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Home Località Valmarecchia

Di Giacomi, il nostro avversario è Nando Fabbri

Redazione di Redazione
6 Ottobre 2006
in Valmarecchia
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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– La denominazione non gli piace ma è così. Giona Di Giacomi, cattolichino, è uno dei leader di Rifondazione comunista di Rimini Sud. Trotzkista (la “Sinistra critica” di Malabarba e Cannavò i punti di riferimento nazionali), a livello provinciale è uno degli avversari del duo riminese Buldrini-Mangianti, usciti sconfitti nelle elezioni comunali di Rimini della scorsa primavera, fino ad essere lasciati fuori dalla giunta dal sindaco Alberto Ravaioli, anche se ora si parla di un loro ingresso, rispettivamente, in giunta e in un ente secondario.
Persona affascinante, perbene, colta, con un’argomentazione raffinata nella dimostrazione delle sue tesi, Di Giacomi non esiterebbe a portare un amico in “giudizio” negli organi preposti del suo partito. E’ un tagliatore di teste. Da Cattolica è salito a Riccione (dove è iscritto) per fare pulizia nel partito.
Quarantacinque anni, sposato, insegna fisica e matematica al Liceo “Volta” di Riccione. Prima ancora ha insegnato nel Modenese. La sua avventura scolastica inizia alla fine degli anni Ottanta; parte per il Camerun come volontario internazionale in servizio civile. Fa il professore di Fisica in un Liceo scientifico. Tra febbre e malarie, si riduce a 50 chili e sempre come volontario dell’Università di Pavia diventa professore universitario, sempre di Fisica, in Ecuador. Per due legislature è stato consigliere comunale a Cattolica.
Perché non si è più ricandidato?
“Nel nostro circolo vale il principio della rotazione, che non vuol dire che uno ricopre un incarico e poi va ad occupare un altro posto, ma semplicemente che dà il proprio apporto al partito in modo diverso. L’altro principio del nostro circolo è che nessuno debba guadagnare qualcosa dalla politica. E’ un’attività volontaria; tolte le spese il resto viene dato al partito. Sto parlando per Rimini Sud e non Rimini. E questo è l’antidoto contro gli arrivisti, i carrieristi, i poltronisti. Chi si schiera con noi, non farà i soldi, non avrà mai un incarico permanente e l’attività la si fa solo per passione”.
Che cosa vuol dire essere trotzkista, oggi?
“Vuol dire essere anticapitalisti. Quindi battersi contro la società di oggi, basata sul mercato, sulle merci e essere anti-burocratici, che sono i tumori delle organizzazione dei movimenti operai. Gli apparati si staccano dalla propria base e diventano autoreferenziali e cominciano a distribuire privilegi e incarichi fino a diventare un’altra cosa. Praticamente, il partito che prima era il mezzo per cambiare la società, poi diventa distributore di privilegi, carriere, mezzi. E si diventa disponibile al fine per salvaguardare il mezzo. Lo stesso Trotzki nella battaglia contro Stalin non era per il potere, ma aveva capito che Stalin si era circondato di un gruppo di potere autoreferenziale, che nel tempo di penuria distribuiva privilegi: negozi speciali, dacie, stipendi. E questo spiega sia la degenerazione dell’Urss, sia del sindacato. Chi diventa dirigente sindacale ha un buon stipendio; pur di non tornare in fabbrica è disposto a firmare contratti contro i lavoratori. Anche nella cooperazione internazionale ho verificato tali logiche”.
Che cosa vi divide dagli esponenti riminesi di Rifondazione?
“Coi compagni ci divide la concezione del rapporto con gli incarichi. Noi viviamo per la politica e non di politica. Per noi uno che guadagna dalla politica 2.500-3.000 euro al mese è impensabile. A livello provinciale avevamo proposto che chiunque non dovesse superare i 1.500 euro al mese, con il resto che doveva essere versato al partito, ma ci è stato bocciato. Questo per legarsi alla base ed evitare il carrierismo all’interno del partito. Nell’ultimo statuto risulta che va versato al partito il 20 per cento degli emolumenti; si spera che lo facciano tutti. La federazione di Bologna e quella nazionale di Roma versano il 50 per cento”.
Quali rapporti ha Rifondazione con la Provincia?
“Il più grosso avversario a livello provinciale è Nando Fabbri. Praticamente sta sottovalutando la salute della gente in nome di un interesse economico. Sto pensando al Piano provinciale dei rifiuti e alla quarta linea a Raibano. Ci deve spiegare perché si spendono soldi pubblici per ammodernare l’inceneritore per avere le stesse emissioni inquinanti di quelli vecchi a livello quantitativo, bruciando più rifiuti e con emissioni più tossiche, come quelle delle nano particelle; sostengo il voto contrario dei due consiglieri di Rifondazione. Spero che sulla questione inceneritore cada la giunta Fabbri”.
Che cosa vi divide dai cugini diessini?
“Oramai la parentela è rotta; non siamo più niente. E’ una sinistra che si mette l’elmetto e va in Libano e Afghanistan, tradendo il voto dei pacifisti, determinante per la vittoria e che a livello economico fa una politica di lacrime e sangue”.
C’è qualcosa che vi accomuna con i cugini diessini?
“Le aspirazioni del nostro elettorato. Essendo una base popolare, ci chiede di difendere i loro interessi anche al governo. C’è chi non lo fa come i Ds e chi tenta di farlo come Rifondazione”.
Qual è il vostro rapporto con l’Arcobaleno di Cattolica?
“E’ in corso una esperienza importante, quello del Comitato per il referendum sulle farmacie comunali. Penso che possa essere una officina comune che può avere prospettive più alte. Credo che solo lavorando insieme si riesca a costruire unità”.
E con i movimenti?
“Un forte legame che si rafforza sempre di più. Tanti giovani. Abbiamo una scuola di formazione a livello provinciale frequentata da 10-15 ragazzi ogni anno”.
Che cos’è la politica?
“Lo strumento per cambiare il mondo”.
Che cosa apprezza di più in una persona?
“La capacità di unire la passione al disinteresse economico”.
A Riccione c’è stato un forte scontro all’interno del partito e ora?
“Abbiamo perso qualche decina di iscritti a scaglioni. Pensavano ad un’altra concezione del partito. Hanno avuto un comportamento poco trasparente nella gestione delle tessere e del finanziamento. La loro uscita è una liberazione; paradossalmente abbiamo perso gli iscritti e guadagnato qualche centinaio di voti. Inoltre, abbiamo recuperato delle personalità come Wilma Del Bianco. Ora iniziano ad entrare i giovani e sta crescendo”.

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