– C’è stato anche un tempo della Grande Coriano. Nel 1859, con il passaggio dal governo papale a quello sabaudo. Sovrintendeva un ampio distretto amministrativo, composto da: Morciano, Montescudo, Montecolombo, San Clemente, Misano, Cerasolo e Mulazzano.
Fu un passaggio di poteri tranquillo, un insegnamento anche per la politica attuale. Nel senso che possono cambiare i partiti, ma la sostanza spesso resta invariata. Infatti, scrive Giovanni Maioli,. nel ’62, negli “Studi romagnoli”: “Le autorità comunali, in generale, erano rimaste le stesse, dove non erano dispiaciute alle popolazioni; e se ci fu qualche piccolo cambiamento, fu di pochissimo rilievo. In quegli agglomerati di famiglia, gli abitanti si conoscevano tutti tra loro, né c’erano stati, o c’erano attriti. L’autorità paterna contava non soltanto nei nuclei familiari, ma era quasi del medesimo peso anche nelle amministrazioni pubbliche, che dovevano regolare la vita comune. In quei mesi estivi, i lavori agricoli tenevano occupate le popolazioni, che non avevano tempo di potersi distrarre e di far molto caso a quanto accadeva, fuori dai loro campi e dai loro abitati”.
In quell’estate di paesaggio, ogni comune aveva una commissione . Eccoli. Per Coriano: Pio Ferri, Leonardo Graziosi e Costantino Tosi; per Montecolombo: Antonio Baffoni, Giacomo Graziosi e Cristoforo Cortellini; per San Clemente: Isidoro Bagli, Guglielmo Bartolini e Domenico Bellini; per Morciano: Carlo Colombari, Tommaso Giulietti e Francesco Del Pino e per Misano Antonio Fanti, Giuseppe Bianchini e Tommaso Bianchini.
Due le preoccupazioni al passaggio dei poteri: la tranquillità e l’ordine pubblico. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Come oggi in Iraq.
Un’altra curiosità dell’epoca sono i numeri di abitanti riportati dal Maioli: Coriano 2898, Cerasolo 736, Misano 2432, San Clemente 2546, Montecolombo 1802, Montescudo 2120, Albereto 616, Verucchio 3043.