– Nell’agosto-settembre del 1944 le distruzioni della Seconda guerra mondiale attraversano Riccione. Fabio Glauco Galli, da un paio di anni sta raccogliendo segni, storie e memorie di pace, pane e guerra. Le ha intitolate “La città invisibile” richiamando alla memoria una riflessione dello scrittore Italo Calvino: “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.
Fabio Galli sta lavorando con la passione degli adolescenti ad un progetto che lascerà una bella impronta nella comunità di Riccione. L’anno prossimo, per non dimenticare i valori del 25 aprile, presenterà il libro ed un lungometraggio con 25 storie.
Parte del lavoro raccolto fino ad oggi, è stato anticipato in alcune rappresentazioni teatrali nella primavera dell’anno scorso (“Riccione quarantaquattro”) e in quella di quest’anno (rappresentazione con Francesca Airaudo, Daniele Marcori e Giorgia Penzo)
Scrive Galli: “La città invisibile è un progetto sociale e culturale, a Riccione, attraverso i mezzi del nostro presente: editoria, teatro, video, web. L’obiettivo è riportare alla luce la Memoria dei testimoni di un altro tempo, a Riccione e altrove, a ritrovare i segni lasciati nelle loro città e nelle loro storie, in pace, per il pane e in guerra. Si scrive della Storia, questa Storia, sapendo che altri l’hanno fatta davvero. E sapendo che altri l’hanno tramandata perché non se ne smarrisse il ricordo. Si scrive della Storia, per ultimi, ma si è scritto, come loro, con la speranza di non restarlo”.
Poco più che trentenne, colto, raffinato associatore di idee, conoscere Galli può essere annoverate tra le fortune che ti possono capitare nella vita. La interpreta lontano dal tran tran di tutti i giorni. E’ stato allievo di Ilvo Diamanti all’Università di Urbino, ha lavorato in una grande azienda ma il suo apporto era “over quality” (qualità troppo alta) rispetto alle richieste. Non gli manca la pignoleria caratteristica degli studiosi di razza.
L’orazione civile di Galli avviene attraverso le lacrime dei riccionesi, lontane pochi decenni. E poche centinaia di chilometri quella storia si ripete con altri protagonisti: ma sempre donne, bambini, uomini.