– Sapere è una presunzione pericolosa ammonisce una biblica mela. Tuttavia nessuno può prescindere dal cercare quella verità che conceda sicurezza e, come bene supremo, felicità alla vita. Innumerevoli sono le vie o più spesso gli angusti sentieri attraverso i quali, dall’antichità all’epoca moderna, l’umanità ha rincorso la sapienza che trascende le singolescienze, ingaggiando lotte sanguinose in uno scenario di competizione fra le verità. Il conflitto, l’isolamento o forse il concetto stesso di culture nell’accezione più negativa del termine, hanno ostacolato la ricerca della sapienza: i saperi isolati sono spesso infruttuosi e, se radicalizzati, pericolosi. Gli approdi sapienziali raggiunti dalle diverse culture che popolano il mondo a nulla servono se non vengono integrati con la saggezza che è sereno confronto, che è conoscenza riferita alla sfera morale e aperta alle relazioni, alle esperienze, ai gesti, alle pratiche sociali.
Nasce così, da un’idea del direttore Gustavo Cecchini, la nuova rassegna filosofica promossa dalla biblioteca comunale di Misano Adriatico dal titolo “Le vie della sapeinza” per proporre i relatori invitati quali saggi portavoci di sapienze diverse ormai consolidate, in grado di indicare il filo conduttore della ricerca umana in una prospettiva interculturale di armonia delle sapienze.
Il ciclo di incontri verrà inaugurato dal sempre attesissimo Umberto Galimberti che ci guiderà attraverso la suggestione dell’oracolo di Delfi. Conosci te stesso allude ad una conoscenza di sé che indaga sia la natura dell’uomo sia il modo di essere uomo. Noi apparteniamo al ciclo incessante di nascite e morti della natura e la figura della morte deve accompagnarci come consapevolezza del nostro limite che, una volta acquisito, diviene incentivo alla vita perché una sola vita ci é dato vivere in pienezza. Percepirsi come eventi della natura, accogliere la finitezza senza travalicare nel desiderio infinito, costituisce quella cura di sé che conduce alla felicità, perché solo nell’esperienza del limite l’esistenza acquista forma. L’etica che ne deriva è una giusta mescolanza di coraggio e prudenza: il coraggio di espandere la vita e la prudenza di non spingerla oltre i limiti concessi dalle nostre potenzialità.
Nel secondo appuntamento Carlo Sini proporrà un’originale riflessione sulla forma di conoscenza che più di ogni altra si fonda sulla nostra spontaneità, la sapienza dei gesti. E’ questo un sapere che precede qualsiasi altro, che letteralmente ci mette al mondo qualificandoci come esseri umani, che si colloca al fondo di ogni espressione e comprensione condivisa, ma anche fatalmente misconosciuto e sottovalutato. Sini esplorerà quelli che definisce “luoghi di confine” alla ricerca di cosa sia in fondo un gesto, in quale profonda antichità della vita animale affondi le radici e, soprattutto, quale uso originario lo abbia reso la condizione prima per il battesimo del soggetto e il segno certo dell’esistenza del mondo.
Estremamente complesso sintetizzare la terza serata, Vivere senza Dio, in compagnia di Quirino Principe. Tre sono gli aspetti fondamentali delle religioni monoteistiche fondate sul Libro “rivelatore” che Principe rifiuta: la pretesa delle caste sacerdotali di essere le uniche depositarie della “parola di Dio” e, di conseguenza, la loro volontà di dominare, ammaestrare, condannare, sfruttando la credulità delle moltitudini; la tendenza delle stesse a vanificare i rapporti gerarchici tra gli individui in nome del presupposto che ciascuno sia nulla dinanzi a Dio e quindi la predilezione sciagurata per l’umiltà, la mansuetudine, la rinuncia, considerate addirittura virtù; infine il concetto di peccato artificiosamente indotto nelle coscienze per poterle dominare, intimorire, coartare. Un atteggiamento radicale a sostegno del quale il caustico professore porta la propria esistenza come prova della possibilità di vivere secondo spiritualità e rigorosa condotta morale senza essere costretti a fabbricare una visione teologica ed escatologica della vita, rivendicando il diritto di scegliere in piena autonomia e responsabilità i propri maestri: Platone, Seneca, Giuliano, Dante, Goethe, Hölderlin, Nietzsche, Jünger, Rilke… una catena aurea di personalità che senza timore definisce, sfidando gli ammonimenti religiosi, superiori.
Il quarto incontro è dedicato alla nuova femminilità in un momento in cui le donne si vanno distinguendo con decisione quali portatrici dell’ideale storico della ricomposizione del mondo e del superamento di antichi dualismi, facendosi direttamente carico del proprio corpo, del proprio ruolo di creatrici di vita e della propria sessualità. Protagonista sarà dunque una donna, Lidia Ravera, brillante scrittrice, giornalista e sceneggiatrice, da sempre impegnata con fervore ad indagare le bellezze e le storture che ci circondano, comprese le sinuose sfumature dell’universo femminile dal quale ha tratto personaggi letterari di affascinante spessore. Infaticabile sostenitrice del confronto dialettico, onesta e graffiante, disincantata ma soprattutto appassionata, la Ravera è capace di rendere con straordinaria incisività un carattere o un’idea nello spazio di pochissime parole che, negli accostamenti da lei scelti, sembrano rinascere ad una semantica nuova.
Nel quinto incontro Antonio Melis parlerà delle culture indigene americane, di una sapienza dai contorni sfuggenti le cui radici affondano in una natura percepita ancora come un miracolo senza fine. Alla luce del rifiuto di ogni contrapposizione fra natura e cultura, questo sapere non pragmatistico si mostra più in linea col pensiero dei presocratici rispetto al binomio scienza-tecnologia. Melis approfondirà il rapporto delle realtà indigene con la modernità e la globalizzazione, cercando di decostruire la visione caricaturale confezionata da certe interpretazioni occidentali, dimostrando come queste culture accettino le sfide del mondo attuale e siano ben lontane dal proporre il ritorno ad un anacronistico mondo idealizzato. Esse sono anzi decise a portare la loro voce e il loro sapere nel dibattito sulle sorti dell’umanità, consapevoli che proprio dal profondo legame con una natura concepita come essere vivente può giungere un contributo importante, in grado di superare la dimensione locale e assumere portata universale.
La sesta serata dal titolo “Buddha e le ragioni del sapere” vede protagonisti il logico matematico Piergiorgio Odifreddi e il filosofo esperto di culture orientali Giangiorgio Pasqualotto. Troppo spesso l’Oriente non è che un’imprecisa figura dell’immaginazione occidentale e, per impulso delle mode, anche gli insegnamenti del Buddha vengono assimilati in modo distorto subendo una sostanziale riduzione della loro profondità. Pasqualotto dedicherà il suo intervento all’esame dei centri propulsivi della potenza razionale buddhista mentre Odifreddi proporrà una riflessione sul proficuo rapporto che tale sapienza, in contrasto con il rigido dogmatismo di altre confessioni, intrattiene con la scienza e le sue continue scoperte. E’ stato il Dalai Lama stesso a chiarire in un libro dal titolo L’abbraccio del mondo l’affinità del buddhismo con le scienze empiriche, sottolineando l’importanza che questa fede accorda all’esperienza e dichiarando che la spiritualità deve sempre essere temperata dalle intuizioni scientifiche poiché i praticanti spirituali che scelgono di ignorarle impoveriscono la loro stessa pratica, rischiando di scadere nel fondamentalismo.
Nel settimo incontro Marco Guzzi affronterà il tema dell’interrogazione razionale che, da Socrate in poi, si è costituita come il tratto fondante di ogni autentico pensare, traendo spunto da alcune meditazioni di Heidegger. Secondo Guzzi il filosofo tedesco ha riscoperto una verità antica, che l’interrogazione razionale presuppone già una parola data, cioè l’originarietà dell’ascolto rispetto alla formazione della nostra soggettività razionale. Il problema è come diventare capaci di tale ascolto, in quanto questo tipo di parola definita “ulteriore” può venire compresa solo da un’anima svuotata in un ascolto silenzioso. La “parola ulteriore” mediante questa ricezione s’incarna, e richiede che il nostro essere si disponga ad un continuo e profondo lavoro preparatorio all’ascolto. La vera sapienza si rivela come un processo in cui la conoscenza può avanzare solo in dipendenza delle trasformazioni personali che l’ascolto della “parola ulteriore” produce in noi. Heidegger ci riconnette così ai misteri centrali dell’Incarnazione della Parola divina nella carne storica dell’uomo, contribuendo anche all’inaugurazione di una nuova epoca di comprensione e sperimentazione del cristianesimo.
La serata conclusiva in compagnia di Salvatore Natoli indagherà la sapienza di uno dei più controversi libri dell’Antico Testamento, Qohelet. Questo testo dal fascino oscuro, in più punti in disarmonia con il corpus biblico, presenta una straordinaria modernità dal momento che parla all’uomo d’oggi toccando temi quali la solitudine, la “casualità” dell’agire divino, la caducità della vita umana. E’ un libro che sussurra all’orecchio di un fedele tormentato da dubbi, malinconie, angosce, che nutrire incertezze e non sentirsi appagati dal dogmatismo non è peccato, che anzi esistono ottime ragioni per lamentare una crisi in questa vanitas. Qohelet è una porta aperta in due sensi attraverso la quale chi sana i dubbi può entrare nella Bibbia e chi non trova sollievo uscire, è anzi l’oggettivazione letteraria di tale libertà. Questo “scetticismo fedele” non costituisce un tradimento del testo sacro ma la possibilità di pensare una fede diversa, che non trova necessariamente risposta agli interrogativi umani e che presenta un Dio impenetrabile e distante dall’uomo, ma così ingombrante che non si può fare a meno di pensare a Lui e credere nella Sua esistenza.
Numerose sono le tematiche dalle quali vorremmo trarre certezze ma la meta probabilmente è troppo ambiziosa poichè la vita umana è un esperimento continuo e dall’esito incerto. Vi invitiamo comunque a riflettere insieme a noi approfittando dell’eterogeneità degli argomenti e dell’esperienza dei relatori perché, quand’anche non si pervenga a nulla di risolutivo, parafrasando Fayerabend, nella ricerca “tutto fa brodo”.
Gli incontri, presso l’aula-magna dell’Istituto San Pellegrino a Misano con inizio alle ore 21. Tel. e fax 0541.618424.
di Elisa Del Bianco
PROGRAMMA
Apre Galimberti. Chiude Natoli
Primo appuntamento il 5 ottobre, si chiude in novembre
5 ottobre – Umberto Galimberti:
“Conosci te stesso, la sapienza greca”
13 ottobre – Carlo Sini
“La sapienza dei gesti”
20 ottobre – Quirino Principe
“Vivere senza Dio”
27 ottobre – Lidia Ravera
“La nuova femminilità”
3 novembre – Antonio Melis
“Le culture indigene americane: un sapere radicato nella natura”
10 novembre – Piergiorgio Odifreddi-Giangiorgio Pasqualotto
“Buddha e le ragioni del sapere”
17 novembre – Marco Guzzi
“Mutare mente: Heidegger e la sapienza dell’incarnazione”
24 novembre – Salvatore Natoli
“Vanitas, disincanto e gusto della vita in Qohelet”
Le conferenze si tengono nell’aula-magna dell’Istituto San Pellegrino a Misano Adriatico ore 21 – Ingresso libero