– Leggiamo sul notiziario “Città di Cattolica” (maggio 2006). Titolo: “Farmacie comunali: la ‘convenienza sociale’ di privatizzarle. Risalta, tra l’altro: “Se non si vuole fare della demagogia, bisogna riconoscere che attualmente le Farmacie Comunali non possono offrire ‘vantaggi sociali’ superiori alle altre… Per cui, piaccia o non piaccia, il loro ‘valore sociale’ coincide con ‘l’utile economico’ che esse riescono a garantire, con il quale poter poi finanziare investimenti o servizi di pubblica utilità”.
Dunque per i nostri amministratori le farmacie comunali sono solo un’attività commerciale che, vendendole si può fare cassa. Dimenticano che si parla di farmaci, cioè di salute, non di detersivi. E’ chiaro che con questa logica da commercialisti, non si è saputo/voluto ampliare tutte le potenzialità sociali delle nostre farmacie. Addirittura non si è dato corso completamente alla politica degli sconti (fino al 20%) per i farmaci da banco prevista dalla Legge 149/2005.
Di ben altra idea sono all’A.S.SO.FARM. (Federazione Aziende e Servizi Socio – Farmaceutici) – circolare luglio 2006 -, l’associazione alla quale aderiscono le farmacie comunali (anche quelle di Cattolica).
“Assofarm per la traduzione di farmacie a caratterizzazione sociale, invita i propri associati a favorire la popolazione continuando ad applicare la politica degli sconti. … Ripropone una trasformazione più complessiva del ‘Sistema Farmacia’ attraverso una ormai improcrastinabile legge di riforma che veda, fra l’altro, l’aumento del numero delle farmacie soprattutto nel centro-sud e il riequilibrio fra sedi farmaceutiche private e pubbliche oggi fortemente penalizzate, per garantire maggiore fruibilità del servizio farmaceutico e l’ampliamento degli orari di apertura delle farmacie. …Si invitano Governo e Forze politiche ad affrontare in modo organico e coerente gli interssi legati alla salute dei cittadini, con una profonda trasformazione del sitema farmacia che sappia diventare sempre più un vero e proprio presidio socio-sanitario diffuso e capillare sul territorio e non un semplice esercizio commerciale che è sempre stato estraneo alla tradizione e alle finalità delle farmacie pubbliche”.
Dunque, per gli increduli e per i nostri amministratori colpiti dagli effetti speciali del mercato (e dal super/ipermercato… magari targato Coop), c’è solo da imparare.
Continuiamo. “Assofarm (documento giugno 2006). E’ utile premettere e sottolineare, che le Farmacie da noi rappresentate (comunali) investono parte dei profitti realizzati con la propria attività, per sviluppare le attività di prevenzione della salute e a sostegno delle popolazioni più deboli e disagiate. La maggior parte della farmacie comunali operano, infatti, nell’ambito socio-sanitario favorendo lo sviluppo della formazione, dell’informazione, della cultura e della ricerca coniugando il tutto con la tutela dell’ambiente. Le farmacie comunali rappresentano un modello di perfetta coesistenza fra la reddività dell’impresa e l’operatività sociale e sanitaria”.
Madunena sènta!… Questi concetti rischiano di apparire come delle bestemmie per i nostri amministratori-commercialisti. Eppure sono attività normali svolte in tante città e che, addirittura, pensano di potenziarle. A Cattolica, invece, si pensa solo di fare cassa (baoch).
Ancora Assofarm. “…Rafforzare e innalzare il diritto di prelazione dei sindaci (oggi 50% delle licenze) e diminuire la differenza numerica esistente fra farmacie comunali e private per rafforzare il sistema salute”.
Os-cia! A qualche nostro amministratore potrebbe venire un accidente, visto che, forse, potrebbe già avere una lista di acquirenti per la vendita delle nostre farmacie.
Assofarm (dulcis in fundo). “Il rafforzamento del settore farmaceutico pubblico deve essere incentivato per le grandi potenzialità che può esprimere svolgendo il servizio sul territorio. La farmacia pubblica può e deve costituire una sorta di ‘investimento sociale'”. Dambatt!…
di Ecci