– I fenomeni della violenza e del bullismo nella scuola sono drammaticamente all’ordine del giorno: bambini o ragazzi vittime di loro coetanei, dei loro stessi compagni di classe.
L’Ammi (Associazione Mogli Medici Italiani) ha collaborato con l’I.S.I.S.S. (Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore) “P.Gobetti – G. De Gasperi” per organizzare un incontro fra specialisti a parti interessate allo scopo di definire i termini della complessa questione ed ipotizzare delle soluzioni.
Il convegno, per il quale è stato scelto il titolo “Bullismo e Devianze”, si è svolto nella mattinata di martedì 13 marzo presso la sala ‘ex-biblioteca’ alla presenza di un nutrito numero di insegnanti, genitori ed una rappresentanza degli alunni, oltre alla rappresentanza degli enti locali.
Il dirigente scolastico, Mario Calandrini, ha introdotto gli ospiti sottolineando quanto, in questi ultimi anni, tutta la società e la scuola in particolare siano mutate. Ha aggiunto inoltre che tra gli insegnanti è presente una forte tensione educativa che porta ad una costante ricerca di strumenti metodologici e didattici per far fronte ai nuovi problemi che incombono. Il dirigente ha concluso rilevando che l’interesse è vivo in tutte le parti chiamate in causa, cosa che comporta la volontà da parte di tutti di definire, capire e rapportarsi col fenomeno del bullismo.
Il primo intervento è stato di Maria Rosa Dominici (psicoterapeuta, giudice onorario della Corte d’Appello di Bologna -sezione minori) che ha per prima cosa illustrato il ‘bullo-tipo’: un ragazzo che si vanta dei suoi gesti violenti, a scapito di una vittima che subisce e si vergogna.
Si devono creare delle strategie congiunte per sensibilizzare al problema senza emarginare il colpevole o isolare la famiglia: stigmatizzare il comportamento del bullo (che è lui stesso un danneggiato che manifesta il suo disagio nel solo modo che conosce) fa identificare in negativo il ragazzo/a e rinforza i suoi atteggiamenti.
Si dovrebbe quindi da un lato evitare la delega alla risoluzione dei conflitti totalmente alla scuola; dall’altro occorre formare i docenti alla gestione del conflitto coi giovani studenti che costituisce il primo passo verso un comportamento deviato; importante è quindi anche riuscire a distinguere i casi deviati dai casi di disagio normale per l’età.