– “Gli albergatori, i vecchi ostacolano il turismo?”.
Sento la necessità di fare un intervento perché tocca due mondi a cui tengo in particolar modo, quello dell’alberghiero, e quello della famiglia.
Il primo articolo mette in luce la frustrazione di un figlio di albergatori che non riesce ad esprimersi come vorrebbe, indicando come il padre, accentratore di decisioni importanti, lasci al giovane ruoli secondari di barista o cameriere.
Nell’articolo successivo, si possono leggere varie opinioni che riportano tendenzialmente allo stesso risultato, ma che, a parere di esperti del settore emerge il dato allarmante che sono ormai pochi gli albergatori anziani, e che, la redditività alberghiera è divenuta scarsa, facendo allontanare i giovani dal mestiere tramandato dal genitore.
Personalmente ritengo che un lavoro fatto in famiglia possa solo portare dei risultati positivi, ed è una fortuna per un figlio poter continuare il lavoro del padre, salvo che il giovane non dimostri qualità e tendenze diverse. Quando si lavora assieme è naturale che vi siano periodici conflitti, ma dovrà essere ugualmente naturale sorpassarli, digerirli e maturare.
Un giovane non può porsi nei confronti del genitore così come il ragazzo del primo articolo, ma in modo completamente diverso, non può puntare il dito, ma deve essere creativo e positivo.
Di fatto, perché il genitore comprenda che il figlio può fare bene, dovrà vedere i risultati sul campo. Avere il ruolo di cameriere o di barista all’interno dell’attività o ancora più semplicemente quello di pulire i bagni, non è vergogna, la cosa importante è che quando lo fa il giovane lo faccia nel migliore dei modi. È normale che ci si aspetti il massimo dai figli, se un dipendente fa una cosa ben fatta, doppiamente lo dovrà fare il figlio, se un dipendente lavora 8 ore, 16 dovranno essere quelle del giovane e la qualità di questo lavoro è atteso che venga svolto in modo ineccepibile.
Solo con la massima dedizione, facendo il proprio lavoro con la massima qualità, sacrificando le ore libere destinandole alla propria azienda nei momenti di necessità, si guadagna la stima di chi può valutare il tuo operato.
Inoltre è dovere del figlio cercare il dialogo con il proprio genitore, per un giovane è più facile comunicare, trovarsi e confrontare, con il dialogo, la dedizione, la qualità dell’operare si potrà sicuramente affrontare la vita famigliare/lavorativa in modo costruttivo, tramutando quella che è oggi insoddisfazione in vantaggio.
Il vantaggio consiste nell’avere un’azienda controllata su tutte le parti da membri della stessa famiglia che possono operare nel comune obbiettivo alla crescita ed in questo caso al soddisfacimento della clientela.
Quando il genitore avrà la certezza che l’azienda per la quale ha sputato sangue è in buone mani anche in sua assenza, il passaggio generazionale avverrà in modo spontaneo. Sarà il padre a dire al figlio “pensaci tu che io mi riposo” perché è certo che l’azione sarà ben fatta.
Gli investimenti? Valutati, analizzati assieme, saranno certamente più sicuri. Le difficoltà? Affrontate assieme si dimezzano.
Io condivido da sempre il lavoro con mio padre, con il quale, per capacità o fortuna và tutto a gonfie vele. Egli è stato sempre molto coraggioso nell’affrontare l’innovazione che ho proposto, molto spesso rischiando, ed a volte calzando la mano sui cambiamenti in modo spericolato.
Credo che fondamentalmente quello che ci unisce sia stata la mia partecipazione attiva a molti momenti difficili della nostra storia, proprio in quei momenti riusciamo ad esprimere il meglio del nostro affiatamento.
Posso immaginare che a volte per un senso di protezione nei confronti dei figli e della proprietà i genitori della famiglia alberghiera possano tendere ad evitare investimenti che riducano i rischi e limitino sofferenze anche economiche in famiglia, questo deve cambiare, investire, anche poco è indispensabile per crescere nella propria attività, i punti fermi indicano una recessione, condividere i sacrifici affiata chi li affronta.
Molti alberghi del nostro territorio hanno necessità di freschezza, di tecnologia, ma soprattutto di caratterizzazione, di piccoli elementi di stile, elementi artistici che possano suscitare emozione in chi li visita.
In Italia quando i governi capiranno che la forza del paese può passare attraverso le piccole imprese famigliari, allora sì che realmente l’economia riparte in modo che non s’è mai visto.
Per quanto mi riguarda mi ritengo fortunato ad avere il padre attivo in azienda, e da lui ho appreso che se mio nonno non ci avesse lasciato presto sarebbe stato tutto molto meglio.
di Mario Pascucci – La lettera