– La politica marignanese è ancora in stallo. Il sindaco Domenico Bianchi, che si è autocollocato nelle file dei Comunisti italiani (pensa però che i comunisti mangiano i bambini), alla guida di una giunta di centrosinistra, formata da Ds, Margherita e repubblicani non riesce a riavvolgere la matassa che ha imbrogliato, anche con coraggio e felice intuizione, per quanto attiene alla logica.
Con ordine. La sua personale rivoluzione viene da lontano, ma si concretizza dopo le lettere anonime firmate da un generico “Magnatedesc” che attaccano Davide Clementi, architetto, Margherita, assessore all’Urbanistica.
Bianchi (che leone!) solleva la questione dei tecnici (nel suo caso architetti e geometri) che svolgono la libera professione e che sono assessori “esperti” della suo governo. “Incompatibili”, fa sapere in giunta.
Luca Tomasetti, geometra, si sente colpito nella persona e dà le dimissioni in una infuocata riunione di partito che lascia i presenti sbigottiti.
Il sindaco le accoglie, ma informazioni dell’ultima ora affermano che sarebbe intenzionato a ridare le deleghe allo stesso Tomasetti. Va detto che la legge non gli consentiva di rigettarle, ma gli dà la facoltà di riproporre la stessa persona.
Insomma, Bianchi è in mezzo alla bonaccia cercata con insistenza dalle proprie vele. Dove la politica è sottile gioco di potere e sensibilità di difficili alchimie, tale semplificazione da una parte è apprezzabile. Dall’altra, porta ad uno stallo amministrativo. A questo va aggiunto l’estenuante braccio di ferro con una parte del personale comunale. La sua amministrazione porta avanti il tran tran quotidiano.
Da solo, Bianchi non si può permettere il lusso di tirare dritto. Per la semplice ragione che Davide Clementi e Luca Tomasetti sono anche consiglieri comunali. E disarcionati dagli assessorati, a Bianchi, gli farebbero vedere i sorci verdi ed anche quelli rossi. Anche se Mao, il grande timoniere della Cina, diceva che i gatti devono prendere i topi, neri o rossi non importava.
Come uscire da questo cul de sac che sta paralizzando la “progettazione” politica? La risposta è semplice, Bianchi si dovrebbe appoggiare ai tre partiti della sua coalizione ed andare a Canossa. Al momento tale svolgimento sembra molto lontano e forse non è nel carattere di Bianchi, che ha mollato per strada alcuni suoi grandi elettori, contravvenendo al detto romano: il potere si divide.