– “Mi avete chiamato. Se ascoltate la mia progettazione, sono convinto che lavorerete; diversamente non lo so”. La proprietà ha detto va bene. Oggi, l'”Osteria del Mare di Riccione” è uno dei ristoranti più gettonati della città.
Tanta sicurezza appartiene a Giorgio Ciotti, progettista intelligente, con studio in uno dei posti più belli del mondo. Si trova a Gradara, in una chiesolina sconsacrata del 1500. Per permettere a sé e agli animi sensibili di apprezzare appieno la bellezza del tetto a carena di nave, ha utilizzato il plexiglas come solaio: bellissimo colpo d’occhio.
Morcianese di origine, gradarese-gabiccese d’adozione, sposato, un figlio, passione vera per i prodotti enogastronomici marchigiani e romagnoli, Ciotti ha firmato locali di pregio: “Gradisca” a Cattolica, “Bel sit” e “Eden Rock” a Gabicce Monte, il “Blu In Cafè” e la “Scuderia” a Bologna (locale di proprietà dell’Università). Dalla sua matita sono usciti i tre ristoranti dei giochi olimpici di Torino, riservati ai dirigenti del Toroc, il comitato organizzatore.
Il “Lab” di Senigallia, un american bar, forse, è quello che più gli ha dato soddisfazioni perché è stato raccontato dal Corriere della Sera: “ricco di charme e grande gusto”, fu il commento del prestigioso quotidiano. Al momento sta lavorando alla “Terrazza Marconi”, sempre a Senigallia, un altro locale di pregio.
Da che cosa devono partire gli operatori turistici?
“Il sorriso, sempre, è fondamentale. A questo va assolutamente aggiunta la professionalità, cioè la capacità di saper fare ristorazione, bar, albergo. La qualità di quello che si propone è fondamentale. Ricercare le materie prime eccellenti, per un consumatore sempre più preparato, è basilare”.
Nella media come trova le nostre strutture: alberghi, bar, ristoranti?
“Il nostro livello medio è da arretratezza; poi ci sono anche strutture qualificate. Il mio principio quando progetto è la massima semplicità, ponderare lo sforzo finanziario affinché l’attività possa creare reddito. E la semplicità è lo spirito fondamentale della nostra cultura. Poi cerco la funzionalità e incuriosire i clienti. Se tali ingredienti sono ben miscelati si ha il bel locale. Voglio anche aggiungere che non è assolutamente vero che per avere il bello bisogna spendere. L’importante è avere le idee e conoscere il giusto fornitore”.
Lei progetta da anni e conosce bene le strutture della nostre città, come vede il futuro?
“Sono ottimista. Dobbiamo soltanto rimboccarci le maniche e cambiare il modo di concepire il nostro turismo. Cambiato il modo di viverlo; è sufficiente rinnovare le strutture e puntare con forza sulla nostra enogastronomia. Tutte cose, ad esempio, che stanno già facendo i nostri cugini marchigiani nella zona di Ancona. Voglio portare un altro esempio. A Ripe, Anconetano, ho lavorato ad un agriturismo. Ha sette camere; ha puntato sul sorriso e la qualità ed è sempre pieno”.
STATISTICA
Alberghi, a Rimini il 40% in affitto
– A Rimini il 40 per cento degli alberghi sono in affitto; un handicap per la ristrutturazione degli immobili. Spesso il proprietario non investe e l’affittuario neppure. La conseguenza è una decadenza lenta, sia negli spazi, sia nel mobilio. Molti alberghi, quanto a mobilio, perfino in prima linea, sono rimasti agli anni ’60. Mentre a Riccione, Bellaria, Cattolica e Misano la percentuale è più bassa.