Denaro, si presta più di quanto si raccoglie – Chiave di lettura: c’è un tessuto imprenditoriale che investe e rischia
Se i depositi provinciali rappresentano circa il 6 per cento del totale regionale, gli impieghi invece si attestono attorno all’8 per cento
Record, sul territorio 8 banche, contro le 57 complessive presenti in Emilia Romagna
“Futuro, crescita senza boom”
– Se le banche locali vanno, crescono e si irrobustiscono, significa che l’economia ne segue l’andamento. I sei istituti di credito della provincia di Rimini da anni crescono, aprono filiali (anche fuori dai confini storici), si espandono. E aiutano a creare ricchezza. Oltre ai fattori economici, le loro fortune sono anche figlie della strada dell’accorpamento avvenuto tra le medie e le grandi banche. E della sete di espansione dei colossi.
Le banche locali alla voce raccolta del risparmio lasciano agli altri le briciole. Rastrellono 2,5 milardi di euro, riservando alle banche “forestiere” 1,2 miliardi di euro.
Stessa musica anche per quanto riguarda gli impieghi, il denaro prestato. Su un totale di 9,2 miliardi di euro ne distribuiscono oltre 5,5, di miliardi.
Un altro dato che traccia la forza del sistema bancario provinciale è il fatto che sul territorio ci sono 7 banche locali (8 con la Banca di Credito Cooperativo di Gradara); contro 57 di tutta la regione Emilia Romagna.
Un altro indicatore economico che dà il polso della situazione economica del territorio da una parte e dell’accortezza amministrativa dall’altra sono le sofferenze, i prestiti inesigibili. Nel 2006: 254 milioni di euro.
Sempre tenendo la regione come parametro, la vivacità economica della provincia di Rimini si coniuga con l’investimento e il rischio. Se i depositi provinciali rappresentano circa il 6 per cento del totale regionale, gli impieghi invece si attestono attorno all’8 per cento.
Ma quali sono le ragioni di questo andamento? Lo chiediamo ad alcuni direttori generali.
La Banca Popolare Valconca, direzione generale a Morciano di Romagna, presenta il primo semestre 2007 con gli indicatori in doppia cifra e due nuove filiali sulla rampa di lancio: Villa Verucchio e Savignano sul Rubicone (è la prima filiale in provincia di Forlì-Cesena, una bandiera dall’alto signficato simbolico).
Luigi Sartoni ne è il direttore generale. Misanese, scuola Comit (quella che fu la Banca Commerciale Italiana), mentre era a Milano, venne richiamato a casa. A chi gli chiede come leggere quest’esplosione di sano localismo, argomenta, iniziando con una battuta: “Sono sorpreso dal fatto che la Comit sia sparita; sembrava intramontabile e inscalfibile.
Dobbiamo ringraziare le grosse concentrazioni, che ci hanno lasciato ampi spazi in basso, a livello territoriale. Spazi che sono stati riempiti dagli istituti locali. Un caso forte è il Credito Romagnolo (il Rolo). Confluito in una grande struttura ha perso il nome ed i contatti con le microattività, la famiglia, la piccola clientela”.
“E’ molto probabile – continua Sartoni – che saremmo cresciuti meno, ma saremmo cresciuti. Voglio anche sottolineare che non è che noi siamo più bravi e loro zucconi. A questo va aggiunto che la provincia di Rimini e dintorni ha una base conomica sana, buona, che va”.
E per il futuro? Sartoni: “Oramai siamo giunti alla maturità. I giochi sono stati fatti e l’effetto aggregazione-ritiro delle grandi banche non ci sarà più. Quando arrivai qua dal centro, immaginavo che ci fosse meno competizione. Invece, mi sono sbagliato, mentre da un punto di vista organizzativo non ho avuto sorprese”.
Luigi D’Annibale è il direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Gradara. Cattolichino, inizi nel Credito Romagnolo, venne chiamato dalla Gradara come direttore della neonata filiale di Cattolica. Siamo nel ’92. La Banca non aveva che due filiali: Gradara e San Giovanni. Oggi, gli sportelli sono 15; più che raddoppiati rispetto al 2001 (sei). Sempre nel 2001, i dipendenti erano 45 (oggi un centinaio). Riflette: “Le piccole banche nell’ultimo decennio è come se stessero dentro una favola, per il ritmo e la bontà della crescita. C’è stata la fase congiunturale favorevole, ma su questo territorio ci sono state anche le capacità di cogliere le occasioni”.
D’Annibale, porta con sé l’esperienza della grande struttura in una banca locale, continua: “Abbiamo beneficiato del fatto che le grandi banche si sono allontanate dal territorio causa gli accorpamenti. Voglio ricordare che ai miei tempi nella filiale di Cattolica del Romagnolo eravamo in 22 a lavorare, con due funzionari e due capiufficio.
Le occasione colte dalle banche di credito cooperativo vanno ricercate anche nel cambiamento dello statuto; cosa che ci ha permesso di mutare mentalità. Prima della riforma del sistema creditizio (primi anni Novanta), non potevamo fare mutui oltre una certa cifra e avevamo anche un’operatività limitata. Il cambio di mentalità, oltre che la nuova legge, è avvenuto anche grazie al fatto che nelle piccole banche sono giunte professionalità dalle medie e grandi strutture. Costoro hanno portato nuove esperienze, nuovi metodi”.
“Adesso – continua D’Annibale – sta avvenendo il percorso opposto. La media e grande banca va ad attingere professionalità ed esperienze dalle piccole strutture, dove alla professionalità, si aggiunge la forza delle relazioni e della conoscenza del territorio”.
“Tra le istituzioni di interesse nazionali – chiude D’Annibale – e quelle locali ci sono altre due differenze. La grande banca è portata a fare gli utili; mentre per la piccola l’utile è soltanto il segno di una buona amministrazione, con lo scopo primario quello di far crescere il territorio a 360 gradi.
La seconda ottica della piccola è che gli utili vengono redistribuiti sul territorio sotto varie forme: dal contributo alla festa parrocchiale, alle associazioni, al restauro di opere d’arte. Alla pubblicazione di libri di interesse prettamente locale”.
Giorgio Murra è il direttore generale della Banca di Rimini. Il più vecchio dei colleghi con i suoi 67 anni. Anch’egli arriva da quella grande madre che è stato il Romagnolo; prima ha acquisito esperienze in aziende industriali (tra cui il colosso Unilever), settore marketing e commerciale. Argomenta: “Le Bcc nel nostro territorio hanno avuto un trend lusinghiero, grazie a fattori esterni ed interni. La causa esterna, va ricercata nelle fusioni e aggregazioni delle grandi banche. Tali accorpamenti, causa la riorganizzazione, ha fatto loro rallentare il passo. Altro fattore di freno per loro, la nuova strutturazione in vista dei pilastri di Basilea2. Finito il processo di assorbimento, stanno uscendo sul mercato con tutta la loro forza”.
“Il fattore interno – continua Murra – è che le Bcc hanno dimostrato di saper stare sui mercati. Chi ci lavora ha senso di appartenenza, professionalità e la capacità di seguire il cliente col sole e con le nuvole, rassicurandolo. Inoltre, il rapporto con la clientela è diretto. Negli anni a venire, non credo che ci siano margini di crescita notevoli. Direi che gli splendori siano passati, ma chi ha le capacità continuerà a vivere una buona vita. Avremo un trend tranquillo”.
La chiave di lettura della poderosa crescita delle banche locali la chiude Alberto Marini, direttore generale della Cassa di Risparmio di Rimini, la più grande della provincia. Afferma: “L’espansione è avvenuta grazie al nostro territorio; è in una fase di economia forte ed in grande espansione. Le banche, in una situazione di libero mercato, ne hanno colto le occasioni. Invece, guardando al futuro, la crescita non può essere infinita. Siamo legati a che cosa farà la nostra economia. Se il tessuto produttivo continuerà con questi ritmi è chiaro che gli istituti svolgeranno un ruolo fondamentale nel risparmio e negli investimenti”.
di Francesco Toti
e Francesco Pagnini
Sartoni, Popolare Valconca: “E’ molto probabile che saremmo cresciuti meno senza le concentrazioni. A questo va aggiunto che la provincia di Rimini e dintorni ha una base conomica sana, buona, che va”
D’Annibale, BCC Gradara: “Beneficiato del fatto che le grandi banche si sono allontanate dal territorio. Voglio ricordare che ai miei tempi nella filiale di Cattolica del Romagnolo eravamo in 22 a lavorare, con due funzionari e due capiufficio”
Giorgio Murra, direttore generale Banca di Rimini: “Direi che gli splendori siano passati, ma chi ha le capacità continuerà a vivere una buona vita”
Alberto Martini, direttore generale Carim: “L’espansione è avvenuta grazie alla crescita del territorio. Il nostro futuro sarà legato all’economia provinciale”
GLI UOMINI
Bcc Valmarecchia, presiede Pula
– Consiglio d’amministrazione della Banca di Credito Cooperativo della Valmarecchia: Fabio Pula (presidente), Martino Fabbri (vicepresidente), Albano Fabbri, Fabrizio Pesaresi, Marcello Zanni, Giovanni Meluzzi, Adamo Pesaresi, Silvano Zanchini (consiglieri)
Banca Malatestiana: presiede Mazzotti
– Consiglio d’amministrazione della Banca Malatestiana: Umberto Mazzotti (presidente), Francesco Nicoletti (vicepresidente), Nino Amici, Mario Berlini, Umberto Capparelli, Enrica Cavalli, Fausto Fabbri, Stefano Fabbri, Leonardo Mariani, Umberto Giovannini, Domenico Pronti, Enrico Santini, Pierangelo Valenti (consiglieri).
BCC Gradara, presiede Caldari
– Consiglio d’amministrazione della BCC di Gradara: Fausto Caldari (presidente), Riccardo Romagna (vicepresidente), Massimo Arduini, Virgilio Foschi, Stefano Gennari, Diego Maltoni, Francesco Tucci, Romeo Gerboni, Maurizio Semprini (consiglieri).
Banca di Rimini: presiede Morri
– Consiglio d’amministrazione della Banca di Rimini: Osvaldo Morri (presidente), Renzo Mario Bellucci (vicepresidente), Silvio Bernucci, Mario Giglietti, Elmo Sberlati, Gabriele Valentini, Marino Valentini (consiglieri).
Banca Popolare Valconca: Lazzarini
– Consiglio d’amministrazione della Banca Popolare Valconca: Massimo Lazzarini (presidente), Simeone Ricci Piccari (vicepresidente), Andrea Arcangeli, Pierfrancesco Fesani, Edmondo Forlani, Gabriele Paci, Pier Giovanni Piccioni (consiglieri).
Carim, guida Ioni
– Consiglio d’amministrazione della Cassa di Risparmio di Rimini: Giuliano Ioni (presidente), Luciano Liuzzi (vicepresidente), Raffaele Mussoni, Fabio Bonori, Franco Paesani, Ulderico Vicini, Gianfranco Vanzini, Fabio Bonori, Vincenzo Leardini, Mauro Gardenghi, Roberto Ferrari e Mauro Ioli (consiglieri).
Banche locali – Banche aperte alla clientela
Futuro: scopi, finalità, funzione da svolgere in un contesto di accorpamenti e concentrazioni
“La forza: una grande sensibilità e apertura verso la clientela, una profonda conoscenza degli operatori economici e delle loro esigenze, la voglia di lavorare con loro, non solo per fare il bilancio, ma per aiutarli a crescere ed a svilupparsi…”
LA RIFLESSIONE
– Sempre più spesso si sente, o si legge, che le aziende italiane sono piccole, e/o che le nostre banche sono piccole, e si citano i colossi internazionali che presentano patrimoni di diverse migliaia di miliardi.
Di fronte a queste affermazioni sorge immediata la domanda: allora le nostre “banchette” (inteso come vezzeggiativo e non come dispregiativo) hanno ancora una loro funzione da svolgere oppure no?
A mio avviso la risposta è: “Certo che ce l’hanno ed anche molto importante”.
Proviamo allora ad elencare alcuni compiti e funzioni.
Primo fra tutti, fare riscoprire e favorire una nuova attenzione al risparmio.
Qualcuno si ricorda ancora dei libretti a risparmio che venivano aperti a nome dei figli o dei nipoti, nelle circostanze più svariate (compleanni, Natale, Pasqua, ricorrenze famigliari ecc.) per educarli a risparmiare un po’ delle loro sia pure modeste disponibilità?
Era, a mio avviso, una bella abitudine.
Oggi, purtroppo, le banche parlano quasi solo di credito al “consumo”.
Su questa spinta (a mio avviso molto pericolosa e dannosa) molti rischiano di dimenticarsi che, dopo averlo consumato, il credito va restituito e le rate da pagare durano nel tempo, creando problemi che possono a volte risultare più gravi di quelli che si sono risolti con il credito consumato, soprattutto se il credito lo si è usato per beni o scopi voluttuari.
Secondo punto, non meno importante, remunerare i risparmi raccolti a tassi equi.
Molte banche locali (diverse Casse di risparmio, quasi tutte le Banche di credito cooperativo ex Casse rurali e artigiane molte Banche popolari) sono sorte sotto la spinta di fondatori cattolici guidati dal concetto di “bene comune”, che considera il profitto, un indicatore della validità di una iniziativa, ma non il suo unico scopo o fine.
Una equa remunerazione del risparmio raccolto dovrebbe essere la logica applicazione di quei principi originari.
Infine, l’assistenza, la consulenza, il finanziamento alle aziende del territorio, particolarmente a quelle di più limitate dimensioni (le nostre migliaia di piccole imprese) sono compiti che le banche locali devono e possono assolvere egregiamente. E come possono svolgere al meglio queste funzioni e questi compiti?
Non certamente diventando grandi, e magari grasse, e basta. Anzi non serve neppure diventare troppo grandi.
Oggi tutte le banche locali operanti nella nostra provincia sono in grado di svolgere bene il loro mestiere. Certo la Banca di Rimini (solo per citarne una a caso) non potrà essere la “banca di riferimento” della Fiat, questo, infatti, non rientra nelle sue finalità originarie, e neppure in quelle delle altre banche di cui stiamo trattando
Tutte, però, possono essere “banca di riferimento” o “banca di accompagnamento” di, praticamente tutte, o quasi, le imprese operanti nel territorio della Provincia e anche oltre.
Cosa serve allora? Una grande sensibilità e apertura verso la clientela, una profonda conoscenza degli operatori economici e delle loro esigenze, la voglia di lavorare con loro, non solo per fare il bilancio, ma per aiutarli a crescere ed a svilupparsi, per creare nuova imprenditoria, nuovi posti di lavoro e nuovo benessere per tutti.
Correttezza e chiarezza nei comportamenti, verità e trasparenza nei documenti e nei rapporti di ogni genere, dare le informazioni ai clienti in modo esaustivo e chiaro, usare un linguaggio semplice e comprensibile da tutti, evitando inglesismi inutili e formulazioni complicate e, soprattutto, non indurre i clienti ad acquistare prodotti inutili o addirittura pericolosi per loro o per le loro aziende (vedi “derivati”).
In questo modo le nostre banche locali continueranno ad essere, non solo utili al loro territorio, ma potranno costituire, sempre di più, una delle colonne portante dello sviluppo economico e sociale dello stesso.
di Gianfranco Vanzini
Consigliere d’amministrazione della Carim (già funzionario di banca, già dirigente d’ azienda)
Danaro, prestiti per 8,7 miliardi di euro
Una cifra che dà il senso del dinamismo e intraprendenza economica dell’11^ provincia più ricca d’Italia
FARE BANCA
– Undicesima provincia più ricca d’Italia dice il Pil (Prodotto interno lordo) dei 20 comuni del Riminese, ma al 97° posto per le cartelle Irpef (su 111 capoluoghi di provincia italiani) e lo scorso 29 agosto l’Istat (Istituto italiano di statistica) ha all’indicatore “Dati Ambientali” ha collocato il territorio in coda: al 103° posto, peggio fanno soltanto altre 7 province; non proprio in buona compagnia.
Ma ecco alcuni indicatori economici che danno il polso economico di un territorio dinamico, aggressivo e che investe sempre di più. Con questi numeri (la provincia di Rimini ha un Pil superiore a quello dell’Islanda che ha gli stessi numeri di abitanti) dovremmo vivere in un territorio-giardino.
Impieghi 2006
2,87*
Famiglie
6,5*
Imprese
0,14*
Pubbliche amministrazioni
(*miliardi di euro)
[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/settembre07/inchiesta1.gif[/img]
[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/settembre07/inchiesta2.gif[/img]
**Comprendono i comuni di Mondaino, Montecolombo, Montefiore Conca, Montescudo, Saludecio, San Clemente e Torriana per i quali non viene effettuata la ripartizione degli Impieghi (in quanto aventi meno di 3 sportelli bancari). Esclusi i comuni di Gemmano e Montegridolfo per i quali non esistono impieghi (non hanno sportelli bancari).
ARGOMENTO CORRELATO: