– “Se dovessimo basarci sui risultati non vi erano dubbi della quotazione. Ma qualunque azienda deve avere un’attenzione sofisticata al mercato e all’economia nazionale. Nei due anni e mezzo che ci separono abbiamo la fondata fiducia che ci saranno una serie di accadimenti: il recupero economico del Paese e in questo tempo noi porteremo a maturazione nuovi programmi e nuove iniziative”. Lorenzo Cagnoni, presidente, ha così motivato la quotazione in borsa della Fiera di Rimini, slittata dall’aprile 2006 alla primavera del 2009.
“Stagione economica chiusa benissimo” quella del 2005, informa Cagnoni. Dividendo di 2,5 centesimi per azione (utili complessivi per circa 350.000 euro). Ricavi della Fiera a 48,3 milioni di euro (più 6,2 per cento rispetto all’anno prima e del 18 per cento sul 2003, anno con le stesse manifestazioni), con quelli degli altri settori si arriva a 73,4 milioni. Numeri che rafforzano la terza posizione nazionale, dopo Milano e Bologna, non proprio lontanissima. Un dato di bilancio importante, che dà il polso, è il Mol (Margine operativo lordo, quel che resta per l’eventuale utile dopo aver pagato gli ammortamenti, gli interessi, le tasse) pari a 16,6 milioni di euro (era di 14,2 nel 2003). I 16,6 milioni di euro sono circa il 30 per cento dei ricavi. Tradotto in soldoni: gestione buona.
Nonostante la bontà dei numeri macinati, la Fiera di Rimini è in un regime di concorrenza, e presenta il 2006 con due manifestazioni importanti perse; una traslocata a Firenze (Festiva del Fitness) e l’altra a Milano (Disma). I due eventi valevano attorno alle 350.000 presenze, il 35 per cento del totale. La Fiera è corsa prontamente ai ripari; la scorsa primavera si è presentata con Rimini Wellness (quasi 90.000 presenze, lontane dalle 300.000 ma un buon inizio). Insomma, ha rimarcato Cagnoni: “Il sistema fieristico soffre un eccesso di offerta; cosa che provoca tensioni sul mercato e effetti negativi”.
Il presidente ha sottolineato con quali mezzi si compete con gli altri: “La nostra capacità di prevalere sono la professionalità e l’innovazione”.
La Fiera di Rimini si presenta nel difficile mercato competitivo con le tutte le tessere al posto giusto. L’ultimo è l’allargamento degli spazi con due nuovi padiglioni (in totale ora sono 16) che saranno inaugurati dal ministro Antonio Di Pietrio il prosssimo settembre. Costo: 30 milioni di euro.
CURIOSITA’
Fiera, gioiello pubblico
– La Fiera di Rimini è saldamente nelle mani del pubblico e di investitori istituzionali del territorio. La maggioranza delle azioni sono detenute da Comune di Rimini, Provincia di Rimini e Camera di Commercio. Presidente Lorenzo Cagnoni, completano il consiglio: Stefano Venturini e Alfredo Cazzola (vice-presidenti), Marco Borroni, Salvatore Bugli, Maurizio Ermeti, Savio Galvani, Mauro Gardenghi, Claudio Marches, Franco Paesani, Giampiero Paoli, Mirco Pari, Gian Luigi Piacenti, Roberto Piva.
Auto tedesche e vino nostrano
– Il parco macchine della Fiera di Rimini è composto da auto tedesche: Audi e Volkswagen. A chi glielo faceva notare, il presidente Cagnoni ha detto che gli acquisti li hanno fatto i suoi collaboratori e fa parte del gioco del mercato. La Microsoft utilzza le auto della nazione dove opera. Meno male che la Fiera per il classico bicchiere di cortesia agli ospiti offre vino delle nostre colline. Ne sarà contento Enrico Santini, grande promotore delle nostre eccellenze agricole. Ogni tanto alla Provincia si brinda con vini forestieri.