– Sempre meno turismo secchiello e paletta e sempre più fieristico e congressuale. Con gli stranieri che non ne vogliono sapere di affollare le nostre spiagge e gli italiani che continuano ad arrivare. Questa è la fotografia della stagione turistica 2005 consegnata alla riflessione degli addetti ai lavori e degli operatori chiamati a rimboccarsi le maniche perché sono finiti i tempi in cui bastava aprire porte e finestre per riempire. La frase fatta dell’abbondanza era “Perché, dove vuoi che vadano?”.
Il fieristico e il congressuale producono quasi il 25 per cento delle presenze totali. La chiave di lettura è duplice. La positiva afferma che in ogni caso è sempre turismo e, in più, con una maggiore possibilità di spesa. La negativa è che, scorporando la cifra, il balneare, benché maturo, con sempre più concorrenti non riesce né ad essere competitivo, né a richiamare per altre ragioni. E che il pubblico ha investito, mentre il privato si ritrova con strutture vecchie e con poco appeal.
Fieristico e congressuale uber alles (sopra tutto). Nel 2005 per la fiera sono giunti 1.044.897 visitatori, più 16,7 per cento rispetto al 2002. La Fiera di Rimini, ricavi propri per oltre 50 milioni di euro, genera movimenti per 500 milioni di euro sul territorio. Purtroppo sulla Fiera ci sono concorrenti tenaci all’orizzonte. Infatti, si sono perse il Festival del Fitness (finito a Firenze), che convogliava 375.000 visitatori e Disma (a Milano), circa 50.000 visitatori.
Il numero degli incontri congressuali nel 2005 è cresciuto del 12,3 per cento sul 2004. Nei 3.339 congressi vi hanno partecipato in 684.290, capaci di sviluppare oltre un milione di presenze turistiche; più 2,1 per cento.
Un consumato e bravo albergatore è Mario Tebaldi, Cattolica, fino a due anni fa anche assessore al ramo a Cattolica, riflette: “Cattolica e Misano sono lontane per ricevere i benefici del congressuale; dobbiamo fare con quel che abbiamo. Una soluzione è fare promozione insieme. Cattolica ha un buon appeal, ma andare in giro a dire chi siamo e cosa facciamo va sempre bene. Negli ultimi anni non è stata fatta promozione. Ogg il il turismo non si improvvisa, va comunicato. La gente sceglie prima l’Italia, poi la regione, dopo la città e infine l’albergo. Puoi avere anche le maniglie d’oro, ma se non c’è attrattiva nessuno viene. Chi va a gestire il turismo va là perché ha qualocsa in più o perché ha bisogno di mangiare? Io mi accontenterei che fosse 50 e 50. Due anni fa, Berlusconi promise 300 milioni di euro per il turismo. Ne arrivarono solo 30.
Credo che la stagione 2006 non sarà peggio del 2005. Ci sono i mondiali di calcio e credo che giungeranno molti tedeschi; l’importante è avere i loro canali televisivi. In loro sta ritornando la fiducia, anche se stanno molto attenti alla spesa. Finora sono stati usati, adoperati”.
Marco Giovannini, presidente degli albergatori di Riccione: “Il sistema alberghiero della provincia di Rimini è nella fase del cambiamento. Solo a Riccione negli ultimi 20 anni sono scomparsi 350 alberghi e chi resta sul mercato tende ad avere aperture più lunghe e non soltanto legate al sole. Credo che sia un fenomeno di crescita positiva il fieristico”.
Quale stagione nel 2006? Giovannini: “I segnali di Pasqua dicono non male ma sottotono. Mentre nelle fiere alle quali abbiamo partecipato abbiamo questa sensazione: forte attenzione verso le nostre località. Perdiamo gli stranieri perché l’Italia fa poca promozione sui mercati esteri; l’internazionalizazione costa di più ma dà anche stabilità. Noi scontiamo la mancanza di collegamenti aerei. Quest’anno stiamo tornando ad essere al centro dei voli; 4 voli settimanali dalla Germania sono poco cosa contro gli 80 giornalieri per le Baleari, ma è un inizio”.
Maurizio Cecchini, presidente degli albergatori di Cattolica, chiede provvedimenti dalle scelte politiche: “Vorremmo essere trattati allo stesso modo dei nostri concorrenti, francesi, spagnoli, portoghesi, altrimenti la competizione sul chi è più bravo ci fa partire con un handicap di 10 metri. Abbiamo un’Iva che ci penalizza di 5 punti. Noi abbiamo bisogno di un ministero del Turismo che non abbiamo, di un ente, l’Enit, che sia in grado di fare promozione in tutto il mondo. Invece, ha un bilancio di 21 milioni di euro, che è quanto spende la Francia per promuoversi in Italia; è la misura dell’insensibilità totale.
Poi, vorremmo degli incentivi per rilanciare le nostre imprese. A livello nazionale l’impresa turistica è considerata da tutti la cenerentola. A roma si è sempre pensato che gli alberghi si potessero sostenere da soli. C’è una certa ignoranza che pensa che l’Italia sia solo Venezia, Firenze, Roma. Mentre per l’80 per cento il turismo è rappresentato da imprese in difficoltà. La legge sulle ristrutturazioni è stata completamente svuotata. Non abbiamo un ministero del Turismo; una mancanza che offende chi vuole fare impresa in questo settore. Insomma, basta con le parole, aspettiamo i fatti. Nelle arringhe televisive elettorali non si è parlato per un nano secondo di turismo.
Invece, per restare a casa nostra, a Cattolica, attraverso il Piano strutturale, dobbiamo valorizzare l’ambiente, puntare ad una città giardino e liberare il centro dalle automobili. Qualsiasi altra forma di speculazione rischiamo di pagarla per sempre”.
di Francesco Toti
Tebaldi: “Cattolica e Misano sono lontane per ricevere i benefici del congressuale;
dobbiamo fare con quel che abbiamo”.
Giovannini: “Il nostro sistema alberghiero è nella fase del cambiamento. A Riccione negli ultimi 20 anni sono scomparsi 350 alberghi”
I NUMERI
I tedeschi valgono il 24 per cento
– Delle quasi tre milioni di presenze straniere i tedeschi guidano la speciale classifica con il 24,5 per cento (meno 13 per cento rispetto al 2004). La loro economia si sta muovendo cosa che dovrebbe aiutare la riviera.
Seguono:
Francia 11,5 (-2%)
Svizzera 11 (-5,5)
Benelux 9,7 (7,7)
Russia 8,5 (25,9)
Scandinavia 5 (8,7)
Regno Unito 4 (-9,5)
Austria 3,8 (-7,4)
Polonia 2,6 (12)
Cecchini, presidente degli albergatori di Cattolica, chiede provvedimenti dalle scelte politiche: “Vorremmo essere trattati allo stesso modo dei nostri concorrenti, francesi, spagnoli, portoghesi”.
IL FATTO
Italia, in 30 anni da primi a quinti
Veniamo dietro Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina
– Nei primi anni settanta l’Italia era il primo paese turistico al mondo.
Dopo 30 anni siamo scivolati al quinto posto. Tra il 1990 ed il 2004 il movimento turistico mondiale è passato da 450 a 750 milioni. Insomma, il turismo segue gli altri settori del Made in Italy: una decadenza lenta. Purtroppo all’orizzonte non si intravede neppure una politica seria. Cioè creare un ministero del Turismo, avere un Enit efficiente, dinamico e con le risorse per promuovere l’Italia nel mondo. L’Enit ha un bilancio di circa 25 milioni di euro, pari a quanto spende la Francia per farsi promozione in Italia.
Quote di turismo mondiale: Francia: 9,9 per cento, Spagna: 7,1, Stati Uniti: 6,1, Cina: 5,5, Italia: 4,9.
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