– Coriano: una comunità di marchigiani e che marchigiani. Annovera tra le sue file il sindaco Luigina Matricardi, Luigi Vallorani, già assessore nella sponda Ds, partito abbandonato per forti divergenze.
Sono solo degli esempi che hanno creato ricchezza e comunità. Andiamoli a vedere questi curiosi e sorprendenti numeri. Coriano annovera ancor oggi 112 capifamiglia nati nei Comuni della provincia di Ascoli Piceno, oltre a 349 capifamiglia nati in provincia di Pesaro, 15 capifamiglia nati in provincia di Macerata e 13 capifamiglia in provincia di Ancona. Complessivamente 489 capifamiglia nati nelle province marchigiane.
Forse, ma per difetto, si può dire che quasi 2.000 persone sono nati effettivamente nelle Marche o sono figli di marchigiani, su poco più di 9.000 abitanti complessivi del Comune di Coriano: cioè quasi 1 cittadino su 4 del nostro.
Alcune di queste belle storie si possono leggere nel libro “Bussavamo con i piedi. Dall’entroterra ascolano alla Romagna. Appunti e immagini di una migrazione”, presentato lo scorso 20 gennaio in occasione del patrono, San Sebastiano. Il volume lo ha scritto e pubblicato Pietroneno Capitani, altro marchigiano eccellente.
Ormai da molti anni, in occasione della Festa del Patrono, viene presentato a cura della Biblioteca Comunale “Battarra” diretta da Paolo Zaghini un volume dedicato alla storia, alla cultura, all’arte del territorio corianese.
Il libro di Capitani racconta, attraverso foto e testi, il lungo percorso compiuto probabilmente da qualche migliaio di ascolani nel corso degli anni ’50 e ’60 verso la provincia di Rimini. I due comuni che accolsero il maggior numero di questi immigranti furono da un lato Coriano e dall’altro Bellaria. E forse è anche per questo che oggi i due sindaci di questi Comuni, Maria Luigina Matricardi e Gianni Scenna, sono figli di immigrati ascolani di quegli anni.
Nell’introduzione l’Autore scrive: “Nessuno decide di nascere dove in effetti nasce, l’importante è ricordarselo sempre; si è figli della propria terra, a questa si appartiene e ognuno di noi porta con sé un po’ della sua storia”.
Matricardi ha invece recentemente scritto, presentando un libro di poesie dialettali romagnole: “La fine di un mondo immobile da secoli, consolidato nei suoi ritmi di vita (certamente lenti) e nelle azioni ripetute. E’ un mondo che finisce e che cambia. Cambia anche grazie all’arrivo di noi marchigiani in questa terra di Romagna. Pietroneno Capitani ha raccontato in un recente libro la migrazione dei marchigiani, in particolare di quelli della provincia di Ascoli Piceno, qui nel riminese: in particolare nei comuni di Bellaria e Coriano. E descrivendo questo arrivo (stiamo parlando di migliaia di persone, che andarono a coprire fondamentalmente i vuoti lasciati dai contadini romagnoli che si spostavano nelle attività della nascente industria del turismo di massa sulla riviera) racconta di un piccolo fatto, che mi sembra però bellissimo: quando un contadino marchigiano, nel suo dialetto, parla ad un contadino romagnolo e questo gli risponde nel suo dialetto e i due non si capiscono per niente. Lo stesso mondo contadino, diviso però dall’uso di “lingue” diverse, ma che ora, a distanza di cinquant’anni, si sono fusi e tutti sono diventati cittadini, laboriosi ed attivi, di questa comunità corianese”.