– Mario Magnanelli, pittore, istrionico, comunicatore ardito, muore il 27 dicembre di due anni fa. Istintivo, ma capace di ritornare sui propri passi, chiedendo scusa. Un bastian contrario profondamente innamorato di San Giovanni.
– Non aveva che 59 anni ed alle spalle una vita da protagonista: fatta di polemiche, battute, bontà, intuizioni, eleganza e pure di piccole e consapevoli cadute di stile. Nei momenti migliori aveva la forza di chiederti scusa.
Le sue cascine, fiori e marine sotto la neve, o nella neve, erano riconoscibilissime e molto amate. Tra i tanti ammiratori-collezionisti: Umberto Paolucci (presidente della Microsoft Europa; grazie a lui i quadri di Magnanelli sono giunti anche a Bill Gates), la famiglia Galanti di Cattolica, la famiglia Pettinari (industrie Fom).
Mario Magnanelli è stato soprattutto un grande personaggio. Abile ed elegante nella sua comunicazione e pure molto pignolo. Capace di accogliere grandi personaggi nel suo studiolo: Dario Fo e Franca Rame, Ornella Muti.
Ha scritto della propria pittura Magnanelli: “…è un linguaggio essenziale quanto ricco di intimità e di immensa commozione: un linguaggio libero da ogni forma di maniera che conserva inalterata nel tempo la sua altissima, intensa espressività”.
Di sé, come uomo, si definiva: “Bello, romantico e senza regole”. Da giovane aveva frequentato Roma: “Pittore randagio in via Margutta”. Di quel periodo scrisse lo scrittore-regista, Cesare Zavattini: “…e mi piacquero subito quando le vidi ad una mostra di via Margutta, quelle magiche, suggestive marine d’inverno”.
La vita di Magnanelli ha una svolta a metà anni ottanta, un brutto incidente prima lo tiene in sospeso tra vita e morte e poi ne lascia i ricordi nel fisico, fino alla fine. Però questi ultimi decenni sono anche ricchi di fare. Apre un ristorante-centro culturale in collina: “La casina del pittore”, che lascia ottimi ricordi.
Agli inizi degli anni novanta, in piazza Silvagni, propone una sua esposizione per un lungo periodo.
Poi il suo rifugio è nella casina davanti al teatro Massari, nel borgo.
La sua mente sforna l’idea della Notte delle Streghe. Idea che viene fatta propria dal Comune che la porta ad uno straordinario successo di pubblico, senza perdere la qualità. E con il suo Comune e con i marignanesi era sempre in lite, arrabbiato. Aveva un rapporto di amore ed odio (il famoso amodio di Fosco Maraini). In Comune ed agli amici spediva lettere-fax non proprio dei fiorellini; sempre molto tollerate. In ogni caso è stato molto generoso con la propria città. In novembre le aveva regalato la sua preziosa raccolta di cartoline. Ed aveva altri regali in mente. Il sindaco Sergio Funelli voleva pubblicare il suo ultimo catalogo, “Mario Magnanelli, 100 opere”; proposta rifiutata con sdegno.
Ma il Magnanelli vero, il suo lato migliore, è la maga Artemisia. Egli l’aveva denominata “buona”. Anche questa era nata dalla sua invenzione, ma con gli anni con chi glielo ricordava si arrabbiava, in tinta col personaggio: “Sarai matto! E’ sempre esistita”.
Nonostante il carattere, Magnanelli aveva tanti amici e molti intellettuali hanno celebrato la sua opera: Piero Meldini, Roberto Pazzi, Ennio Cavalli, Rosita Copioli, Federico Fellini, Teo Bragagna. Ne era molto orgoglioso.
Nei paesaggi delle sue pitture continua a nevicare.