“Convivio” è il titolo non a caso di un’opera allegorica dell’Alighieri che allude alla condivisione dell’esperire e al banchetto sapienziale. Anche il piacere della tavola è connesso con la filologia. A far da cerimoniere c’era il professor Angelo Chiaretti, presidente del Centro Dantesco San Gregorio in Conca, che con le sue prefazioni e chiose ha illustrato i piatti, tutti puntuali nei rimandi al testo e confortati da previa lettura (Pietro Cavallaro la voce recitante), privilegiando un’interpretazione del poeta fiorentino ammiccante all’erotico e in controtendenza (“per lui gola e lussuria erano peccati veniali… l’amore esiste solo fuori dal matrimonio”).
Quattordici le vivande: si è cominciato con le tartare sensuali di Madonna Bellaccoglienza (da “Il Fiore”), con la frittatina euforica alla glauco (il pescatore che si trasformò in dio marino, mangiando una certa erba, probabilmente allucinogeno), con le mense voraci alla Virgilio, e si è proseguito con la zuppa mistica di Beatrice a base di farro e verdure tricolori.
Per quanto riguarda i “secondi”, ma la definizione è impropria, si è assaggiato il pollo infernale alla Barbariccia innaffiato da salsa piccante (rafano) alla Ciacco e carni eremitiche (lesso) alla San Pier Damiani guarnite di verdure colorite alla guelfa. Infine, formaggio di fossa con miele (il primo, afrodisiaco, fatto di latte, simbolo di giustizia; il secondo, simbolo di sapienza) e torta paradisiaca di frutti mistici. Ai commensali sono stati “arrubinati” Chianti, Vini di Serego Alighieri e vin santo. Papille blandite per la bontà delle vivande (insoddisfatta solo la curiosità per l’anguilla alla vernaccia, il piatto preferito da Dante) e grande amabilità dell’apparato didascalico fornito dal professor Chiaretti che, sempre sul filo del rasoio della leggerezza, ha parlato di Andra Cappellano, di Beatrice, della profezia del “cinquecentodieci e cinque” (l’imperatore Arringo VII?) e dalla celebre “trombetta” del diavolo. Tutti i presenti hanno risposto ad un questionario che chiedeva un po’ indiscretamente se si sentissero più gufi o allodole. Secondo la mitologia il gufo si accoppia di notte, l’allodola di giorno. Se vi interessa saperlo, Dante si immedesima con la seconda. Molto interessanti di intermezzi musicali in cui Angelo Botticini, insigne collezionista, ha temuto una preziosa lezione sugli strumenti d’epoca (flauto di corno, bombarda liuti, salterio e cornamusa), improvvisando qualche essai di concerto.
La riuscita sera, introdotta dal dirigente scolastico Gaetano Cinque e curata dalla professoressa Laura Forcella, ha avuto come ospite d’onore la giovane contessa Massimilla Serego Alighieri (l’ultima discendente del Poeta), che ha raccontato onori ed oneri della sua discendenza dal nobile poeta fiorentino. (Tratto da Nino Dolfo “Il Giornale di Brescia”).
Alla manifestazione intitolata “Nostro Dante quotidiano” hanno preso parte, tra gli altri, anche Francesco Saverio Borrelli (il giudice di “Mani pulite” e “Piedi puliti”) con una relazione dal titolo “Di giustizia orribil arte” (Inferno XIV) e Mino Martinazzoli (celebre esponente della Democrazia Cristiana) con una relazione dal titolo “Nave sanza nocchiere in gran tempesta”, che hanno dimostrato come coniugare la cultura dantesca con l’attualità e trovare spunti inediti, mai obsoleti, nel grande mistero che l’Alighieri ci ha consegnato con la terzina “O voi che avete l’ntelletti sani mirate la dottrina che s’asconde sotto ‘l velame de li versi strani” (Inferno IX).