Artigianato in crescita. Manifatturiero stabile. Commercio fermo. Edilizia va forte. Viva, vegeta e con la voglia, lo sbuzzo di crescere. Ma puntare assolutamente alla qualità dello sviluppo e non soltanto alla quantità. Così si può sintetizzare il 2006 economico della provincia di Rimini e il suo sguardo sul futuro, illustrato lo scorso 22 marzo, durante la presentazione del rapporto annuale economico. Da alcuni anni lo pubblica la Camera di Commercio in tandem con la Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini. Si è tenuto nell’aula magna dell’Università. Iniziato alle 17.30, c’era davvero una sala da re. Tutta la classe dirigente provinciale, economica e politica insieme per riflettere, discutere, dibattere e cercare di ripartire.
Luciano Chicchi
Lucido, fuori dal coro, la riflessione di Luciano Chicchi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e padrone di casa. Il suo spunto, con un tono di voce calmo e leggero, ma in grado di abbattere un bisonte e della durata di pochi minuti: “Il rapporto permette una riflessione reale, per incidere poi sul territorio. C’è un punto critico, Rimini non ha individuato le scelte strategiche del futuro. La società civile è ricca di fermenti e frammentata. Abbiamo un tessuto forte, di oltre 33.000 imprese. Il mercato è diventato molto competitivo, complesso. Negli ultimi anni sono sorti numerosi consorzi, sono queste le risposte? Ci si pone altre domande: come intervenire con nuove infrastrutture, come affrontare l’ampliamento delle aree industriali per non fare emigrare altrove le nostre aziende. Vanno date delle risposte che possano diventare una risorsa. Si ha bisogno di un progetto di città, affinché l’edilizia possa essere un valore positivo per lo sviluppo del territorio. La sensazione è che ci si è mossi senza progetti, in modo disorganico. Il territorio ha le necessità di ripartire dalle basi, di rimettere l’uomo al centro dello sviluppo della città, con le sue esigenze; scuole, asili, piazze, parchi. Non si può semplicemente costruire un agglomerato di case, altrimenti si fanno crescere enormi periferie anonime e senza anima. Il problema non è essere a favore di un’opera, ma come risponde alle esigenze dei cittadini; senza essere contro o a favore dei costruttori. Occorre che ci sia un disegno, difeso e realizzato da chi è preposto a tale compito. Il nuovo Prg (Piano regolatore comunale, quello che oggi si chiama Piano strutturale, ndr) va dibattuto e approfondito, con un superamento dell’uso indiscriminato del motore immobiliare”. Applauso, dalla platea.
Manlio Maggioli
Di taglio diverso invece l’intervento di Manlio Maggioli, presidente della Camera di Commercio e l’altro padrone di casa. Ha dato la propria chiave di lettura alla selva di numeri della pubblicazione. “Un elemento che ci rallegra – ha detto Maggioli, elegante come sempre – è l’andamento del mercato del lavoro, due punti in più, il calo della disoccupazione. Altra curiosità il 20 per cento dei nuovi assunti sono stranieri. Abbiamo delle lacune, l’export è il più basso della regione. I nostri impianti sono utilizzati al 75 per cento. Con l’informatica e le telecomunicazioni hanno avuto un importante impulso sul nostro territorio; dal 2001 al 2006. C’è stato un incremento del 34%. Questo è un segmento considerato importante e denota un’apertura e offre alle aziende servizi e supporti importanti per lo sviluppo. Sul fronte del turismo, abbiamo avuto un incremento sia sugli arrivi, sia sulle presenze. L’edilizia è un settore importante e segna un rinnovamento; se serve ben venga. Si dice che la città sia bella, competitiva, accogliente, ma è davvero così? C’è da dubitare; attorno a noi ci sono cittadine molto accoglienti. Dobbiamo fare di via Principe Amedeo un grande viale e della città un grande appeal, dal porto fino a piazzale Tripoli”.
Massimo Guagnini
Dopo i padroni di casa Chicchi, Maggioli, è intervenuto Massimo Guagnini, responsabile area economie locali Prometeia. Lo studioso più la propria chiave di lettura delle 260 pagine zeppe di dati tutti da interpretare, ha usate queste per alzare gli orizzonti sul futuro. “Gli aspetti forti dell’economia provinciale sono il manifatturiero e il turismo: entrambi dinamici. Credo che ci dobbiamo aspettare il consolidamento dei risultati, anche se il futuro è incerto. Tra il 2006 e il 2009, si proietta una crescita superiore alla media regionale e al nazionale. Con un forte incremento dell’occupazione”.
Guido Caselli
Come ogni anno, viene chiamato sul palco riminese un intellettuale con lo scopo di offrire vedute e spiragli diversi. Questa volta, è toccato a Guido Caselli, responsabile dell’Ufficio studi Unioncamere dell’Emilia Romagna. Ha trattato lo sviluppo economico in chiave culturale, cercando di dare risposte alla domanda: ma come nasce lo spirito imprenditoriale di una comunità? Per lo studioso, cinque i capitali fondamentali: il naturale (ricchezza del territorio e dell’ambiente), l’umano (la formazione), il tecnico (struttura produttiva), il sociale e il simbolico, cioè il senso di appartenenza. I cinque capitali, da un punto di vista scientifico, vengono sintetizzati nel capitale complessivo. E su questo la provincia di Rimini è al 24° posto in Italia, ma all’undicesimo per lo sviluppo. C’è una graduatoria anche per gli altri cinque fattori di sviluppo. Natura: 58; tecnico: 30; umano: 18, sociale: 18; simbolico: 10.
Non meno interessante si è presentato il dibattito successivo, seppur meno con meno interventi rispetto agli anni addietro.
Il ghiaccio lo ha rotto Giorgio Forlani, uno tra i maggiori impresari edilizi, nonché dal ’96 presidente del Collegio Costruttori provinciali. Ha detto: “Oggi, l’edilizia è nell’occhio del ciclone, che sfocia in una caccia alle sterghe. E’ un settore delicato per molti aspetti. Ma credo che la comunità abbia bisogno di domande alle quali dare delle risposte, tipo cosa vogliamo nei prossimi 20 anni? Se uno ha a cuore la città con un occhio lungo si chiede che cosa succede? Oggi, si costruisce quello che al ‘95% è previsto nel Prg (Piano regolatore generale). Chi urla ora, dov’era quando è stato approvato? Affinché una città sia bella occorre una visione di lungo periodo, come Barcellona, Valencia. Manca una visione che vada a valorizzare le risorse che abbiamo e di vedere che è in grado di farlo. Si dice che i cementificatori distruggano tutto; nei futuri Prg si deve tener conto delle preoccupazioni dei cittadini. Lo stadio lo ha voluto il Comune e non gli imprenditori; è stato fatto un bando. In cambio c’è lo stadio e altri servizi alla città, ma su terreni dove era tutto già previsto”.
Nando Fabbri
Poi è toccato a Nando Fabbri, il presidente della Provincia. Piglio sicuro, senza dubbi, ma con delle perplessità rispetto ai bigolini degli anni addietro quando la sua sicurezza urtava le tante intelligenze presenti. Secco e affabulatore: “Il dato generale è la vivacità sociale che si afferma anche in economia. Uno sviluppo che abbiamo definito negli anni addietro: la Rimini del futuro sarà la città dei servizi. Il punto non è la visione, abbastanza chiara, ma attraversiamo una fase di passaggio delicata: la mobilità, la viabilità, il paesaggio, l’Università. Se falliamo su questi fronti, rischiamo di perdere la sfida competitiva. Essere l’economia dell’intangibile, dei servizi, significa chiudere sui punti lasciati aperti. Tutto è legato alla qualità dell’insieme; ci sono i presupposti per essere ottimisti nei prossimi anni”.
Maurizio Melucci
Se Fabbri è stato breve, Maurizio Melucci, potentissimo vice-sindaco di Rimini, il suo intervento lo ha risolto in 11 minuti, con molto rispetto per la platea. La sua argomentazione, dalla voce tonante: “Il quadro d’insieme è una realtà in buona salute, in controtendenza rispetto al passato. Haatto bene Maggioli a sottolineare le cose che non vanno, ma la sua analisi va fatta in maniera tonda. Non siamo lontani dalla condivisione del progetto di città. Il sistema pubblico-privato ha fatto sforzi consistenti: la Fiera, il Palas, il Centro agro-alimentare. Se il pubblico non mette in campo altre iniziative con il privato non è in grado di effettuare investimenti. E non è fare uno sforzo sugli arredi urbani, ma su cose ben più importanti: mobilità, politiche ambientali, il mare. Ma dobbiamo aprire anche una fase nuova, dopo quella delle infrastrutture: la riqualificazione e il riuso. Stiamo lavorando su due tasti: il Piano strategico della città di Rimini e sulla condivisione dei valori, della nostra identità”.
Alessandro Rapone
Poi è toccato a Alessandro Rapone, direttore di Api Rimini (Associazione della piccola e media industria): “Sono convinto che la nostra provincia stia vivendo una transizione importante, dove posiamo fare un salto di qualità, senza guardarci troppo allo specchio e dire che siamo belli. Malgrado i colli di bottiglia, le imprese stanno dando risultati. La provincia ha un deficit di governo. Credo che il professor Stefano Zamagni abbia ragione quando dice che bisognerebbe costituire una Fondazione dello sviluppo, senza che sia vista in competizione però con le altre istituzioni”.
Moderato da Giorgio Costa, giornalista del Sole-24Ore, hanno chiuso il lungo pomeriggio Primo Silvestri, Maurizio Ermeti e un signore anziano (albergatore e non solo) che interviene tutti gli anni; lo fa sempre con toni ruspanti e molto riminesi rivolto alla politica, della serie: lasciateci fare, che ci pensiamo a tutto noi. Questo senso dello Stato che latita fa molta tristezza. Senza il suo supporto, la nazione economica fa molta fatica e forse sul medio e lungo periodo non ti porta da nessuna parte.
di Francesco Toti