– Testimonianze di civili e reduci di Montegridolfo è il tema del libro “La Linea dei Goti e la guerra”. Edito dal Comune di Montegridolfo con il patrocinio della Provincia di Rimini edella Regione Emilia-Romagna – Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali, prefazione di Tiziano Casoli, lo ha curato Terzo Maffei, un signore di Montegridolfo che da anni vive a Milano. L’amore per i suoi luoghi oltre che nel libro, lo ha espresso anche nella costituzione del museo che si trova a Montegridolfo.
Il libro è stato presentato ai cittadini domenica 18 dicembre alle 17 presso l’agrumaia dell’Hotel Viviani di Montegridolfo.
L’opera
Civili e reduci di Montegridolfo raccontano le loro esperienze vissute nel periodo 1943-45: i primi sulla convivenza forzata con i tedeschi protrattasi per quasi un anno durante l’approntamento della Linea dei Goti (così la chiamava Hitler) e il passaggio del fronte, i secondi sulle dure condizioni di vita sopportate nei lager. Viene fatta precedere una cronologia ragionata e un inquadramento storico, con particolare riferimento alla Linea dei Goti.
I testi riportano sia le domande che le risposte, ciò allo scopo di evidenziare il metodo seguito nella raccolta delle testimonianze: si è cercato, soprattutto con domande del tipo “cosa ti ricordi?”, di tenere il testimone “incatenato ai fatti” evitando il più possibile sconfinamenti “rielaborativi della memoria”. Ciò ha consentito di evidenziare alcuni aspetti specifici, in particolare il “modus vivendi”, cioè l’adattamento che si venne creando tra i tedeschi (che erano interessati a non suscitare reazioni negative per poter svolgere il loro lavoro senza intralci) e la gente che sapeva tollerare, se pur con l’orecchio teso a carpire notizie su quando gli Alleati sarebbero arrivati.
Così accadde che i tedeschi pagarono sempre il bestiame requisito e parecchie famiglie di Montegridolfo invitarono uno o due di loro al pranzo di Natale del 1943.
Se ciò avvenne a casa nostra, in un luogo immerso nella fascia strettamente interessata dai lavori della linea di difesa, contraddicendo lo stereotipo del tedesco “crudele e razziatore”, come spesso appare nella memorialistica che riguarda più ampi territori, ben diversa fu la realtà a casa loro, nei lager.
Qui, i nostri testimoni, che avevano rifiutato come la maggior parte degli internati di collaborare, dovettero sopportare condizioni disumane al limite della sopravvivenza e assistere all’esecuzione di compagni: lavoro coatto, fame, umiliazioni, punizioni. Ci fu chi trasse sollievo scrivendo rime su quella “vitaccia” e chi alimentò la speranza portando in tasca un “brevetto” devozionale. Intanto, in Russia, ci fu chi vide cadere i compagni esausti sulla neve e finiti con un colpo alla nuca dai soldati russi.
L’opera presenta testi che consentono una lettura agile per il lettore più frettoloso e, allo stesso tempo, è corredata da una abbondante notazione a piè pagina che fornisce notizie e spunti di approfondimento storico.
Le illustrazioni a colori sono distribuite nelle pagine vicine ai testi cui le figure stesse si ricollegano. I testimoni parlano un linguaggio asciutto tipico della nostra parlata, cosicché l’immediatezza restituisce, a distanza di sessant’anni, i palpiti di quella realtà. Una realtà storica offerta soprattutto ai giovani affinché non sia dimenticata. In particolare, la gente di Montegridolfo vi troverà famigliari, parenti e amici che raccontano della convivenza con i tedeschi, dei bombardamenti, dei morti, o delle sofferenze patite in prigionia.