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Credere, obbedire, combattere

Redazione di Redazione
13 Marzo 2007
in L'opinione
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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– Signor sì! A quanto pare? questa è l’unica risposta che la Cei (Conferenza episcopale italiana)? si aspetta dai fedeli, da coloro che sono e fanno la Ecclesia con i propri “pastori”. Proprio tenendo conto che la Chiesa non è una democrazia, ma? una fraternità è assurdo lanciare dictat e restrizioni alle libere scelte di coscienza: una cosa è un consiglio serio e non costrittivo a riflettere su determinate scelte, vedi? DICO o il testamento biologico, un’altra è condizionare una scelta “obbligata” ai fedeli minacciando un sottinteso anatema.
E’ importante e valido che la CEI esprima liberamente il suo pensiero, ma è altrettanto importante, su temi non dogmatici,? che le persone, i fedeli si sentano liberi nella propria coscienza di scegliere. La? Chiesa del nostro tempo è e deve essere incisiva e punto di riferimento, ma mi chiedo se sa essere in questo profetica e non mediatica, se ha paura del cambiamento che ogni epoca storica in evoluzione comporta in sé (vedi integralismo, neoliberismo, globalizzazione, nuove culture), o invece ha paura di perdere? potere, se cerca veramente di essere l’espressione del Suo Amore illimitato o pone delle condizioni per avere diritto a questo Amore.
Il mondo cammina e i cristiani camminano nel mondo pur tenendo presente che non sono “solo” per questo mondo: ma camminano? con il resto dell’umanità. Conoscere, condividere, confrontarsi, vivere con (vedi matrimoni misti), lavorare con (vedi extracomunitari), affrontare la quotidianità spiccia? ti fa capire che non è così semplice e facile accettare i paletti che la Chiesa istituzionale (con tutto il rispetto per? i sacerdoti impegnati in essa), spesso emette dall’alto, fuori dalla quotidianità vissuta.
I principi irrinunciabili della Chiesa fino a che punto sono irrinunciabili e non “di quel o questo tempo storico”? Pensiamo al passato, ai matrimoni morganatici di sovrani credenti e cristiani, pensiamo agli attuali annullamenti della Sacra Rota… pensiamo… qui l’elenco è lungo, ma cerchiamo di leggere con coerenza e con-passione umana anche il nostro tempo nel rispetto di tanti esseri umani che vivono sulla propria pelle situazioni di emarginazione frutto di un giudizio morale poco intelligente e privo di amore.
I credenti, i fedeli di oggi non si accontentano più, non vogliono essere soggetti passivi della fede, e la Chiesa penso non richieda questo, vogliono sentirsi membra vive e attive del Messaggio evangelico, quindi devono condividerne i percorsi etico-morali insieme ai Pastori della Chiesa, non subirne passivamente gli ordini. La persona non di fede o il fedele occasionale oggigiorno assume l’atteggiamento spesso di menefrego o di ostilità, cosa ancora più grave per un dialogo ed un confronto. La dimensione missionaria della Chiesa, purtroppo non è più chiara nel nostro tempo: missione vuol dire “andare” in vece qui, oggi, vuol dire arroccarsi su posizioni di difesa.
Pensiamo veramente che la crisi della famiglia dipenda dai DICO? Non scherziamo, non mettiamo la testa sotto la sabbia!
Pensiamo veramente che la violenza nelle famiglie dipenda da una crisi economica e dallo stress?
Pensiamo che nelle scuole la mancanza di rispetto per l’altro sia da far risalire ai telefonini e alla crisi dell’istituzione?
Non mettiamo la testa sotto la sabbia!!! Il compito della Chiesa è gravoso e difficile e mi starebbe bene se esprimesse dissenso e condanna decisi non solo su alcuni temi, ma denunciasse come immorali, con tenacia e determinazione, le fiction, i grande fratello, le pubblicità oscene, i programmi-spettacolo televisivi che minano la nostra società e la morale molto più di regole e leggi istituzionali? (forse a volte anche discutibili) sulle quali, perlomeno, uomini da noi eletti hanno discusso e lavorato seriamente (vedi il lavoro istituzionale di Rosi Bindi e Scalfaro).
La distruzione culturale e morale passa più attraverso il Grande Fratello o il triste recriminare della signora Berlusconi verso il marito, che attraverso un patto legale DICO o lo staccare la spina ad un macchinario che tiene in vita una persona prostrata dal dolore con accanimento tecnico-terapeutico.

Magda Gaetani

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