– “Oggi ci troviamo che la Ghigi non ha rispettato i patti. Non ci sono più le speranze che hanno dato origine allo spostamento: se l’azienda la si porta da un’altra parte, si sviluppa”. Claudio Battazza, segretario dei Ds della Valconca con l’abilità di mediare e menar fendenti, assesta la sua riflessione senza tanti giri di parole.
Come si dovrebbe comportare ora il pubblico con la Ghigi?
“Per quanto è possibile si deve cercare di porre rimedio. Nel momento in cui la Ghigi non rispetta più i patti sottoscritti con le pubbliche amministrazioni, il Pru (Piano di riqualificazione urbana) non può più essere visto come un volano economico in grado di aiutare il futuro della Ghigi. Ora il Pru si deve occupare della qualità urbana dei morcianesi. Non può più la Ghigi sfruttare il cento per cento della cubatura. Nella nostra regione ci sono esempi di riconversioni eccellenti, dove prevedono che su cento metri quadrati, al privato ne vanno 4, 30 al pubblico e 30 vengono demoliti”.
A suo parere perché la Ghigi non mantiene il ‘Piano industriale?”.
“Avrà avuto problemi aziendali. Noi Ds della Valconca siamo stati scettici sul meccanismo. Allo stato il nodo è: se l’azienda non rispetta i patti che cosa fare? Credo che Morciano debba essere tutelata dal suo sindaco. La questione Ghigi, in tutti i suoi risvolti deve essere dibattuta con i cittadini. Perché con la riconversione dello stabilimento si va a costruire nel cuore di Morciano un compleso che avrà un impatto 100 volte superiore a quello attuale”.
I Ds di Morciano sono sempre stati contrari a questa operazione Ghigi, invece a Rimini il suo partito l’ha sostenuta, perché?
“Voglio precisare che lo spostamento della Ghigi per il bene dell’azienda e di Morciano andasse assolutamente effettuato. I Ds di Morciano hanno sempre avuto un forte scetticismo sulle modalità. Si sono fatti due accordi di programma: uno con l’amministrazione di Morciano (riconversione dei vecchi spazi in appartamenti, commerciale e direzionale) e uno con quella di San Clemente (costruzione del nuovo stabilimento). Per chiarezza abbiamo sempre chiesto quale fossero i costi per il pubblico e per il privato e il monte dell’intera operazione. Inoltre, abbiamo osservato che a Morciano la Ghigi era in mezzo alle abitazioni e finisce a Sant’Andrea in Casale sempre in mezzo alle abitazioni, dove si ripresentano gli stessi difetti urbanistici morcianesi”.
LA STORIA
Pastificio Ghigi, le tappe
– Lo spostamento della Ghigi doveva avvenire attraverso un piano pubblico-privato, detto Pru (Piano di riqualificazione urbana). Ecco i punti fondamentali dell’accordo.
Prima – La Provincia di Rimini ha dettato le condizioni del Piano: riconversione della stabilimento morcianese.
Seconda – La Ghigi acquista a prezzi agevolati 12 ettari (una esagerazione) di terra a Sant’Andrea in Casale, dove avrebbe dovuto costruire pastificio (già realizzato), mulino e mangimificio (questi ultimi forse non si faranno mai).
Terzo – Il pubblico, nello spirito dell’aiuto, si è impegnato ad acquistare nella riconversione dello stabilimento sale e salette per circa 7 milioni di euro.
IL PUNTO DI VISTA
Perde la politica, l’economia, la comunità
– La partita Ghigi ha messo in campo la solita Italietta. Purtroppo ci hanno perso tutti: la Ghigi, l’economia, la politica e la comunità. Si aveva davanti l’occasione per dimostrare maturità e buon senso. Da fare le cose da comunità matura e senza paura; con la consapevolezza di fare tutto con i crismi. Di comportarsi con intelligenza: fare gli interessi per sé, ma anche per gli altri. Un’impresa va dal pubblico ne illustra i progetti e insieme si trova la soluzione migliore.
La Ghigi. I dirigenti della Cooperativa di cultura repubblicana hanno sottoscritto un patto col pubblico molto vantaggioso. Hanno ottenuto la riconversione dello stabilimento in appartamenti, negozi, uffici. Cioè più soldi con i quali finanziare l’acquisto della terra a Sant’Andrea in Casale e tirar su il pastificio, il mulino e il mangimificio. Invece, hanno tirato su solo il pastificio. E, al momento, non hanno intenzione di costruire le altre due strutture.
L’economia. La Ghigi doveva assumere, invece si appresta a ridurre il personale, a rimpicciolire i propri confini.
La politica. I Comuni di Morciano e San Clemente e la Provincia di Rimini (con in testa il presidente Nando Fabbri) si sono rimboccati le maniche per dare un’opportunità al futuro all’azienda. Hanno messo sul piatto le leggi urbanistiche, danaro e sensibilità affinché a Sant’Andrea la Ghigi acquistasse tanta terra (sicuramente troppa) a prezzo di favore (poche decine di euro al metro quadrato) rispetto a quello di mercato (molte decine di euro al metro quadrato). La politica sulla Ghigi ha perso credibilità verso gli imprenditori che si fanno questa domanda: perché a loro tutti quegli aiuti e a noi no?
La Comunità. Uno smacco di condivisione dei ruoli, dei valori, del futuro. Di fare le cose insieme e con lo spirito di chi esce di casa il mattino e va a dare il meglio di sé. Insomma, è stata un’occasione persa.