– La Casacce non sono mai state dette ‘e ghet d’ignurent’ come scritto in modo affettuoso sullo scorso numero di questo giornale; cosa che ha provocato una piccola discussione e anche una tirata d’orecchie (una volta sarebbero volati gli schiaffoni). Lo abbiamo chiesto a Mario Tonini, 68 anni, una delle memorie storiche delle Casacce, che ha messo anche nero su bianco molti fatti. Ricorda: “Eravamo ruspanti. Avevamo molto amici zingari che con le carovane sostavano spesso sotto il ponte della Conca, all’entrata delle Casacce e sulla costa, dove c’è la casa dei Pizzagalli”. I bambini delle Casacce riscuotevano anche la stima dal prete; erano bravi nell’imparare la dottrina, nonostante che fossero considerati dei mangiapreti. Ce ne scusiamo con i lettori per aver “falsato” la piccola storia di una grande comunità.