– Un morcianese doc alla guida dell’ordine dei medici della provincia di Rimini. Geo Agostini è stato eletto lo scorso 14 novembre. Il suo mandato è iniziato il 1° gennaio e scade fra tre anni. E’ nell’organigramma provinciale da 6 anni: 3 anni da consigliere e 3 da vicepresidente.
Cinquantotto anni, due figli, due specializzazioni (chirurgia vascolare, anestesia e rianimazione), come passioni il tennis e la bicicletta, per 15 anni, fino al ’90, è stato medico condotto a Montefiore. Poi, sempre a Morciano.
A chi gli chiede chi è il bravo medico, risponde: “E’ colui che è inserito nei problemi reali della società. Nel senso che deve salvaguardare la salute dei cittadini, non trascurando le risorse economiche che non sono più infinite”.
“E accostandosi al paziente – continua Agostini – come persona. Va prestata l’attenzione massima non alla malattia ma all’integrità. Vanno considerate le reazioni psicologiche. Il paziente va accompagnato nei percorsi difficili della sanità. Insomma, il buon medico non si limita a rilevare i problemi ma si impegna per la loro soluzione. Bisogna sapere dove mandarlo ed accelerarne i percorsi. Talvolta, se serve, intervenire per difenderlo”.
Quando le è nata l’idea di fare il medico?
“Ho maturato questa convinzione negli ultimi anni del Liceo”.
Quale episodio professionale l’ha particolarmente segnata?
“Oramai esercito da quasi 35 anni; quindi un impegno lavorativo abbastanza lungo. Episodi importanti ne ho vissuto ed ho anche risolto brillantemente situazioni pericolose. Ma la mia gratificazione massima è quando instauro rapporti umani con i pazienti; che vanno al di là della professione”.
Per lei che cos’è la medicina?
“Siamo in un momento di altissimo sviluppo tecnologico che rischia di farci considerare la persona malata divisa in settori. La medicina è il prendersi cura della persona nella sua integrità: guai al medico che non capisse tale approccio. A dimostrazione di questa riflessione, c’è il progredire della medicina cosiddetta alternativa. Che cercano di affrontare la malattia non in senso parcellare ma globale. Quindi il medico deve avere l’ampio bagaglio tecnologico in evoluzione, senza dimenticare di applicarlo alla persona e non alla malattia”.
Uno dei rilievi che si fanno ai medici di base è: oramai sono dei dispensatori di esami senza visitare, che dice?
“Non è così. E’ in atto, in accordo con l’Ausl (Azienda unità sanitaria locale) e la categoria dei medici ospedalieri, gli specialisti ambulatoriali, una politica di integrazione in cui ciascuna categoria deve concorrere con le altre e semplificare i percorsi sanitari del cittadino: parlandosi e confrontandosi tra loro, tenendo in considerazione le risorse a disposizione. Il medico di medicina generale è una delle gambe che sorregge il tavolo con maggiore importanza. E tant’è che c’è l’obbligo dell’aggiornamento continuo e c’è l’obbligo della conoscenza del patrimonio strutturale dell’Ausl locale”.
Su quale lavoro importante si sta concentrando l’Ordine?
“Stiamo lavorando con tutti i medici in tre direzioni. Il primo, l’integrazione fra i vari professionisti. Il secondo, il senso di appartenenza al sistema sanitario provinciale e regionale. Terzo, l’assunzione di responsabilità verso la spesa sanitaria. Tutto questo per migliorare la nostra sanità. In questo momento una delle priorità, causa l’età sempre più avanzata che implica enorme energie, bisogna liberare e reperire risorse per gli anziani”.
Che cosa fa il presidente?
“Si occupa di alcune cose fondamentali. Forse la maggiore è che le azioni dei medici siano finalizzate a salvaguardare la salute dei cittadini all’interno del nostro codice deontologico che vanno al di là del codice civile e penale”.