– Continua la via crucis della Ghigi, lo storico marchio della pasta in storica difficoltà; è almeno dalla metà degli Sessanta che boccheggia e che il pubblico la sostiene, sempre in nome dell’occupazione e della responsabilità. L’oggetto, afferma una baldanzosa e allegrotta nota della Provincia di Rimini, è “un incontro a Roma per il rilancio dell’azienda”.
L’incontro è il 2 ottobre; le organizzazioni sindacali ed una delegazione della Rsu sono ricevute dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, con delega alle imprese cooperative, Marco Stradiotto. Risultato: tavolo nazionale di rilancio.
Sempre la baldanzosa nota provinciale: “L’incontro, volto a sensibilizzare il ministero sulle gravi condizioni di un’azienda che da decenni rappresenta una delle più importanti realtà produttive, a carattere cooperativo, non solo dell’area riminese, ma dell’intera Romagna, si porrà l’obiettivo di mettere a punto una strategia dell’attenzione nei confronti della Ghigi, puntando al rilancio dello storico marchio ed alla tutela del lavoro e dei lavoratori”.
Purtroppo l’azienda è storica ma da decenni non rappresenta più una delle realtà produttive più importanti; dove si intende sana, e in espansione. La sua tentata salvezza, voluta da Nando Fabbri, presidente della Provincia di Rimini, è costata troppo alla comunità: si vedano gli 85-90 ettari in una caotica e labirintica zona artigianale a Sant’Andrea in Casale. Tali errori graveranno sulla qualità di vita. Di tutti. Sarebbe stato meglio regalare qualche soldo a coloro i quali lavorano nella Ghigi. Ma questo è un altro discorso. Ma non si capisce Fabbri, mente acuta quanto politicamente affilata.