– “L’immagine di un popolo sono gli occhi di una bimba intelligentissima di 10 anni, Tfailuha che traduceva per noi al resto della famiglia. Al volo capiva le cose con occhi e viso dolcissimi. La prossima volta porterò con me mio figlio per fargli apprezzare le cose che ha”. Mario Galasso, assessore del Comune di Riccione, racconta la posa della prima pietra dell’ospedale che la Sis finanzierà; ubicato in un villaggio in Algeria abitato dai saharawi, un popolo scacciato dalle loro terre dal Marocco. Presenti anche Fabrizio Piccioni in rappresentanza della Provincia di Rimini, un bel gruppo di riccionesi guidati da Daniele Fabbri, presidente dell’associazione Solidarietà con il popolo saharawi, la cerimonia è avvenuta lo scorso marzo. L’ospedale costerà circa 120.000 euro, il primo finanziamento è di 70.000.
Riflette Galasso: “Ci piacerebbe che questa iniziativa di Riccione fosse legata a tutta la provincia di Rimini”.
Il popolo saharawi è il protagonista della follia dell’uomo. Composto da circa un milione di abitanti, la sua patria è il Sahara Occidentale, sul mare, dirimpetto alle Isole Canarie. Colonia spagnola, grande quanto l’Italia, è ricco di miniere di fosfati a cielo aperto; pescoso anche il mare. Il territorio è stato occupato dal Marocco che ha eretto un muro lungo 2.700 chilometri. La stragrande maggioranza della popolazione si è rifugiata in Algeria, dove ha costruito campi profughi.
Il Comune di Riccione da 4 anni, d’estate, ospita una sessantina di bambini.
“Nei campi profughi – continua Galasso – fatti di tende e povere case di mattoni non c’è ozio. I bambini vanno a scuola; poi frequentano le classi algerine. Per i più bravi c’è anche la possibilità di studiare all’estero. Un bel contrasto tra la nostra scontentezza quotidiana ed il fatto che si possa vivere in condizioni minime”.