Architetti di formazione pratichiamo entrambe la professione di paesaggiste.
Il paesaggista è una figura professionale che si occupa nel caso di spazi urbani della progettazione di ciò che non è costruito: strade, piazze, vie, parchi, giardini, aree gioco; e nel caso di spazi extraurbani della pianificazione di opere che investono la trasformazione del paesaggio come ad esempio le valutazioni di impatto ambientale, il recupero di aree di paesaggio degradate (cave, discariche…), o ancora piani del verde, o piani paesaggistici.
Questo ambito operativo si è delineato, in Italia, solo recentissimamente come un ambito professionale specifico, mentre nel resto d’Europa lo è da molto tempo. Chi sceglie questa professione in Italia lo fa con la consapevolezza di dovere anche assumere il ruolo pionieristico di chi si avventura in territori non ancora tracciati. Fino a qualche anno fa in Italia non esisteva un corso di laurea in paesaggio, ma una specializzazione di tre anni accessibile solo ai laureati in architettura o ingegneria. Spesso chi voleva fare esperienze di lavoro doveva andare all’estero: così è successo a me (vissuto e lavorato per tre anni a Berlino) e così a Claudia (a Parigi per otto anni). Questo iter di formazione così lungo e a volte faticoso è sempre stato sostenuto dalla ferma convinzione di sviluppare un sapere importante per la salute sociale e civile. La forma urbana e le politiche di gestione del territorio influenzano e condizionano gli stili di vita e le possibilità di tutti.
Proprio perché il nostro lavoro comporta tante ingerenze con la vita quotidiana, ci piacerebbe vivere e gestire questa rubrica come un momento di confronto e di reciproco scambio di saperi. Preferiremmo occuparci di argomenti che attengono la realtà locale e che rappresentino dei quesiti collettivi. Ci auguriamo di trattare dei temi desunti dall’esperienza quotidiana del vivere e lavorare nella nostra provincia. Per cui se qualche lettore ha degli argomenti che riguardano il paesaggio su cui gradirebbe avviare una discussione è pregato di sottoporceli inviando una mail al giornale.
Marialuisa Cipriani