– “Oggi si pone fine alla guerra della piadina”. Con queste parole il ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno ha chiuso il momento ufficiale lo scorso 15 febbraio tenutosi a Rimini al Grand Hotel in occasione della presentazione delle due Igp (Indicazione geografica protetta) della Piadina Romagna riminese e della Piadina delle terre di Romagna.
Tra i presenti Guido Tampieri, assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Mauro Morri, assessore provinciale all’Agricoltura, Piero Urbinati (Confartigianato) e Davide Ortalli (Cna); alle due categorie sono associate la gran parte dei produttori di piadina del Riminese.
La guerra della denominazione in realtà è uno scontro economico. Da una parte i produttori di Rimini che possono vantare un prodotto sottile e di più appeal; dall’altra, resto della Romagna, una piadina più spessa e più piccola. E nella provincia di Rimini, al momento, gli imprenditori della piadina sono più numerosi che nel resto della Romagna.
Ora la patata bollente delle due denominazioni devono ricevere il lasciapassare di Bruxelles. Poi sarà il mercato, la capacità e la fortuna (per Machiavelli il 50 per cento del successo) di chi fa a far emergere le capacità.
Ha detto Alemanno: ‘E’ un prodotto che potrà avere molta fortuna; da cavalcare e con una solida storia”.
La guerra della piadina è iniziata due anni fa con due schieramenti. Da una parte la Cna che credeva ad un’Igp di livello regionale; dall’altra la Confartiagianato che perorava la causa della riminesità. Ha sottolineato Guido Tampieri, l’assessore regionale: “Questo è un risultato che fa passare in secondo piano quello che è accaduto prima. L’importante è avere realtà viva ed operativa su tutto il territorio e che il prodotto sia garantito in tutt’Europa”.
La storia
La piada è figlia della denominazione bizantina in Romagna. La parola dialettale “pieda” deriverebbe dal greco “plakous” (focaccia). Mentre la parola “testo” è di origine latina, “testa” (coccio).