sono già all’opera per affrontare le difficoltà politiche e costituzionali che l’Unione sta incontrando.
Dinanzi alla prima difficoltà politica (e morale) pone l’Unione, oggi, la migliore intellettualità europea, che afferma la necessità che l’Europa intervenga in Darfur per far cessare i massacri. “Non dobbiamo tradire ancora la nostra cultura europea restando a guardare, in attesa che un’altra civiltà in Africa sia annientata”, hanno scritto, tra gli altri, Umberto Eco, Dario Fo, i tedeschi Günter Grass e Jürgen Habermas, il francese Bernard Henry-Lévi e il boemo Vaclav Havel. Inutile celebrare se non interveniamo come Europa.
La Merkel lo ha accolto, invitando il presidente del Sudan a rispettare finalmente le risoluzioni dell’ Onu mettendo fine al genocidio. Con un avvertimento: “Dobbiamo essere pronti a varare sanzioni più gravi”.
Ci sono poi le difficoltà costituzionali, dovute soprattutto al “no referendario” al Trattato costituzionale da parte di Francia e Olanda, e alla recente dichiarazione del ministro degli Esteri olandese, Balkenende, che vorrebbe limitare soltanto a “energia, clima, lotta al terrorismo ed immigrazione” le competenze dell’ Ue. Soprattutto, ma non esclusivamente. La strana Polonia più filoamericana che filoeuropea dei bizzarri gemelli Kaczynski, infatti, spalleggiata dall’Irlanda di Berti Ahern, ha riesumato la richiesta di una menzione costituzionale delle “radici cristiane” dell’Europa, già in passato respinta dal fronte laico benché appoggiata da Romano Prodi quando era presidente della Commissione europea. Tutto questo mentre l’ascesa al soglio .
di Alessandro Roveri