– “Dedicato a tutti coloro che ebbero la vita stroncata da falce della morte in quella ultima titanica e crudele guerra, che nessuno volle e tutto il mondo dovette, con sacrifici e rinunce inumane, vivere”. Queste belle non meno che ingenue parole si leggono sotto la foto di Claudio Ghilardi l’autore di “Sangue e lacrime su Riccione, Seconda guerra mondiale cronistoria su Riccione”. Il libro venne pubblicato la prima volta nel ’51; seconda ristampa nel ’69. Ultima ristampa nell’aprile del 2005, in occasione del 25, Festa della Liberazione. Dietro c’è la sensibilità di Famija Arciunesa. Che scrive: “…tra note storiche, immagini, documenti e testimonianze i riccionesi potranno rivivere il passaggio del fronte contrassegnato da lacrime, sofferenze e sangue. Uno scrigno prezioso di storia da custodire nello scaffale di ogni casa.
Introdotte da un quadro di storia generale, le 190 pagine sono suddivise in quattro parti e tutti dedicati ai piccoli grandi fatti consumatisi a Riccione. Fatti raccolti dall’autore intervistando un centinaio di riccionesi. Si apre con la distruzione della Villa Ceccarini (dove oggi c’è la discoteca Peter Pan) da parte dei tedeschi con il fuoco; si è alla fine dell’agosto del ’44. Si prosegue con la demolizione del Castello Mattioli (Alba, livello di via Verdi), sempre da parte tedesca.
La prima sezione si chiude con l’uccisione, per mano tedesca, di Athos Olmeda (18 anni), Luigi Vandi, Giorgio Vulpitta (un ragazzo) e Giulia e Luigi Montali.
La seconda parte inizia con il bombardamento dal mare avvenuto il pomeriggio del 2 settembre; la vendetta dei soldati greci, che danneggiano cose ed uccidono il bestiame, come vendetta dell’invasione italiana della Grecia.
C’è un affresco di come i riccionesi vedono gli alleati; i canadesi di stanza all’Abissinia: “…per loro la guerra non era guerra. Le divise linde e stirate svelavano quanto fossero indifferenti e con quanta calma e leggerezza erano impegnati nel conflitto. Forniti di tutto trascorrevano le giornate intenti a ripulire gli automezzi…”. Insomma, se la prendevano comoda e usavano la forza dei mezzi per avanzare, piuttosto che rischiare la vita degli uomini.
La terza parte si intitola “La bufera passò” e si parla della prima amministrazione comunale, dei danni: 206 stabili danneggiati, 110 stabili distrutti, 65 alberghi danneggiati, 3 alberghi distrutti, 2 colonie distrutte. Ed ancora i danni all’acquedotto (8-9 milioni), alla linea elettrica (8 milioni), ricostruzione dei ponti (40 milioni). Danni alle chiese: San Martino, Mater Admirabilis, Gesù Redentore, San Lorenzo.
Il sipario si chiude sul futuro e la lettera di Ghilardi che ringrazia tutti coloro che gli hanno permesso, con documenti e testimonianze, di scrivere il libro. Libro è conservato anche all’Imperial War Museum di Londra (al Museo Imperiale della Guerra).