– Il cancelliere tedesco Bismarck (il loro Cavour per sagacia e capacità), al quale si deve l’unificazione della Germania nella seconda metà dell’800, aveva uscite fulminanti. In una di queste disse che con la ricchezza lo Stato poteva scegliere se fare tutto cannoni (e carne da macello), oppure tutto burro per i cittadini. Forse la risposta giusta sarebbe un po’ e un po’; mentre i guerrafondai direbbero solo armi e i pacifisti ad oltranza (come non essere d’accordo in via di principio) soltanto burro.
Gli economisti moderni usano sintetizzare quest’uscita pittoresca in Benessere economico netto (Ben), cioè la qualità della vita. Negli Usa c’era più qualità di vita nel dopoguerra che oggi, con la loro ricchezza triplicata. Una società nella fase dello sviluppo punta sulla quantità, sulle grandezze. Insomma, all’accumulo. Mentre con la pancia piena, col benessere, con la cultura, con le buone maniere, si vorrebbe la cosiddetta qualità della vita. Uno sviluppo che tenga conto dei più deboli, dei valori veri dell’uomo: libertà, uguaglianza, giustizia. Di uno sviluppo urbano civile: case giuste, il verde, ambiente sano. Utopia? Non luogo? Da noi purtroppo sì; altrove, con comunità più evolute, ci sono riusciti: nelle piccole (come abitanti) Danimarca, Svezia, ma anche l’affollata Germania. Siccome, le menti italiane sul lavoro poi così arretrate non sono, si ha bisogno soltanto di un po’ di coraggio. Di pensare ad uno sviluppo meno arrembante, meno caotico, più condiviso. Ci vuole molto più civiltà di quella che serviva a don Abbondio per sposare Renzo e Lucia, i personaggi-non personaggi dei Promessi sposi del Manzoni. In più, lei, Lucia, non era neppure carina.
La svolta dovrebbe arrivare dalla politica, se il cittadino fosse meno arrembante, più controllore, meno furbetto.