– Come ben sa chi ha seguito i tristi casi della Parmalat di Tanzi e della Banca Popolare di Fiorani, moltissimi onesti italiani sono stati truffati dai bilanci falsificati di società alle quali avevano affidato i loro risparmi (talvolta, di tutta una vita di lavoro); ed esistono centinaia di famiglie costituitesi parte civile nei processi contro i datori di lavoro di loro congiunti morti a causa dell’assenza di misure di protezione nelle fabbriche. I risparmiatori sono rimasti delusi dalla nuova legge sul risparmio, che, approvata con enorme ritardo, non ha garantito loro lo sperato indennizzo; i congiunti degli operai morti sono ancora in attesa del giusto risarcimento del danno patito.
A tutela degli uni e degli altri l’elettore del 9-10 aprile 2006 può fare molto, difendendo l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati, ovvero l’autogoverno dei giudici garantito dalla Costituzione mediante il Consiglio Superiore della Magistratura, e battendo in breccia la politica della giustizia (si fa per dire) dell’attuale maggioranza parlamentare, che ha fatto di tutto per affossare quella autonomia e quella indipendenza. E’, insomma, possibile far trionfare nelle urne il vero garantismo e sconfiggere il garantismo peloso dei difensori dei potenti, fatto di richieste di spostamento dei processi in altri distretti, di leggi di comodo e di tutti i cavilli atti a ritardare il giudizio in attesa della prescrizione.
Per vero garantismo intendo, secondo la definizione dell’insigne giurista Luigi Ferrajoli, “il connotato non formale, ma strutturale e sostanziale della democrazia: le garanzie, sia liberali che sociali, che esprimono infatti i diritti fondamentali dei cittadini contro i poteri dello stato, gli interessi dei deboli rispetto a quelli dei forti, la tutela delle minoranze emarginate o dissenzienti rispetto alle maggioranze integrate, le ragioni del basso rispetto alle ragioni dell’alto”.
Purtroppo il falso garantismo ha già ottenuto un primo risultato, mercé il capovolgimento di quanto è stato fatto negli Stati Uniti, dove sono state inasprite le pene, fino a 25 anni di reclusione, a carico dei falsificatori dei bilanci. In Italia si è fatto il contrario: si è svuotato il reato di falso in bilancio. Ma non basta. L’attuale maggioranza ha approvato una riforma dell’ordinamento giudiziario, rimandato alle Camere dal presidente Ciampi perché inteso a sottrarre al Consiglio superiore della magistratura le competenze ad esso attribuite dalla Costituzione, che è sfociato nell’ incredibile relazione al Parlamento dell’attuale ministro della Giustizia. Quest’ultima non poteva non provocare la reazione dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Edmondo Bruti Liberati, il quale, richiesto di un commento sulla “proposta di assegnare il giudizio disciplinare sui magistrati a un organo esterno al Consiglio superiore della magistratura e quello penale a non meglio specificati “tribunali indipendenti”, ha affermato: “Non si capisce nemmeno che cosa abbia in mente. Sembra di capire che auspichi dei tribunali speciali, scelta che non ha precedenti e porrebbe a forte rischio l’indipendenza della magistratura. Chi li nomina? Il Parlamento? E come, con quali maggioranze?”.
La gente non lo sa, ma è in pericolo l’indipendenza dei nostri magistrati dalle pressioni e dalle intimidazioni di un potere politico posto al servizio dei potenti, dei “furbetti del quartierino” e dei loro amici. Se non si provvede col voto, addio sentenze di condanna dei falsificatori dei bilanci e dei datori di lavoro inadempienti in materia di sicurezza nei posti di lavoro, addio tutela delle “ragioni del basso rispetto alle ragioni dell’alto”, dei deboli rispetto ai forti, ai miliardari, ai Tanzi e ai Fiorani di turno.
Sarà bene ricordarsi, il 9 e 10 aprile, della prolungata delegittimazione dei giudici che non hanno guardato in faccia a nessuno quando hanno rispettato il principio secondo il quale la legge è uguale per tutti, come sta scritto nelle aule giudiziarie; sarà doveroso ricordarsi di infami rubriche televisive come Sgarbi quotidiani (Canale 5) e Malagiustizia (Italia 1); ricordarsi delle campagne intese a nascondere la conferma di gravi reati, caduti solo per prescrizione ossia confermati, e ciò mediante il gran battere la grancassa sulle connesse, parziali assoluzioni: una colossale truffa mediatica contro la cultura della legalità. E ricordarsi, infine, che sono i cosiddetti partiti dell’ordine, ossia le forze di destra, quelle che hanno paura della legalità. Oltre cent’anni fa, riferendosi alla Germania, l’aveva scritto Friedrich Engels nell’introduzione alla prima ristampa dell’opera di Karl Marx Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 : “L’ironia della storia scrisse Engels capovolge ogni cosa. Noi, i “rivoluzionari”, i “sovversivi”, prosperiamo molto meglio coi mezzi legali che coi mezzi illegali e con la sommossa. I partiti dell’ordine, come essi si chiamano, trovano la loro rovina nell’ordinamento legale che essi stessi hanno creato: Essi gridano disperatamente: “la legalità ci uccide, essa è la nostra morte”, mentre noi in questa legalità ci facciamo i muscoli forti e le guance fiorenti, e prosperiamo ch’è un piacere. E se non commetteremo noi la pazzia di lasciarci trascinare alla lotta di strada per far loro piacere, alla fine non rimarrà loro altro che spezzare essi stessi questa legalità divenuta loro così fatale”.
di Alessandro Roveri Professore di Storia contemporanea all’Università di Ferrara