Cara Piazza,
strana idea di concepire la storia. Nelle accoglienti pagine della “Piazza” Alessandro Roveri firma il suo editoriale. Questo avviene dopo la polemica inaugurazione di un museo in quella che fu l’abitazione estiva della famiglia Mussolini. Molti hanno sentenziato che non è conveniente per attirare uno sparuto gruppo di curiosi, far emergere i fasti popolareschi del dittatore romagnolo. Qualunque sia il giudizio morale e politico sull’uomo, quella presenza fu la causa principale della nascita e del consolidamento della imponente e prestigiosa struttura turistica così come anche oggi appare a tutti noi.
Prima Riccione era solo un borgo di pescatori miseri che poterono alleviare la loro condizione grazie alla munificienza dei Ceccarini. Il medico garibaldino dall’esilio americano era tornato con una moglie ricca e generosa, che tanto amò la gente della nuova patria. Forse un rimorso può averlo Cattolica che già aveva ottenuto decenni prima l’autonomia da San Giovanni e si lasciò scappare i Mussolini, che dopo qualche estate, approdarono nella Perla verde.
Da queste vicende viene tratto lo spunto per dispensare un compendio sul fascismo. Nell’autocelebrazione di un libro monocorde e monotematico. Lontano da me il desiderio di indossare la toga del pubblico ministero o dell’avvocato difensore, vorrei sommessamente ricordare che la pubblicistica sul ventennio è davvero corposa. Quello scritto appare più un discorso da comiziante sul palco delle celebrazioni del 25 Aprile, anziché un equilibrato ed imparziale ragionamento di un docente di Storia, quella con la iniziale maiuscola.
Non sto aggrappandomi alla moda del “revisionismo” che è sempre ben accetto se contribuisce a portare nuovi elementi per la conoscenza di un’epoca. Voglio solo ricordare che esistono pubblicazioni, che si possono considerare o meno, ma che sono prestigiose e autorevoli come quella di Renzo De Felice, da tutti riconosciuto come pugnace e instancabile indagatore, il quale ha pure creato un metodo e una scuola di storici.
Chi ha dimestichezza con le più fornite librerie delle maggiori città italiane, trova intere pareti di volumi dedicati al fascismo delle più svariate correnti di pensiero. Trovo nelle nuove generazioni una maggiore consapevolezza nel voler sapere e conoscere, anziché lasciarsi dominare delle passioni come fu tipico dei loro padri e nonni.
Pertanto sostengo (mettendomi nei panni di Alessandro Roveri) che sono gradite tutte le reminiscenze del passato regime da far visitare, specie ai giovani, non per allargare falangi di novelli avanguardisti, ma con lo spirito con cui sono visitati i campi di concentramento. Inculcando nei visitatori una tensione critica individuale e non per spocchiosi insegnamenti piovuti dall’alto.
Giampaolo Bazzocchi