Sono lontani i tempi in cui la signora Ida Attivi, oggi 82enne, madre di Sergio e Geo, inforcava la bicicletta, dove aveva posizionato ai manubri i classici bidoni e, per le strade di Morciano di Romagna, vendeva il quarto di latte, e di ritorno a casa mungeva e preparava il pranzo per gli operai che lavoravano nei campi e nella stalla.
Oggi, dopo circa 30 anni di duro lavoro e di evoluzione tecnologica, a mungere c’è la signora Vittoria Montebelli, nuora della Ida, che con l’ausilio della mungitrice meccanica, ‘crea’ un prodotto: il latte, gustoso e nutriente che confluendo alla Granarolo, arriva alla grande distribuzione sotto forma di alta qualità.
“La nostra è una piccola realtà – commenta la signora Vittoria – mungiamo 50 vacche quindi è una stalla modesta, ma ci accontentiamo e lo facciamo con passione. La Romagna non è geneticamente forte nella zootecnia da latte e il profitto maggiore, almeno per noi, deriva dalla coltivazione della terra, dagli ulivi e dalle viti. Diciamo che le mucche sono un qualcosa in più da abbinare all’azienda agricola. Produciamo 45 litri di latte in media, in due mungiture, che avvengono alle 6 del mattino e alle 6 di sera, e cerchiamo di avere meno guai possibili in sala di mungitura perché è da lì che si vede il benessere degli animali. Se una mucca ha la mastite, se ha male ai piedi, se ha un qualsiasi disagio, il tutto si manifesta al momento della mungitura. La mandria è produttiva se sta bene e non ci dobbiamo fare influenzare dalle dimensioni di questi animali perché vorrei dire, a chi non è del mestiere, che i bovini sono molto sensibili sia ai cambiamenti di clima che a qualsiasi altro fattore nuovo che può verificarsi in azienda.
E’ stato studiato che la mucca produce più latte se ascolta la musica, mangia e rumina meglio, per cui alcune stalle hanno la filodiffusione costantemente, giorno e notte. Ciò per fare capire quanto è delicata”.
Una buona qualità parte dall’alimentazione, per cui cosa mangiano le vostre mucche e chi riesce a fare più latte ha un supplemento rispetto alle compagne?
“Da noi mangiano tutte alla stessa maniera – continua Vittoria -. Abbiamo l’alimentarista che si occupa delle razioni, compriamo solo il nucleo, il resto lo produciamo noi: fieno, erba medica, mais”.
Che fertilità ha la mandria e che mortalità neonatale avete? “La fertilità è dell’80% e la mortalità è molto bassa – dice Vittoria -. Si effettua la fecondazione artificiale, con seme di tori italiani, sono quelli che ci convengono di più rispetto agli americani o altri stranieri. Per la nostra realtà l’importante non è selezionare la razza per avere una mammella da ‘Oscar’, per noi l’importante è produrre latte che rientri in tutti i parametri richiesti in termini di percentuale di grassi, proteine e zuccheri, per il resto non siamo in grado di finanziare esperimenti per ottenere quantità di latte esagerate. Abbiamo provato ad effettuare l’embrio tranfert, ma le mucche riceventi non erano un gran che, geneticamente non erano perfette e l’intervento è quasi fallito per cui abbiamo pensato che non faceva al caso nostro.Non ci conviene.”
Partecipate alle mostre?
“In passato sì, soprattutto portavamo gli animali alla Fiera di San Gregorio, ma è un rischio perché le mucche si ammalavano, per i pochi controlli che esistevano in passato, ora devono essere vaccinate, inoltre l’animale era sottoposto ad un forte stress e produceva meno latte”.
Una domanda è d’obbligo: i vitelli maschi che fine fanno?
“La nostra speranza è che ne nascano il meno possibile – conclude Vittoria – però, dato che non si possono sessare le nascite imponendo alle mucche di partorire solo femmine, i maschi li usiamo in rari casi per la monta naturale, ma il più delle volte li vendiamo”.
di Daniela Ruggeri