– Carissimo direttore ed amico,
ti scrivo perché provocato dall’articolo di don Piergiorgio e Iglis. Mi ha sempre affascinato l’idea che la chiesa (a catechismo ci insegnavano che è composta da sacerdoti e laici) sia presente nella società in cui vive. In tanti anni di vita nella mia comunità ho visto che la chiesa tende a spegnersi quando non può più dire la sua per riguardo a persone ragguardevoli (non è un gioco di parole purtroppo). Non vado ad infilarmi in considerazioni su legami tra politica e fede perché ritengo che siano veramente pochi i casi in cui c’è un legame non pulito cioè con interessi privati.
Spesso la chiesa dice la sua ma viene tacciata di oscurantismo (vedi “Spigolature” sulla pubblicità riguardo al sindaco di Riccione). Spesso si invoca il dialogo ma lo si esclude quando dovrebbe essere diretto alla chiesa e, cosa molto più grave, non si sa da cosa si parte per dialogare. Molti degli attori di certe farse si vedono in chiesa e nello stesso tempo a dirne male; sono queste divisioni che non aiutano la nostra appartenenza e la nostra dedizione (là dove è il vostro tesoro, sarà il vostro cuore ). Faccio una proposta: andiamo a cercare la chiesa che milita e che ha qualcosa da dire e che dice qualcosa magari non perfettamente ma dice la sua: forse saremo più efficaci. Grazie.
Davide Carroli