– Un riconoscimento di prestigio al professor Angelo Chiaretti, docente di letteratura (oggi in pensione) ed appassionato ricercatore e cultore delle opere di Dante Alighieri. E’ giunto dagli Stati Uniti d’America, con l’inserimento del suo volume, edito nel 1999 da Mediamed, dal titolo: “Dante: medico, mago e alchimista Immagini e profili di un Alighieri sconosciuto”, nella “Library of Congress”, che è la Biblioteca del Congresso di Washington, che mette a disposizione più di 12 milioni di items (di libri), periodici, computer files, manoscritti, carte geografiche, registrazioni sonore, immagini, ecc.
Questo ambìto elogio all’opera di Chiaretti corona una proficua, costante ed appassionata ricerca del professore attorno alla vita ed alle opere del sommo Poeta.
Il volume in verità ci presenta un Dante insolito e sconosciuto, così come titola l’autore.
Lo stesso ritratto in copertina di un Dante con barbetta e naso non aquilino, ritrovato nell’opera del pittore spagnolo, di stanza ad Urbino, Pedro Berruguete, un tempo nello studiolo del Duca Federico ed oggi al Museo del Louvre di Parigi, rompe gli schemi tradizionali e conosciuti.
Il libro è ricco di ricerca, di citazioni, di scoperte attorno ai personaggi del suo tempo evidenziati dal grande Poeta e la indagine con gli accostamenti ci fa scoprire la figura dell’Alighieri, non dal solo dono del poetare permeata, ma completa, complessa e pregnante, oltre che di doti diplomatiche, anche di quelle di cultore delle arti mediche del tempo e delle pratiche alchemiche che spesso non disdegnavano di sconfinare nel campo magico che poteva sì rendere più interessante chi le usava, ma anche pericolosamente soggetto ai sospetti di eresia della Chiesa.
Degna di encomio la continua indagine ed esaltazione attorno alla cultura del XIII secolo, con riferimento a tutte le figure intellettuali del tempo, che per brevità di spazio non posso citare, ma su tutti mi preme evidenziare quella di Federico II di Svevia quale fulgido esempio di monarca medioevale colto e mecenate, il cui regno e la cui Scuola Siciliana, sorta attorno alla corte palermitana, lasciarono tracce indelebili nella civiltà del mezzogiorno d’Italia.
L’annotazione nella “commedia” di personaggi della medicina come “Dioscoride Pedanio, Ippocrate, Avicenna, Galeno, Averroè fra i grandi dell’antichità che vivono nel nobile castello” (versi 139-144 dell’Inferno, canto IV); fanno capire la scelta di Dante, allorché fu necessaria la iscrizione ad una delle “arti” nella Firenze del suo tempo, per poter concorrere alla gestione della vita pubblica: quella dei medici e degli speziali.
Di notevole importanza, inoltre, un altro libro del professor Chiaretti attorno al “Dante di Montefiore Conca”, ovvero dei dipinti con molta probabilità da attribuire a Giovanni Santi (padre di Raffaello), custoditi nella Chiesa dell’Ospedale, annessa al trecentesco Hospitale del Pozzo o del Borgo, che riportano riferimenti precisi al poema dantesco, come annota il professor Francesco Mazzoni, docente di filologia dantesca presso l’Università degli Studi di Firenze, nella sua prefazione allo studio condotto dal professor Chiaretti sugli affreschi che “ravvisano e recuperano con indubbie connessioni tematiche la dantesca commedia”.
Vi è da sottolineare che il “Centro di Studi Danteschi S. Gregorio in Conca”, presieduto dal professor Chiaretti, ha in questi anni proceduto al restauro dell’opera che giaceva in grave stato di abbandono.
di Silvio Di Giovanni