– Se Cattolica serba un’immagine del paese nel primo Ottocento lo si deve all’incisore Bernardino Rosaspina (1797-1882), artista specializzato in vedute e autore di una serie di stampe sulla Romagna, ancora molto diffuse e apprezzate dal pubblico dei collezionisti. Tanto note da essere entrate nell’immaginario visivo della regione e tanto sfruttate da essere ancora utilizzate come riferimento per l’immagine urbana ottocentesca. Nulla di più ovvio, visto che la fotografia, quando queste incisioni furono licenziate (tra il 1831 e il 1836) era ancora agli albori e i ‘ritratti’ delle città, i monumenti e i luoghi pittoreschi erano ancora affidati a disegnatori e pittori.
Per chi fosse incuriosito dall’argomento e dalla sfida di un confronto contemporaneo, a Rimini è in corso una mostra che affronta il tema della veduta urbana, mettendo vicine le stampe che Rosaspina dedicò a 21 paesi della Romagna pontificia e le fotografie a colori di Emilio Salvatori realizzate nel 2005. Il fotografo ha ripreso le città dalle stesse angolazioni e punti di vista dell’incisore, seguendone probabilmente l’itinerario. Le foto riflettono la fedeltà alla percezione ottica della realtà. Le modalità di ripresa di Emilio Salvatori non tradiscono il modello dell’incisore, in ciò oggi aiutato dall’uso del digitale e prendono a prestito il metodo della veduta ottocentesca.
L’immagine antica e quella contemporanea aiutano a creare un rimando visivo tra due media diversi e consentono di osservare le sopravvivenze delle monumentalità maggiori e degli orditi urbani. Elaborando le immagini liberamente, come potrebbe fare un viaggiatore di oggi. La fotografia del resto aiuta a svelare la voce dei luoghi, l’identità delle città (qui in mostra sono 33 vedute con un’inedita Ferrara) e anche la qualità sopravvissuta del costruito con la complessità delle funzioni attuali.
Perchè le stampe di Bernardino Rosaspina? Le stampe di Rosaspina hanno da subito rappresentato un importante documento visivo, seppur parziale, di una regione composta da un ‘arcipelago di patrie’, cioè di città e paesi che in quella prima metà del secolo (dell’Ottocento) erano alla ricerca di una propria interna identità.
Rosaspina mette in luce una Romagna inedita, scegliendo, oltre le gettonate Rimini e Ravenna, frequentate per le loro vestigia antiche, paesi incantevoli e città d’arte, lungo la direttrice della via Emilia e della Romea sino a Ferrara e si spinge sino a Cattolica, già sulla Flaminia. A vederle oggi quelle immagini appaiono come un palcoscenico immaginario. Le comunità che in quelle incisioni sono rappresentate vivono una dimensione composta e tranquilla, quasi metafisica, e sembrano ancor più in contrasto con la realtà politica del tempo, che bocciava violentemente le istanze di autonomia locale e ribadiva la sottomissione allo Stato della Chiesa. Rosaspina era penetrato in territori abitualmente poco frequentati dai protagonisti del Grand Tour, sia nella sua prima stagione, quella della avanguardia aristocratica di fine ‘700, sia nella sua seconda stagione, quella che aveva iniziato ad adottare i Baedeker, le prime guide turistiche. La mostra si intitola appunto Viaggi in Romagna ed evoca, grazie anche al bel saggio di Attilio Brilli, anglista di fama e profondo conoscitore della letteratura di viaggio, le testimonianze diaristiche e le preziose annotazioni fatte dagli antichi viaggiatori in queste terre (incontri, difficoltà del percorso, realtà umana e politica).
La veduta rosaspiniana di Cattolica oggi non è più realizzabile dallo stesso punto di vista, cioè dalla biforcazione tra la Flaminia e quella nuova ‘bretella’ (oggi Nazionale), in quanto tutta l’area è fortemente urbanizzata, ma l’immagine d’insieme attuale può restituire un’idea del borgo originario. Esso si presentava raccolto attorno all’asse della consolare che proprio a Cattolica aveva una sua stazione di posta e una concentrazione di servizi secolarmente consolidati attorno alla strada (cambio cavalli, osterie, ostelli) già attivi dall’epoca romana e legati alla sua antica funzione di mansio. Il disegnatore Luigi Trebbi e Rosaspina hanno puntato l’attenzione sull’elemento ritenuto più caratterizzante del paese, cioè la rocca malatestiana (1490-91) nata con funzioni di difesa costiera, oggi proprietà privata, posta al centro focale della veduta, e subordinatamente, hanno colto la chiesa di S.Apollinare, il cui campanile, fedelmente scorciato a sinistra, era stato eretto nel 1795 dai monaci cassinesi.
I centri storici sono pretesto ancora una volta per una lettura che mette in relazione il tema della rappresentazione delle realtà urbane e il rapporto tra conservazione e contemporaneità. La mostra è organizzata e curata dalla Biblioteca Gambalunga e dall’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna.
di Annamaria Bernucci
LA MOSTRA
V i a g g i i n R o m a g n a
– Doppio sguardo incisioni di Bernardino Rosaspina / fotografie di Emilio Salvatori.
Rimini, Biblioteca Gambalunga, Sale Antiche – 22 dicembre 2005 – 11 febbraio 2006
Orario: dalle 15,30 alle 19,30 – chiuso il sabato pom. e i festivi. Ingresso libero – Catalogo edito da Clueb Bologna.