– Figli della guerra, nati e cresciuti insieme. Elvira e Mercede, le sorelle Ricci, sono rimaste incinte nello stesso periodo e hanno partorito a distanza di 15 giorni l’una dall’altra, in calde e ancora (!) radiose giornate d’agosto. Praticamente fratelli, per affetto, sentire comune, interessi condivisi, fratelli gemelli. Mai un litigio, mai un rancore; anzi, una volta siamo stati in collera, all’età di 4 anni, in occasione di un intervento alle tonsille, programmato per entrambi in casa Pulici. Riportati nel letto comune, dopo l’intervento, non ci siamo guardati e parlati per l’intera giornata, girandoci il sedere. Ognuno rimproverava all’altro di non averlo avvertito dell’inganno: non di un gelato al limone si trattava, bensì di un dolore lancinante (!) Il gelato al limone è poi arrivato il giorno successivo… così pure il sorriso.
Le nostre? Un’unica famiglia! Gli stessi problemi: le lacerazioni e le ferite della guerra da cicatrizzare; la miseria, i figli da crescere… Ma, fermezza, determinazione: la volontà di rimboccarsi le maniche e… ‘ricostruire’! Con la speranza in cuore e l’ottimistica certezza di un futuro prospero: “Il sol dell’Avvenire”, più credo che ‘bandiera’.
E noi, piccoli, educati nel culto della sacralità del lavoro, dell’onestà, dell’altruismo, della solidarietà. L’infanzia, l’età dei giochi, vissuta nelle stesse stanze, nella ‘grande’ casa, con Sonia, Maurizio, Ilio, a cullare i nostri sogni, alternando il ‘nascondino’ alla ‘mosca-cieca’… tastando i muri per… vedere oltre il buio. E poi, la Scuola. Sotto casa, con il ‘grande albero’: alfabetizzazione di vita e ‘campus-giochi’, palestra di attività formative e ricreative. I nuovi compagni di scuola, nuovi compagni di giochi.
“Gli ombelichi al vento… / Coi foruncoli in faccia / E orfani di scuola / Volavano quattro amici / Rubando fragole e ciliege / Succhiando canna e liquirizia… / Coi cuscinetti a sfera / Sotto una tavoletta / Facevo sempre il pelo / Agli angoli di strada / Con niente da scordare / Perché solo ieri avevo imparato a volare / Perdendo il tempo in riva al mare…” (Juan Manuel Serrat).
E sì! Sì, si volava, a piedi nudi sulla battigia. Incontro al vento dell’estate, incontro al sole, incontro al mare… Là, sulle ‘grandi dune’, i “muntaloun”, il nostro ‘Far West’, a… ‘giocare agli indiani’, i ‘pellerossa’: Geronimo, Kocis, i nostri eroi. Già allora, al tempo dei ‘soldatini di piombo’, facevamo il tifo per i ‘pellerossa’ e non per ‘l’uomo bianco’… per i ‘sudisti’ e non per i ‘nordisti’: cioè per i ‘perdenti’.
I tempi della ‘Parrocchia’, dell’Azione Cattolica, dei ‘chierichetti’. Un passaggio obbligato… L’Oratorio, il ‘ping-pong’, il ‘calcio-balilla’, gli amici, il ‘pallone’, la ‘Robur’, la nostra squadra, il ‘fratello’ Segato, nostro allenatore… “Nell’Italia contadina, e democristiana, si cresceva tutti all’ombra di un campanile… Per fortuna (!) … il campanile, basso, della ‘Mater Admirabilis’, proiettava un’ombra corta, per cui qualche sprazzo di sole l’abbiamo beccato”. Così sorridendo, si amava scherzare su quel periodo.
“Ti ricordi Michel? / Dei nostri pantaloni corti / Delle tue gambe lunghe, magre e forti / E della rabbia che mi davano / Correndo tutti i giorni un po’ più svelto delle mie / Ti ricordi Michel? / Dei nostri soldatini morti / Nella difesa eroica dei bastioni / E seppelliti in una siepe / Con onori militari inventati lì per lì / Ti ricordi Michel? / Del banco nero in terza fila / Che ascoltò tutte le risate / Di due bambini che vivevano / In un sogno che non si ripeterà / Ti ricordi Michel? / Ti ricordi Michel?” (Claudio Lolli).
Non tutto, ma quasi tutto abbiamo condiviso: la cultura, la musica, la politica, il ‘pallone’, il ‘tennis’ (il ‘doppio’!), la pesca… veicoli d’incontro tra amici, espressioni di cameratismo, del vivere collettivo.
“Addio M. … t’ho voluto bene / Addio M. … t’ho voluto bene, lo sai / Abbiamo cantato gli stessi vini / Abbiamo cantato le stesse donne / Abbiamo cantato le stesse lotte / Gli stessi dispiaceri…” (Gino Paoli).
Dai pantaloni corti ai ‘blue-jeans’, simbolo del ribellismo dei giovani anni Cinquanta.
“No al padre! No al prete! No alla Patria! No al padrone!”. Un rapporto di odio e amore ci legava entrambi a Giuseppe, padre-padrone, di cui ci affascinavano le mille attività, la creatività, la generosità. Eravamo incantati dai suoi ‘Presepe’, dai suoi ‘canoli’ e dalle sue ‘granite’, alla siciliana. Ci conquistava con i suoi ‘panettoni’ farciti di gelato, a Natale, e i ‘cocomeri’, sempre farciti al gelato, a Ferragosto, per festeggiare il nostro compleanno.
“No al padre! No al padrone!” Quando litigava con Giuseppe, trovava rifugio a casa nostra. Dormivamo insieme, con Fiorenzo (fratello), in soffitta, la nostra… “Vecchia soffitta… Con una finestra… A un passo dal cielo blu…”. Ascoltando, appunto, il primo Paoli della “Gatta”; il primo De André de’ “Re Carlo tornava dalla guerra / L’accoglie la sua terra / Cingendolo d’allor…”; e Frank Sinatra: “Fairy tale, which come true, it could happen to you, if you’reyoung at heart…” (Favole fantastiche, che diventano realtà, possono accaderti, se sei giovane nel cuore…).
Cresciuti nel culto del… “Dire sempre sì! Chinando il capo”. Abbiamo scoperto il piacere di dire “No!”, lo sguardo fiero, rivolto al cielo. Il gusto della ribellione, della trasgressione, dell’antiautoritarismo, il rifiuto del provincialismo, del bigottismo, del pregiudizio. In una parola, la scoperta della Libertà, con la elle maiuscola; il valore supremo della Libertà! Tutte cose e sentimenti inespressi, non esplicitati, ma latenti, in fieri in noi da sempre.
Insieme abbiamo… scoperto l’America, i jeans, il Rock ‘nd Roll: “Rock Around the Clock” di Bill Haley & His Comets; “Jailhouse Rock” di Elvis Presley; “Dream” degli Everly Brothers; “Handful of songs” di Tommy Steele (di scuola britannica come Cliff Richard), il suo preferito. “In una ipotetica scala di valori, al primo posto la Libertà, al secondo l’Amicizia, al terzo la Famiglia, al quarto il Lavoro e poi… in ordine sparso”. Questo il sentire comune.
Libertà, ribellione, trasgressione… I nuovi eroi: James Dean di “Gioventù bruciata” e Marlon Brando de’ “Il Selvaggio”. Il nostro riferimento culturale la “Beat Generation”: Ginsberg, Corso, Ferlinghetti, Jack Kerouac di “On The Road” e “The Subterraneans”. Per la verità, noi, figli della guerra, “On The Road” sulla strada c’eravamo da sempre: ‘la strada maestra di vita!’
“Eravamo quattro amici al bar… / Che volevano cambiare il mondo…”. Con l’amico “Tokay”, l’amico “Cappottino”, l’amico “Palazzotto”, abbiamo bruciato i giorni dell’incoscienza, della spensieratezza. Al juke-box del Bar “Tonino”, sulla spiaggia, abbiamo gettonato la colonna sonora della nostra adolescenza, della nostra pubertà. Consumati microsolchi al giradischi, sulla terrazza di “Palazzotto” con le ragazze… i primi amori… i primi pruriti… “Avevo la mia fidanzata / Che non mi cercava di giorno / Ma mi raggiungeva di notte / E mi amava con le mani…”. E le prime delusioni… “Susy, Don’t leave me!”.
Scopriamo l’America e scopriamo il Jazz: il “Be Bop”, gli “Hipster”, gli arrabbiati, Charlie “Bird” Parker, Dizzie Gillespie, Bud Powell… Prendiamo il treno per andare a Bologna ad ascoltare Thelonious Monk in concerto. Sono i giorni dell’innocenza ribelle: l’età critica, quando si ha una gran fretta di crescere, di diventare adulti, inspiegabilmente (!). Il ‘fumo’, le prime ‘sbornie’, le notti insonni, bruciate al tavolo del ‘poker’ con gli amici: “Faina”, Lauro, Nino…
E poi, la svolta: la Politica, con la maiuscola; impegno e partecipazione. “Forse, siamo l’ultima generazione che fa le cose per il gusto di farle, senza chiedere; che concepisce l’impegno e la partecipazione senza se e senza ma, per un’esigenza intima, innata, e non per appagare l’Ego”. La svolta: l’impegno culturale e politico, il sociale, il pubblico, la solidarietà, lo spendersi per l’altro, il debole, l’oppresso, il diverso, i ‘dannati della terra’, i perdenti.
Inizia per noi una lunga ‘Primavera’… Si preferiva la Primavera: la stagione del risveglio, della luce che sconfigge le tenebre, del ‘sotto che emerge’ e fiorisce; la stagione de’ “La Joie De Vivre”, del domani, della Speranza, del futuro. La ‘Primavera di Budapest’ del ’56, soffocata nel sangue segna l’ingresso ufficiale nella Federazione Giovanile Socialista. Genova ’60: anche noi ragazzi con “le maglie a striscie”, non ancora sulle barricate, ma in piazza a manifestare; manifestare contro il tentativo di ‘un ritorno al passato’, del governo neo-fascista di Tambroni.
F.G.S., ‘Sinistra Lombardiana’, con Orio Rossetti, Gianmario Lenisa, Lanfranco Morri e, a Rimini, Claudio Costantini, Giuliano Ghirardelli, Franchini, Semprini, Bonizzato… Il Socialismo, con la esse maiuscola: quello inculcato da ‘Babbo’, quello dei ‘Padri’, Turati, Treves, Modigliani… Ma già allora… Sì al Socialismo, “A ciascuno secondo il proprio lavoro”, No al Partito, No all’apparato, No al partito di governo, al partito delle ‘presidenze’ e delle ‘poltrone’, partito di vecchi e per vecchi… “Non vogliamo invecchiare!”. A Praga è Primavera, nell’agosto del ’68… Ma brucia subito col rogo di Jan Palach.
“Quelli del lunedì”: un Circolo atipico… ‘senza arte né parte’ (!). Ci si riunisce il lunedì sera, dove capita. I ‘Quattro amici del Bar’, più qualche altro: Arnaldo, “Nini”, Cesarini, Biotti, la Mulazzani… Giovani socialisti, giovani comunisti, cattolici e, naturalmente, ‘cani sciolti’. Grande voglia di discutere, a ‘ruota libera’, di tutto: di cultura, di politica, di Dio, di ribellione, di rivoluzione… Ci confrontiamo… Confrontiamo la nostra alfabetizzazione politica. Vogliamo sapere… Noi, giovani militanti, abbiamo fame di conoscenza: …la lotta partigiana, la Resistenza, il Comunismo, Lenin, l’Internazionalismo… Vogliamo vagliare, analizzare le idee nuove assimilate nelle assemblee-fiume dell'”Astrolabio” e nei dibattiti al “Maritain”. Vogliamo confrontarci dialetticamente sui ‘Massimi Sistemi’… Mettere tutto in discussione! “La nostra Primavera è anche voglia di confusione / Non saltatemi addosso…”.
Siamo, di nuovo, un’unica famiglia… Con figli da crescere: Francesca e Federica, Barbara e Nicola, che chiamiamo “Blue Moon”, “Luna Malinconica”, bello e luminoso come la luna ma con un fondo di malinconia (!). E’ di nuovo tornata l’età dei giochi: per i figli, …coi figli. Di nuovo in ‘casa Pulici’… Notti intere a scrivere ‘tatze-bao’… da affiggere nottetempo sui… muri del potere.
“Parigi brucia”: una nuova Primavera. il “Maggio francese”, “Fantasia al potere”, “Ritorno alla normalità? No, grazie!”, “C’est ne que un debut! Continuons les combats!”… La ragazza con la bandiera rossa che sorride, portata in spalla nel corteo alla Sorbona… Una folgorazione… Ne veniamo contagiati… La Primavera ci esplode dentro… Il Sessantotto… “L’innamoramento collettivo”… La “grande rivoluzione culturale”… No al padre, no alla patria, non al prete, no al partito! Di nuovo! Libertà, con la elle maiuscola; antiautoritarismo, antidogmatismo; rifiuto della burocratica sclerotizzazione dei partiti e della ‘claustrofobica’ struttura degli apparati di potere. “Il potere al popolo”… Rifiuto della gerarchia e della delega… “Potere all’assemblea”… Le assemblee-fiume all'”Astrolabio”… Nelle occupazioni delle Scuole… Nelle piazze dei cortei… Ripulsione di ogni forma di ‘bigottismo’ e di ‘provincialismo’. Voglia di autenticità, di verità, di passione umana… di amore… Essere protagonisti in prima persona, in un rapporto dialettico continuo tra essere e divenire…
Emulazione… Emulare i nostri coetanei di Nanterre e di Berkeley… “Rudy il Rosso” e Daniel Cohe Bendit… i nuovi eroi. “Eros e civiltà” e “L’uomo ad una dimensione” di Herbert Marcuse; “Il capitale Monopolistico” (testo base) e la rivista “Monthly Review” di Baren e Sweezy… Le nostre letture. Il mito di Ernesto “Che” Guevara e della “Rivoluzione Cubana”.
Il Sessantotto finisce… col Sessantanove (non è una banalità!). Il 12 Dicembre 1969: la strage di Piazza Fontana a Milano… La “Strage di Stato”… La risposta violenta al “primo autunno caldo della classe operaia italiana”. E’ la …perdita dell’innocenza!!! Il nostro Sessantotto, la Nostra Primavera, senza padre, senza patria, senza prete, senza partito, saranno lacerati bruscamente e tremendamente dal.. tuono cupo della bomba. E… niente sarà più come prima!!! Ci saranno ancora Primavere. La Primavera di “Mirafiori”… La Primavera della Classe Operaia… “Operai, Studenti, Uniti nella lotta”… LOTTA CONTINUA… Di nuovo, la Primavera ci esplode dentro. Una Passione, un Amore smisurati: Lotta Continua, Adriano Sofri, che sa interpretare e tradurre in ‘documenti’ e pratica militante quanto, negli anni, abbiamo portato nell’animo, nel cuore e nell’intelligenza. Lotta Continua: operai, studenti, compagne, compagni, giovani, belli… Il Comunismo… La Rivoluzione… “A ciascuno secondo bisogno”… Liberare l’uomo dal bisogno… Liberare l’uomo dalle catene… Liberare i ‘dannati della terra’…
“Oggi ho visto nel corteo / Tante facce sorridenti / Le compagne quindicenni / Gli operai con gli studenti / … La violenza, la rivolta / Chi ha esitato questa volta / Lotterà con noi domani…”. La violenza? Più gridata, cantata, che praticata! Il Comunismo? L’abbiamo vissuto, attraversato come una lunga, radiosa Primavera. Noi siamo stati il Comunismo, le nostre Bandiere Rosse, i nostri Pugni Chiusi… Nei cortei, nelle piazze, nelle occupazioni delle scuole, delle fabbriche, delle case. Nelle carceri, con i ‘Proletari in divisa’… L’abbiamo respirato il Comunismo, come si respira l’ossigeno… Un popolo, una comunità, oscillante tra ‘leninismo’ e ‘paleocristianesimo’ che si è spesa per la Rivoluzione, …la “Rivoluzione dietro l’angolo” in cui ha creduto e alla quale, spesso, ha sacrificato gli anni delle illusioni e dell’innocenza… L’ultima Primavera, forse (?), il Primo Maggio ’75… Un primo maggio di festa… Doppiamente di festa… Con le nostre bandiere rosse, con i nostri pugni chiusi a festeggiare la ‘caduta di Saigon’, la fuga umiliante degli americani, aggrappati ai pattini degli elicotteri… Festeggiare la vittoria dei Vietcong… La vittoria di un Popolo.
Poi, …è inverno! Inverno ’77: a pugni chiusi, in tanti, dare l’estremo saluto al Compagno Gianmario… spalare l’umida terra…
“Sale la nebbia sui prati bianchi / Come un cipresso nei camposanti / Un campanile che non sembra vero / Segna il confine tra la terra e il cielo / Ma tu che vai Ma tu rimani / Vedrai la neve se ne andrà domani / Rifioriranno le gioie passate / Col vento caldo di un’altra estate…” (Fabrizio De André).
Inverno ’77: ancora, tragicamente, a pugno chiuso… Il Compagno Francesco Lorusso… Le barricate lungo via Zamboni… I blindati… Lo Stato getta la maschera… “Il re è nudo…”, il ‘grande’ partito è nudo (!). Il 12 marzo, a Bologna, muore la Primavera… Si spegne un’intera generazione… Gli “Indiani Metropolitani” non fanno più le loro danze di guerra… In Piazza Maggiore… E gli “zingari felici” non …”si ubriacano più di luna di vendetta e di guerra…”.
“Antonio, zingaro felice, / per te hai avuto venti estati / ma per noi hai vissuto cento vite…”. Antonio Matiano, il 12 marzo, a Bologna, suonava il pianoforte tra due barricate. Morirà in un incidente stradale. “L’unica cosa che ci rimane / E’ questa nostra vita / Allora Compagni usiamola insieme / Prima che sia finita. / Lotta, lotta di lunga durata / … Lotta Continua sarà…”.
L’inverno Ti ha portato via Nadia, la Tua compagna. Quando “Blue Moon”… spicca il volo per raggiungere la luna… Per trovare pace e sollievo all’identità smarrita… E’ ancora più inverno. Tremendo… come una tragedia greca. L’impossibilità di aiutare, di salvare chi ti è più vicino, chi, più fragile, ti chiede aiuto e ha più bisogno di te… E’ il 7 gennaio… “Palazzotto”, “L’Amico sincero” della Rosa Bianca…”. E, “Tokay” a dire: “Ora, tocca a noi!”.
Quando Adriano (autunno ’76, a Rimini) ha ‘ordinato’: “tutti a casa!”. Noi abbiamo disarmato… “C’est ne que un debut continuons les combats…”. Né dissociati, né pentiti! Comunisti, ancora Comunisti, nonostante la caduta del muro… la caduta delle illusioni (!). Sempre Comunisti! “Comunista, anarchico e ballerino” (!) e… molto più fortunato. “Comunista libertario” (!) e… molto più ‘sfigato’. Ne ridono, divertiti. Come divertito ride, con autoironia e l’intelligenza di chi sa ridersi addosso, della propria ‘sfiga’, come quando ricorda di “essersi frullato le dita”, o quando… “ha preso fuoco la casa…”. Ancora Comunisti, ancora presenti! Sempre dalla parte dei ‘perdenti’: il ‘migrante’, il ‘diverso’, l’altro… Sarajevo (Bosnia), Saranda (Albania), Pristina (Kossovo), Campi profughi Saharawi… Volontariato, solidarietà internazionale, cooperazione, condivisione… Questi i ‘nuovi’ fronti di lotta, di impegno politico-culturale. “Una Città”… “Convivio dei Popoli”… “Le marce della Pace Perugia-Assisi”… “Incontri del Mediterraneo”… Il “Parents’ Circles-Families Forum”… Tutte cose di cui si è detto e scritto. La “Comune identità mediterranea”, al di là e al di sopra delle religioni, delle etnie, del colore della pelle, può e deve unire genti e popoli delle due sponde… “Sono nato in riva al mare / Son cresciuto sulla spiaggia / E nell’ombra di uno scoglio / Dorme il mio primo amor / Come una barca che / Dondola allo scirocco / E nascosti nella sabbia / Ho lasciato sogni e giochi / Io che ci posso fare se / Son nato in Mediterraneo…”.
L’oggi… L’inverno più duro. Ti sei spento all’alba di un giorno di pioggia. Te ne sei andato in punta di piedi. Con Te muore la nostra Primavera. Ciao Michele.
La morte dell’amico, del Compagno, del fratello, del caro, tocca nel profondo. Ma ciò che più addolora e rattrista è il modo. Il modo offende. La ‘Signora’ prima ci ha illuso. Poi, ce lo ha strappato brutalmente, di mano, mentre ce lo stavamo coccolando. Il conforto? E’ possibile. E’ doveroso. E’ nel ricordo di Lui. Nella consapevolezza che con Lui abbiamo vissuto la stagione più bella. Consapevolezza che è di Tutti quelli che l’hanno conosciuto, ne hanno apprezzato l’umanità, che l’hanno amato. i Tanti, Tantissimi, presenti all’estremo saluto. Tanti, che avrebbero voluto testimoniare… Ma, ma le parole… strozzate in gola.
Ciao Michele.
di Gianni Fabbri