da vicino, in quanto la protagonista (Ofelia) è interpretata da Micaela Casalboni di origini misanesi (i genitori abitano ancora a Misano), sposata con Andrea Paolucci, figlio del professore cattolichino Guido.
Amburgo 1941, tra i provvedimenti assurdi del regime nazista c’è la reclusione dei disabili mentali in un manicomio per praticare loro l’eutanasia. Scritto e diretto da Pietro Floridia, è uno squarcio inquietante nell’assurdo del nazismo. Le due attrici, Micaela Casalboni e Paola Roscioli (Gertrud), ne esaltano con la loro bravura gli aspetti devastanti di quella esperienza.
La vicenda che si racconta è incentrata su Ofelia, una ragazza cui piacciono i fiori. Suo padre, partito per la guerra le ha lasciato una serra in uno stato veramente pietoso. Ma a lei che ha il pollice verde, i fiori sono in confidenza, addirittura parla con loro. Questo comportamento la farà considerare pazza. Gertrud è l’infermiera mandata dal coordinamento di Tiergartenstrasse 4, Berlino (era l’indirizzo del quartier generale del progetto nazista di una razza superiore, attraverso anche l’eliminazione dei disabili mentali). Costei si mostra gentile nei riguardi di Ofelia, si interessa della sua salute e si fa raccontare come prosegue il risanamento delle aiuole. L’unico modo per salvarla è convincere i medici che il suo problema non sia genetico, che la purezza della razza non sarà messa in pericolo se lei sopravvive. Ma Ofelia non sopporta le menzogne, l’unica cosa che conta per lei è il profumo dei fiori. E se gli altri non lo capiscono, meglio sparire…