– Maurizio Tiviroli è il direttore di Hera Rimini dal 2003. Bolognese di Grizzana Morandi, ha una passionaccia per Valentino Rossi. Da giovane ha giocato a calcio; oggi fa cross (in moto, naturalmente). Il cinema, l’altro hobby. Hera si occupa di acqua e rifiuti per un giro di affari di 50 milioni di euro. In provincia conta 650 addetti, su un totale di 6.000. E’ nata nel 2002 non senza polemiche. Nel 2004 ha investito 18 milioni di euro (8,3 per l’acqua, 9,3 per l’ambiente).
I riminesi ed il resto della provincia si lamentano per i disservizi di Hera, che cosa si devono aspettare i riminesi?
“Inizierei da un altro punto di vista. Gli amministratori che hanno costituito Hera hanno avuto una visione lungimirante; conseguenza, i cittadini si devono aspettare quello degli amministratori. In ambito industriale è stata creata una società che per dimensioni e struttura è molto forte ed in grado di garantire standard di buon livello, con un bel rapporto col prezzo rispetto al servizio erogato. A questo aggiungerei che il progetto Hera richiede un lasso di tempo per la sua messa a regime. Ed è evidente che miglioramenti e benefici richiedono tempo per la concretizzazione. Il nuovo call center ed il nuovo sistema informatico dovrebbe annullare i disagi agli sportelli. Nella prima fase, i disagi andavano messo in conto; ma siamo consapevoli del continuo affidamento. Il tutto, a regime, sarà un punto di forza. Aggiungerei che i cittadini hanno come punto di riferimento un’azienda controllata dal pubblico e attraverso questa si sviluppano investimenti ed attenzioni al territorio: economiche, sociali ed istituzionali. Con la garanzia di una continuità rispetto alla storia del passato. Di fatto le ex municipalizzate sono un grosso valore per il territorio”.
I cittadini lamentano la scarsità e la poco pulizia dei cassonetti, che dice?
“Preambolo, sui tempi lunghi siamo ancora nella fase dell’affinamento. Voglio rimarcare che il centro del nostro operare è il cliente-cittadino. Il tema cassonetti è diverso. Nella provincia c’è il più alto numero di cassonetti rispetto alla popolazione: 29.000 contro i 14.000 di Bologna, ad esempio. Sia la raccolta, sia il lavaggio, vengono effettuati con gli standard fissati dal contratto con Ato (Ambito territoriale ottimale). Va rimarcato che quest’anno non abbiamo avuto particolari criticità. Ma un buon servizio passa anche attraverso lo spirito di collaborazione del cittadino, che deve ben riempire i cassonetti, non deve collocare i sacchetti fuori. Insomma, il cittadino virtuoso eleva la qualità urbana”.
Che cosa fa Hera?
“Si svolge tutto il sistema integrato dell’acqua: adduzione, fognatura, depurazione. E poi raccolta rifiuti, incenerimento e spazzamento. A Rimini e Bellaria ci occupiamo anche del verde, segnaletica stradale e manutenzioni. Abbiamo un piano industriale sottoposto ai soci che va nella direzione delle gestione anche del gas e dell’energia”.
Quali sono i vostri prossimi investimenti?
“Sono quelli definiti dall’Ato nei prossimi tre anni. Un intervento signficativo del depuratre di Santa Giustina che va ad eliminare quello di Bellaria. Poi abbiamo la bonifica delle reti per ridurre la perdita di acqua (siamo al 30 per cento , contro il 21 della media nazionale). Altro fonte degli investimenti sono sul sistema fognario e sulla depurazione. L’altro aspetto è incrementare la raccolta differenziata, che passa attraverso il servizio, la strumentazione e la sensibilizzazione del cittadino. O il cittadino partecipa attivamente, altrimenti ogni sforzo diventa vano. In questo modo andiamo a ridurre lo spreco di materie prime vergini. Voglio rimarcare che negli ultimi 2 anni abbiamo sostituito 100 nuovi mezzi e 4.500 cassonetti”.
Che succederà all’inceneritore di Raibano?
“Raibano non nasce con Hera ma con le aziende precedenti. Esigenza e progetto della quarta linea nasce prima del 2002. Il tema rifiuiti va affrontato nello spirito e nel rispetto delle normative che lo governano, partendo dalla regola che ogni territorio provinciale debba essere autosufficiente. E per la nostra autosufficienza ci vuole una piattaforma impiantistica. Che ci piaccia o no, bisogna passare per il termovalorizzatore. Tutti sono d’accordo sul principio, ma poi l’impianto lo si vuole nel giardino degli altri. Ai cittadini vanno sottoposti dati scientifici con chiarezza e trasparenza. Solo così la collettività si tranquillizza rispetto agli impianti”.