Gli edifici s’affastellano come cellule estranee al corpo della Città, che rendono pesante, ansimante. Le case non fanno squadra, fanno numero. Aggregati casuali, non organici, addizionano una Non Città fatta quasi sempre da Non Cittadini. regole. Nel senso che costruisce valori fasulli facendoci credere che siano quelli veri. Oggi, la mente, distorta da un sistema che sta degradando molte cose, ci dice per esempio che il bello è quello che vedi sulle riviste patinate di architettura. Quello degli oggetti piazzati sul territorio senza rispetto per la sua natura, storia, intelligenza. Segni che vorrebbero magnificare solo chi li ha commissionati o progettati. Poi, dietro i capi che fanno moda, ecco la truppa degli scopiazzatori con i loro archimostri, stupidi fantocci, addirittura senza anima, senso, vita? Sta passando anche sulle nostre terre l’orda dei progettisti che non sanno fare all’amore con il luoghi, ma li violentano. Non sanno, cioè, unirsi appassionatamente ai geni che li abitano, generando figli sani e robusti, ma solo compiere bassezze a loro danno; non cercano d’impararne lingua, non sanno dialogare, ascoltare e cogliere i loro preziosi suggerimenti, che non ti fanno mai sbagliare.
Ma, lasciando da parte lo spirito dei luoghi e guardando com’è giusto anche al materiale, si può dire che il territorio o l’ambiente, urbano o naturale che sia, è come un corpo umano. Va trattato bene. Se si deve operare su questo corpo, occorre farlo con estrema attenzione; con esperti che ne conoscano bene le caratteristiche ed abbiano la sapienza necessaria, almeno per non compiere errori? Ti faresti operare, che so, un’appendicite, non dico da un infermiere (che quelli bravi?), ma da un addetto alla manutenzione delle attrezzature medicali o da un barelliere? No, vero? Pretenderesti il miglior chirurgo sulla piazza! Purtroppo sul corpo della Città, invece, operano tutti indiscriminatamente? recando danni a volte gravissimi, ferite orribili; producendo collassi ambientali, se non addirittura compiendo veri e propri delitti che dovrebbero essere puniti con lavori forzati tesi a recuperare sia il guasto che una sensibilità-capacità diversa negli autori! (non sto parlando tanto degli abusi edilizi, ma degli abusi estetici, che fanno a volte ancora più male). Perché il corpo di cui stiamo parlando è anche nostro, è una estensione del nostro!
Ma, come si diceva prima, la mente ottunde le nostre facoltà naturali, ovvero la nostra capacità di distinguere nettamente tra il bello ed il meno bello e pochi s’alzano a protestare. Anche se tutti noi, però, sotto sotto, quando ci troviamo di fronte al brutto, avvertiamo che qualcosa non funziona; percepiamo un fastidio indefinibile, una specie di male morale? Che fare allora? Propongo di fare la rivoluzione! Calmo, sto parlando di una bella rivoluzione interiore, capace di riportare in prima linea i nostri valori fondanti, del bello, del giusto e del puro e di rimettere la mente al posto che le spetta, cioè al loro servizio. Vedresti che casino! Quanta bruttura scomparirebbe, quanto bello rifiorirebbe e quanto bene morale ci godremmo! Come si fa a fare questa rivoluzione personale? (che poi è il passaggio necessario per recuperare appieno il titolo di cittadino e, se generalizzata, è premessa per la rifondazione di una Città migliore)? Beh! intanto: tu, te la faresti? Ti renderesti disponibile a seguire più il tuo istinto naturale che le tendenze al brutto del sistema? Se dici sì! siamo già in due! Chiedilo anche ai tuoi lettori. Potresti avere delle belle sorprese! Poi, ne riparliamo!
Politici. Committenti. Progettisti.
Quasi tutti i Piani urbanistici, oggi, cercano di trasformare il territorio in una specie di pasticcio-torta che sedicenti politici sfornano con la complicità di qualche tecnico e distribuiscono a più o meno succubi cittadini in briciole o a fette, in cambio di consenso elettorale.
Questa è la regola della Politica quando la si usa come strumento per acquisire il potere e mantenerlo a tutti i costi. E i risultati li abbiamo sotto agli occhi! La vera Politica dovrebbe invece mettere a fuoco un’idea di Città futura migliore, una specie di stella polare, brillante del massimo consenso possibile dei cittadini, su cui tutti, enti pubblici e soggetti privati, possano poi orientarsi per realizzare e coordinare i propri progetti.
Succederebbe, così, che le iniziative dell’imprenditore-committente, soddisfacendo oltre all’interesse personale, anche quello collettivo, si caricherebbero di importanti plus valore, sia in termini economici che d’orgoglio civico; ed accadrebbe altresì che le opere del progettista, traendo ispirazione dalla comune visione di Città futura, non ruberebbero né deformerebbero più le idee che appartengono ad altri luoghi o ad altri tempi.
Necrofilia architettonica riminese.
A proposito di architetture rivolte al passato, in particolare di quelle che riesumano cadaveri di architetture morte (anche loro trapassano), vorrei chiudere questa dissertazione sul brutto facendo riferimento ad una vicenda di casa nostra. Parlo dell’atto di necrofilia architettonica che sta per essere compiuto a Rimini con la ricostruzione, com’era, dov’era, del Teatro Galli distrutto dalla guerra e dal dopoguerra. Anche qui, invece di fare all’amore con il genio della Città per generare un nuovo figlio, naturalmente rispettoso di quanto rimane e ancora vive dell’antico fratello, si vuol montare in piazza una specie di pupazzo che gli assomigli. Anche qui si sta per consumare un nuovo atroce delitto, in ossequio al brutto!
di Marino Bonizzato Architetto in Rimini
Sta passando anche sulle nostre terre l’orda dei progettisti che non sanno fare all’amore con il luoghi, ma li violentano. Non sanno, cioè, unirsi appassionatamente ai geni che li abitano, generando figli sani e robusti
Marino Bonizzato