Rodolfo carissimo, quelle tue domande iniziali che mi hanno stimolato a rileggere la mia esperienza stanno costruendo un dialogo molto stimolante. Ti ringrazio perché questo nostro raccontarci mi sta sfidando a mettere insieme la verità della esperienza che ho vissuto in compagnia dei testi sacri.
Non è facile affrontare con chiarezza le perplessità e gli interrogativi che mi sottoponi. Da quello che scrivi colgo questo interrogativo: “Vi sono argomenti nella scrittura (povertà, sofferenza?) sui quali vengono espressi pareri opposti; la parola di Dio, dunque, si contraddice? Dove sta la verità?”. La povertà, la sofferenza sono una punizione di Dio per i peccati, la conseguenza dell’avidità e bramosia di potere di qualcuno, la fine di un processo di inerzia verso le ingiustizie? Anch’io noto quelle contraddizioni a cui tu fai riferimento e ne sono interpellato.
Ciò che io capisco è che il testo è importante quanto il contesto dal quale nasce. Se io vivo in Burkina Faso, in Venezuela, nelle Filippine, negli USA o in uno stato Europeo, la sofferenza, la giustizia, la povertà saranno dimensioni della vita che io sperimento e capisco in modo diverso. Il contesto nel quale mi trovo a vivere, la mia posizione sociale, economica e tutto ciò che condiziona la mia vita mi fa percepire la realtà in un modo particolare. Non entro nel merito della verità ma nella percezione della realtà. Io sono nato a San Clemente e se la guardo da Riccione o da Montefiore colgo aspetti diversi dello stesso paese. Se eredito la casa dai miei genitori o se ho un mutuo di 20 anni da pagare per la casa che ho acquistato, la vita mi si presenta in un modo diverso.
Se portiamo queste diversità di collocazione dentro ai testi biblici possiamo notare che un Geremia, un Amos o un Osea hanno una percezione diversa dagli autori del libro della Sapienza o dei Proverbi. In quali periodo vive l’autore che scrive? A quali problemi deve dare una risposta? Quale materiale ha a disposizione e come lo organizza per dare una risposta sensata alle preoccupazioni e problematiche che lo spingono a scrivere?
Leggendo attentamente i testi biblici ci si è resi conto che esistono diverse prospettive e preoccupazioni e diverse visioni degli autori. Parliamo quindi di “tradizione” o visione Javista, Eloista, Sacerdotale, Deuteronomista, Petrina, Giovannea, Lucana, ecc? E la verità? Che cos’è? Qual è? Anche Pilato lo chiese a Gesù, ma a questa domanda Gesù non rispose. Prima di comparire davanti a Pilato fece però una affermazione: “IO SONO la via, la verità, la vita”.
Dunque la vita e la via scelta da Gesù ci portano alla verità. Credo che occorra fare dialogare tutte le visioni e le “tradizioni” bibliche per fare emergere quella Parola che sta tra e dietro le parole e che ogni parola indica, ma non esaurisce. Sarà sempre la vita il criterio ultimo per la verità. “In lui era la vita, e la Vita è la luce, degli uomini”, come ben ci racconta il primo capitolo del Vangelo di Giovanni. La Verità biblica si identifica con tutto ciò che è dalla parte della vita, ciò che la fa crescere, ciò che la dilata, ciò che la purifica e la libera.
Non so se sono riuscito a centrare la problematica e se mi sono espresso in modo chiaro. Le domande che ti poni sono anche le mie e ti offro una ricerca ancora aperta. A presto. (2 – continua)
Alessandro Crescentini
piumenelvento@gmail.com