Continua il racconto della storia del calcio gabiccese.
– Nel 1967 nacque a Gabicce Mare il campo sportivo grazie alla sensibilità di tutta la giunta comunale e in particolare del suo sindaco Ubaldo Pratelli. Vista la disponibilità in precedenza dimostrata da parte dei pubblici amministratori, ci mobilitammo un po’ tutti nell’ambiente sportivo, fondamentale fu il prodigarsi di Walter Biagini, daziere a Gabicce Mare e grande appassionato di calcio. La scelta cadde su di un terreno nella zona periferica di Ponte Tavollo, dove oggi hanno sede gli attuali impianti sportivi.
Dopo i sopralluoghi e l’autorizzazione da parte della F.G.C.I di Ancona, si diede inizio all’attività sportiva, scegliendo di giocare nel torneo romagnolo per due anni consecutivi contro squadre come il San Giovanni in Marignano, Cattolica, Rivazzurra di Rimini.
Malgrado l’entusiasmo di tutti i nostri ragazzi, durante il proseguo del torneo non ricevemmo da queste società quella considerazione necessaria allo spirito di squadra elemento fondamentale nel superare le partite di campionato. Dopo questa parentesi il Comitato Calcio Gabiccese decise di riorganizzarsi e di iscriversi al campionato marchigiano, iniziando con la terza categoria e gradualmente salimmo in prima.
Un grande merito ai nostri presidenti che con sacrificio seppero elargire denaro per passione di questa attività sportiva in onore del proprio paese. Noi come rappresentati sportivi dammo il nostro contributo, raccogliendo ogni anno d’estate del denaro presso gli albergatori e bagnini al fine di incrementarne la cassa per le spese del campionato. L’imprenditore edile Vittorio Patrignani fu il primo presidente del calcio gabiccese, un gentiluomo di grande sensibilità, lo seguirono nello stesso spirito e in ordine di tempo Silvio Pedini e Rino Pecci per un periodo di circa tre anni.
L’opera volontaria dei nostri presidenti va esaltata per il loro impegno nel sostenere le difficoltà economiche della società. Gabicce Mare non aveva attività industriali capaci di sponsorizzare una squadra di calcio tutto l’anno, le nostre attrezzature alberghiere erano attive solamente tre mesi d’estate e insieme ai bagnini si mostravano sensibili verso la rappresentanza sportiva del loro paese. Ma il gettito era sempre insufficiente, e allora ci si rivolgeva a quelle personalità cittadine dove poter attingere qualche contributo in denaro, e questo grazie solamente al titolo onorario di presidente del Gabicce calcio.
Durante il percorso dei campionati si dovette ricorrere ad acquisti che avvenivano con la forma dello scambio, noi davamo due giocatore dei nostri al Superga di Cattolica il quale c’é ne dava uno dei loro. Ricordo che negli anni ’70 venne ad allenare il Gabicce Marcello Morosini il quale portò con lui sette atleti provenienti dal Superga o che avevano giocato per quella squadra.
Morosini fu un abile tecnico, creò una forte squadra, con Primo Brunaccioni nel ruolo di presidente ed io alla vicepresidenza.
Con il nostro gruppo arrivammo in promozione dopo aver giocato il campionato in prima categoria, battemmo il Fano fuori casa dopo una bellissima partita con tutto il seguito dei nostri tifosi. Erano anni in cui andavamo forte, con calciatori come Luciano Bertuccioli “Bomba” , un terzino che in campo dava il cuore.
Le squadre marchigiane dell’entroterra erano forti in casa, la tifoseria era numerosa e partecipe, cito il Cagli, l’Urbania, Urbino, Montecchio. Noi non eravamo abituati come sostenitori della nostra squadra a tali impeti d’entusiasmo, atti a contrastarne le euforie avversarie.
I due anni di permanenza in promozione proseguirono con alti e bassi, le necessità finanziarie erano maggiori, nonostante ciò tutta la società lavorò sempre con passione e sacrificio.
Nei primi anni ’80 lascio il mio ruolo di dirigente della società, nei lunghi anni passati insieme mi impegnai affinché gli spogliatoi fossero accoglienti e attrezzati, questo fu possibile grazie all’aiuto del geometra Offal Bartolucci.
Ora il campo sportivo sogno dei nostri giovani poteva disporre di una recinzione, una tribuna, e una struttura atta a sostenere la bandiera italiana, quella gabiccese e quella del C.O.N.I.
Dopo questo tempo trascorso passai volentieri il mio incarico ai giovani con vedute più ampie e dai diversi orientamenti. Per diverso tempo continuai a seguire la mia squadra col cuore, senza quella presenza costante e responsabile che si richiede a un dirigente in ogni partita, con sacrifici per sé e per la famiglia. (Fine)