– Massimo Gottifredi ha tutti i numeri in testa e li associa in modo intelligente: lo spunto, il significato e anche le conseguenze. Già assessore provinciale al Turismo, vicesindaco a Cattolica (mistero: perché non gli è mai stata assegnata la delega al turismo dal sindaco Pazzaglini che se la tiene ben stretta?), sarà il prossimo grande capo del turismo della Regione Emilia Romagna. Va a sostituire Giuseppe Chicchi, eletto deputato lo scorso aprile. Sposato, due figli, larga esperienza di lavoro in Spagna, ha una grande passione anche per l’enogastronomia e la sa trasmettere come leggerezza. Ad esempio portò l’intellettuale Marc Augé, ospite a Cattolica, per cibi nostrani, da innaffiare col Pinot Nero del San Bartolo (Gabicce Monte-Pesaro); a suo modo una “lezione” per un francese.
Il turismo fieristico e congressuale cresce, è in crisi il balneare?
“Il balneare è il fondamento anche per il fieristico-congressuale. Ne determina l’appeal e diventa un’attrattiva anche per chi viene qui per fare business. Il nostro turismo fieristico vale circa il 15 per cento delle presenze, ma molto di più come fatturato. Infatti, ogni presenza fieristica spende mediamente tra i 160 e i 170 euro al giorno, contro una spesa media del balneare di 50. Dunque, bisogna moltiplicare per 3,2. Guai, pertanto, se si lasciasse arretrare la vacanza legata alla spiaggia. Voglio portare un’altra riflessione. Oggi, c’è molta attenzione per le città d’arte, ma per il sistema Italia non può essere il tema unico. Il nostro grande numero di presenze è dovuto anche al mare e alla montagna”.
I politici snobbano il turismo che vale il 12 per cento del nostro Pil, perché?
“Sul turismo tra quello che dicono e quello che fanno c’è una bella differenza. Il politico pensa che il settore turistico non è decisivo per la nostra economia e che può marciare da solo; mentre a parole si dichiara l’esatto contrario. Non è un caso che la marca Italia non è promossa e non è valorizzata neppure come prodotti. E non è un caso che nei programmi elettorali del Polo e dell’Unione di turismo c’era poco e senza mordente. E questo è grave per un paese che deve recuperare quote di mercato”.
Trent’anni fa eravamo la prima destinazione turistica mondiale, ora non più, perché
“Ci manca la determinazione e la capacità di fare sistema quando serve. Ad esempio la Spagna è un paese dalle individualità molto spiccate, eppure quando è ora di mettersi d’accordo c’è una forte coesione. E loro hanno concretizzato il connubbio tra la politica dichiarata e quella realizzata. Un po’ come i francesi, che operano a livello centrale. E non è neppure un caso che a Bruxelles nel turismo nei posti chiave ci siano gli spagnoli”.
Bisogna partire da un ministero del Turismo?
“Non è necessario. Diciamo che il turismo deve entrare negli altri ministeri. Perché oltre che accoglienza, è prima di tutto infrastrutture, viabilità, bontà del territorio. E poi anche promozione. E sulla promozione vorrei sfatare il luogo comune che l’Italia investe poco. L’Italia ha un bilancio come quello francese, solo che non riusciamo a fare sistema. Il bilancio dell’Enit è pari a quanto la Francia investe per promuoversi in Italia; solo che dobbiamo aggiungere anche le spese dei nostri enti regionali, mentre oltralpe non è così. Riflessione: siamo incapaci di fare sistema”.
Siamo competitivi come prezzi e servizi?
“Complessivamente sì. Nel medio periodo, dovremmo reggere il confronto. Solo che oggi dobbiamo mettere le basi per esserlo anche tra 15 anni. Il turista è sempre più esigente; è impensabile continuare a coprire le auto con le lamiere. Dobbiamo elettrificare la mobilità, abbellire le nostre città e il tessuto troppo urbanizzato. Non si può arrivare tra 15 anni senza aver risolto i nostri problemi. Credo proprio che l’innovazione sia una condizione per la sopravvivenza, come per qualsiasi altra attività: e è meglio progettare quando le cose vanno che nella crisi”.
Come andare a riprenderci il turismo straniero?
“E’ una delle condizioni della nostra sopravvivenza. La loro presenza fa rango, prestigio. Diventare provinciali non è mai bello. E’ chiaro che bisogna continuare a investire sull’estero. E su questo giocano un ruolo forte i voli a basso costo. Solo per il fatto di averli, arrivano più turisti. Un po’ di soldi del pubblico vanno investiti per il trasporto low cost”.