LA RIFLESSIONE
– Questi sono per me giorni molti faticosi. Mi sento provato nel corpo e nella mente. Le fatiche del quotidiano si fanno sentire, forti come una continua prova. Conosco la sofferenza e la morte, ci sono spesso a contatto. La quotidianità me le sbatte in faccia continuamente. Stamani si sono presentate sette madri con dieci figli, il più piccolo sei mesi, il più grande 4 anni. Chiedevano un tetto per dormire e qualcosa da mangiare, almeno per i loro figli. Uno di questi, Julio di otto mesi, – sua madre mi ha confessato che gli ha messo il mio nome nella speranza che possa aiutarlo a crescere, vuole che lo battezzi e che gli faccia da padrino-, al posto del pannolino aveva una busta di plastica legata al ventre, il sedere irritato lo faceva continuamente piangere.
Rosana la direttrice di Casa Vida, lo ha preso, lavato, gli ha spalmato una crema contro il bruciore della pelle, accarezzandolo continuamente, fino a quando, sollevato, ha cessato di piangere. Volgeva la testa una volta a destra, una volta a sinistra, come a cercare qualcosa. L’ha trovata quando ha incrociato il volto conosciuto della madre. In quel momento ha sorriso e si è rilassato. Si è attaccato ad un biberon pieno di latte, in poco tempo l’ha terminato. Si è lasciato andare nelle braccia di sua madre e si è addormentato. Ho seguito e sentito tutto ciò come un momento sacro, un’eucaristia proclamata.
Che dire! Signore, perchè è tanto difficile creare una società in cui questi piccoli gesti pieni di vita possano essere la costanza dell’uomo? Ma dal Signore bisogna passare a noi, perchè siamo noi i responsabili di questa situazione. Entro stasera dobbiamo trovare loro un posto da dormire… e qui il Signore c’entra poco! Tocca a noi! Ad ogni angolo un problema, in ogni piazza la moltiplicazione dei problemi. Sono ormai vari decenni che sono immerso in questo mondo, nonostante segnali importanti nazionali, per esempio, la rielezione a presidente del nostro amico Lula, sento che la politica ha bisogno di essere rigenerata. Oggi più che mai abbiamo bisogno in Brasile e nel mondo intero di una politica che non sia finalizzata al potere.
Perché il potere deforma la sua vera essenza: la ricerca collettiva del bene comune. Basta con la politica che fa il bene quando è “possibile”, e il male tutte le volte che è necessario. La politica oggi si occupa principalmente di stabilizzazione monetaria, inflazione, della politica delle banche e del sistema finanziario. Tutte realtà che hanno avuto profitti esorbitanti.
Basta cure meticolose e materne per chi non ha bisogno. Gandhi diceva che la politica è un gesto amoroso verso il popolo. Egli stesso confessa: sono entrato in politica per amore della vita dei deboli, ho vissuto con i poveri, ho lottato perché avessero diritti come i nostri, sfidando i potenti.
Quindi per realizzare una vera politica nei confronti del popolo, che sia vera cura, bisogna conoscerne i suoi veri bisogni, ascoltare i suoi appelli, compatire la loro miseria, riempirsi di sacra ira e ascoltare, ascoltare, ascoltare. Forse dovremmo allestire in ogni nazione il Ministero dell’Ascolto. Lì dovrebbero esserci discepoli di Paulo Freire, in Brasile, e di don Ciotti e di padre Zanotelli in Italia.
Sento forte adesso dentro di me il dolore. Ma sento anche, che per quanto radicale e radicato sia, che non è profondo come la bontà. Nella bontà trovi contenuti che superano e narcotizzano il dolore. Gesti semplici che rinnovano la vita. Dobbiamo liberare e organizzare questa certezza, darle un linguaggio. Il linguaggio che sale dalla strada! Quello dei veri bisogni. Questo linguaggio non è quello della filosofia, della ideologia, della teologia, della scienza, ma quello delle “relazione”.
La richiesta di relazione è totale, appartiene a tutti è un bisogno di tutti, poveri e ricchi! Oggi è il vero bisogno che “unisce”. Che fa sentire l’altro parte integrante della nostra vita. Spesso i miei ragazzi di Casa Vida mi domandano: padre, anche noi quando saremo più grandi avremo un lavoro, una casa, una famiglia?
Li guardo e rispondo di si. Non per farli stare quieti, ma perché non posso rompere i loro sogni, i loro bisogni. Perchè vivono di sogni e bisogni. Ne hanno tutto il diritto. Sta a noi adulti trovare le strade affinchè questo mondo possa trovare una collocazione dignitosa ad ogni uomo e ad ogni donna che lo abita. Debbo mostrare loro questa speranza!
Viviamo come bestie. Tutto in fretta. Alla ricerca di che cosa? Per fuggire da che cosa? Per che cosa? A quando un vero nostro interrogarsi? Fermarsi? A quando lavorare come se non avessimo bisogno di denaro, ad amare come se nessuno ti avesse mai fatto soffrire, a ballare come se nessuno ti guardasse, a cantare come se nessuno ti ascoltasse, a vivere come se il paradiso fosse qui adesso ora sulla terra!
Ci sarà mai felicità per la mia gente? Mi piace molto la parola felicità, per molto tempo ho pensato che era troppo facile o troppo difficile parlarne, ma ho superato questo pudore, o meglio ho approfondito questo pudore di fronte alla felicità. Vorrei che la mia gente, la vostra gente, povera, perché impoverita, possa arrivare a sentire il sapore della felicità delle Beatitudini, perchè la felicità è “beato chi… “. Felicità è sentirsi responsabili e riconoscenti verso gli altri. Di quante piccole felicità siamo testimoni, penso a quella del piccolo Julio… una volta accudito. Miei cari amici, la felicità sappiate che non è semplicemente ciò che non ho, ciò che spero di avere, ma anche ciò che ho gustato.
E’ un sapore che ti rimane in bocca o un gesto che ti si attacca alla carne, è l’incontro con l’altro. Ricordate sempre che stiamo camminando insieme, uniti, che siamo fratelli. Che la nostra casa è la vostra casa. Nonostante i nostri problemi e le nostre sofferenze, sappiate che il Signore veglia sempre sul dolore, per placarlo, e per far si che questo dia nuovi frutti.
Padre Julio Lancellotti*
– *Padre Julio Lancellotti è sacerdote dell’archidiocesi di San Paolo del Brasile. Oltre al suo ruolo di parroco, si dedica al recupero dei ragazzi di strada (meninos de rua), dei tossicodipendenti, dei giovani che hanno avuto problemi con la giustizia ecc… Continuamente minacciato di morte per le sue denunce contro i narcotrafficanti, spesso calunniato dal potere economico e dalla stampa, prosegue senza paura la sua opera