– Dove è finito l’ambizioso progetto che avrebbe dovuto far decollare il settore giovanile del Morciano Calcio?
La scorsa stagione, dopo trattative laboriose il Morciano ha raggiunto un accordo con uno dei più quotati educatori di calcio giovanile: Firmino Pederiva, il quale dopo essere cresciuto nel settore giovanile della Juventus, dove ha militato parecchi anni, ha intrapreso la carriera di allenatore professionista, durante la quale ha vinto 3 campionati italiani giovanili e numerosi altri trofei. Ha collaborato con Helenio Herrera, Arrigo Sacchi, Osvaldo Bagnoli, Alberto Zaccheroni e tanti altri tecnici della massima serie, oltre ad aver fatto maturare e lanciato molti giocatori fra i professionisti ed educato sportivamente tutti gli altri che hanno potuto affrontare la vita con più sicurezza ed autostima.
Il progetto è stato varato e si sarebbe fatta una prima valutazione dopo un triennio.
L’accordo economico “un rimborso spese” è stato raggiunto, ma dopo un anno?.. tutto sembra essere svanito nel nulla senza alcun motivo apparente, se non scuse che, a dire il vero, non sembrano reggere.
Mister Pederiva, cosa è successo a Morciano?
“E’ allucinante la telenovela alla quale ho dovuto assistere. Questo mi ha fatto capire, in ritardo, la scarsa preparazione e predisposizione di certi dirigenti, che hanno la grande responsabilità di portare avanti il discorso di educazione sportiva dei giovani della loro città. Eppure a parole sanno benissimo quanto importante è tutto questo per il futuro di questi ragazzi, che si sono applicati con assiduità ed entusiasmo nell’impegno quotidiano.
A Morciano l’ambiente non è semplice, lo ha testimoniato anche il sindaco, di quanto bisogno abbiano le nuove generazioni di dedicarsi allo sport per tenere lontane cattive abitudini e tentazioni. Noi tra mille difficoltà quotidiane ci abbiamo provato, ma a qualcuno forse faceva piacere vedere i giovani girovagare per il paese fino a notte fonda, e per incapacità non comprendere l’importanza educativa dello sport come scuola di vita”.
I genitori da che parte stavano?
“Neanche chiederlo, i genitori pagavano volentieri una retta alla società ed alle assemblee che potevano essere anche di più, hanno notato un generale miglioramento comportamentale e scolastico dei loro figli, anche se si sarebbe potuto fare di più con la giusta collaborazione di tutti.
La mia soddisfazione è stata però grande quando molti di questi ragazzi, alla fine loro i giudici degli allenatori, mi hanno dimostrato un stima incondizionata, a testimonianza che quello che stavo cercando di fare era ben assimilato”.
Di fronte a questo progetto, ambizioso quale è stato il comportamento dei dirigenti?
“E’ il presidente che dispone di tutto. In tutto l’anno l’ho visto tre volte, l’ultima i primi di marzo. Un atteggiamento incomprensibile, visto che ero il responsabile tecnico del settore giovanile. Mi sarei aspettato una telefonata almeno in un anno, cosa che non è mai avvenuta. Ha delegato tutto ad un dirigente il quale per tutto l’anno, mi ha riempito di encomi per la passione, la puntualità e la competenza che dimostravo, per lui, tutti i giorni salvo poi scoprire, da altri, che non facevo più parte dei piani del Morciano Calcio.
Ad oggi nessuno mi ha comunicato in maniera ufficiale che non faccio più parte dell’organigramma futuro. Questo la dice lunga sulla professionalità e lo spessore di certi personaggi che hanno un ruolo così importante per la crescita di un giovane di Morciano”.
Cosa ha fatto a questo punto?
“Ho fatto pervenire in forma scritta al presidente il mio pensiero sportivo su di lui ed a quel punto finalmente mi ha telefonato senza addurre argomentazioni che mi avrebbero potuto far cambiare idea sul team che dirige il settore giovanile del Morciano”.
Lei era troppo caro?
“Cosa vuol dire essere cari? Io devo essere all’altezza della situazione e della responsabilità che sento quando prendo un impegno così importante. Poi se essere cari significa costare alla società più o meno la metà del centravanti della prima squadra, sarò caro e il presidente ha diritto di spendere i soldi come meglio ritiene.
Io comunque ho cercato di dimostrare che da parte mia non è una questione di soldi, ma è una necessità che viene da fatto che ero tutti i giorni della settimana impegnato sul campo e chiaramente avevo delle spese importanti. In tutti i casi sono trentasei anni che alleno ed è la prima volta che ho questo pensiero così netto sul presidente di una società”.
Ma i genitori non contribuivano alle spese del settore giovanile con una retta?
“Non mi sono mai interessato di cose economiche, io faccio il mio lavoro sul campo cercando di guadagnarmi il rispetto dei giovani, dei tecnici, dei genitori. A queste cose ci dovrebbero pensare altri. Da quello che diceva il direttore generale, le casse del settore giovanile, erano più che sufficienti per portare avanti un progetto ambizioso come quello che avevamo varato.”
I risultati sportivi dopo un anno di lavoro dove hanno portato?
“Siamo partiti con un grave handicap, avendo trovato incredibilmente squadre incomplete nei ruoli, anche se da molti anni questi ragazzi erano insieme. Ad esempio in una squadra mancava il portiere per non aggiungere altro… Pur avendo dovuto iniziare il lavoro con tante difficoltà siamo riusciti, con il grande impegno e capacità degli allenatori a ottenere con le due squadre allievi una buonissima classifica in campionato (sono arrivate seconde) e raggiungere le fasi finali in due importanti tornei come quello di Riccione e Martorano”.
Molti di questi ragazzi, da quello che mi risulta, si sono posti all’attenzione di altre società, anche professionistiche, della provincia. Visto il passato, ho il fondato timore che non avranno vicino chi li saprà gestire nel migliore dei modi come invece meriterebbero alla grande…”.
Dalla sua esperienza, cosa si sente di dire di questa avventura morcianese?
“Voglio dire a tutti i ragazzi che quello che io ho trasmesso loro non è niente in confronto a quello che ho ricevuto. Li ringrazio tutti di cuore e li abbraccio con tanto affetto”.
di Roberto Gabellini