– Era estate e ogni giorno di tempo buono la nonna portava i suoi tre nipoti a fare il bagno a spiaggia.
Lei era piccola vestita tutta di nero col barnus (camicia) e sottana lunga fino ai piedi, fazzoletto in testa e ciabatte. Tornavano costeggiando il lungo Tavollo, ma a un certo punto i tre nipotini sparivano saltando dentro le barche dei puracèr (pesca delle vongole lì ormeggiate).
I grandi fazzoletti da testa per il sole venivano usati come algacina (sacchetto), riempiti di vongole di sghirz (pesce piccolo con molte spine) di granchi e cannocchie un po’ intere e un po schiacciate, tutto raccolto tra i legni degli scafi.
La nonnina con le sue piccole e fatale manine ne faceva una minestra speciale con una sfoglia di quadrettini senza uova che aveva imparato per necessità, ma con bravura, da quando il figlio era in guerra e la nuora lavorava in fabbrica.
I bambini, in attesa del pranzo aprivano alcune vongole sul fornello e appena fischiavano le mangiavano con un pezzo di piada nella madia del giorno prima, a costo di scottarsi le mani e la bocca.